La nuova spina nel fianco della legge di Stabilità provano a metterla insegnanti, sindacati, studenti, radunati ierimattina sotto Montecitorio e poi “in conclave” per studiare le prossime mosse da opporre al governo, sciopero incluso. Il messaggio è univoco, per tutte le sigle scese in piazza (Flc Cgil, Cisl Scuola, Uil Scuola, Gilda Unams, Snals Confsal) con duemila manifestanti: la fiducia nell’esecutivo non può aggrapparsi alla «buona volontà», riconosciuta al ministro Maria Chiara Carrozza. Il mondo della scuola vuole cifre, investimenti, correzioni di rotta, la piattaforma sindacale elaborata punta su sblocco degli scatti di anzianità e delle retribuzioni (ferme al 2007), piano di investimenti pluriennale, risoluzione del problema del precariato. C’è fame di risorse economiche insomma, per dare respiro e dignità a risorse umane penalizzate ormai da troppo tempo.
LE CIFRE CONTESTATE Il punto forse sta tutto qui. Cinque anni di mannaia sui conti della scuola non si cancellano, agli occhi degli interlocutori, con l’assicurazione che non ci saranno altri tagli. Un impegno che l’esecutivo giudica mantenuto anche nella legge di Stabilità. Mentre sindacati, insegnantie studenti danno un’altra lettura. «Nella Legge di Stabilità non c’è un euro in più per la scuola, rispetto a quanto già previsto dal decreto Carrozza convertito in legge accusa ad esempio Mimmo Pantaleo, segretario della Flc Cgil I 450 milioni dell’ex decreto 104 dovevano rappresentare un primo passo, perché quelle risorse (distribuite su tre anni, per la stabilizzazione di 27 mila precari del sostegno e un piano di immissioni in ruolo per 42 mila docenti e 16 mila Ata) sono per noi assolutamente insufficienti. La Legge di stabilità avrebbe dovuto andare oltre, non lo fa». Anche la senatrice Pd Francesca Puglisi invoca, per il passaggio alla Camera della legge di Stabilità, «una scelta politica più netta e decisa. Come settima commissione abbiamo lavorato a una serie di emendamenti che purtroppo non sono passati», ricorda. «La volontà politica non manca ma la coperta è corta, cortissima, se la tiri da una parte ti scopri dall’altra» premette Puglisi, che riconosce al premier di aver mantenuto la promessa sullo stop ai tagli su istruzione e università, così come l’impegno su alcuni punti specifici nella Legge di Stabilità. «Viene incrementato il Fondo per il finanziamento ordinario (Ffo) delle università di 150 milioni per il 2014, vengono destinati 80 milioni a favore dei policlinici universitari», quanto alla scuola precisa Puglisi «ci sono alcuni milioni sul 2015 e 45 milioni sul 2016 sullo sviluppo delle Aree interne, che serviranno a riequilibrare i servizi scolastici di base» resi omogenei dai dimensionamenti. Detto questo, la senatrice Pd spera appunto si possano aggiungere «almeno altri 54 milioni ai 100 già previsti per il diritto allo studio, per offrire lo stesso numero di borse di studio ai capaci e meritevoli privi di mezzi» (il precedente governo aveva lasciato per il 2014 solo 13 milioni).Negli emendamenti accantonati («ma io spero nella Camera») c’era poi la richiesta di 100 milioni per la ricerca di base, e di «un giusto riconoscimento economico, invece di blocchi stipendiali mortificanti» per docenti e Ata della scuola. Blocchi che i sindacati leggono come un taglio, «il mancato contratto per noi non può che essere considerato tale avverte ancora Pantaleo -: ricordiamo che il mancato contratto si è tradotto, dal 2009 a oggi, in una svalutazione del 10% del salario dei docenti. E che il blocco degli scatti di anzianità per il settore vale 350 milioni l’anno». La Flc Cgil contesta poi anche le altre voci “promosse” dal governo: «Per il diritto allo studio servirebbero tre volte le risorse date, e cio è 300 milioni, per la formazione dei docenti ci sono solo alcuni milioni a fronte di un fabbisogno nell’ordine delle centinaia». Di «doppia penalizzazione» dei lavoratori della scuola parla anche Massimo Di Menna, segretario Uil, «governo e Parlamento modifichino la Legge di Stabilit à». E non si venga a invocare davanti a loro le difficili condizioni del Paese, aggiunge Francesco Scrima di Cisl Scuola, «le risorse si possono trovare tagliando sprechi, consulenze e con un nuovo assetto istituzionale. Al governo chiediamo di essere coerente rispetto al valore che dice di attribuire alla scuola». «Siamo stanchi delle briciole riassume Gianluca Scuccimarra, coordinatore dell’Unione degli Universitari che insieme alla Rete degli studenti Medi ha manifestato ieri mattina Chiediamo da tempo un’inversione di marcia, l’austerity della conoscenza non ha funzionato, occorrono più risorse. Ora».
L’Unità 01.12.13