Supertifoni, cicloni fuori stagione, bombe d’acqua sempre più frequenti, troppe alluvioni e un diluvio di frane. Ma la cosa eccezionale – diceva bene Luca Landò domenica su l’Unità – è che di fronte al ripetersi di queste tragedie si continui a far finta di nulla. Si continua a costruire nelle zone a rischio, a tombare fossi e torrenti, ad abbandonare la manutenzione del bosco e del reticolo idraulico minore, a non fare interventi di prevenzione. Si interviene a stento sulle emergenze ma non si riesce a realizzare un vero piano nazionale di prevenzione per mettere in sicurezza il territorio.
Ma ancor prima di un piano di investimenti occorre cambiare radicalmente cultura e regole del governo del territorio per non ripetere più gli errori del passato.
Ne parlai anche con il precedente governo, ma senza ottenere alcuna risposta. Fatto sta che si continua a spendere, quando va bene, solo per riparare i danni. Per le tre alluvioni del 2011-2012 noi stiamo spendendo 250 milioni. Siamo costretti a farlo, ma sappiamo bene che per ogni euro speso in prevenzione se ne risparmierebbero 10 per riparare i danni. Tornerò alla carica con il governo Letta.
Intanto in Toscana sul tema della prevenzione non siamo stati con le mani in mano. Abbiamo fatto scelte coraggiose, approvando una legge – per ora in giunta ma presto anche in Consiglio – assai più innovativa rispetto alle 13 proposte di legge presentate negli ultimi tempi in Parlamento da quasi tutte le forze politiche. Nel frattempo in Italia ci siamo dimenticati di una buona legge, la n.10 del 2013, che consentirebbe – anche a detta degli esperti – di avviare questo salto culturale nel governo del territorio, con politiche nazionali per il contenimento del consumo di suolo. In Toscana abbiamo già imboccato questa strada, mettendo al primo posto la riduzione del consumo di suolo e le politiche di prevenzione, alzando così fin da subito i livelli di sicurezza.
La svolta più importante che abbiamo fatto, non a parole ma nei fatti, è il consumo zero del territorio. A settembre 2013 abbiamo approvato una nuova legge urbanistica. Una riforma vera e profonda che rafforza le regole di prevenzione dei rischi, tutela le aree rurali e valorizza l’attivita ̀ agricola, introduce un nuovo concetto di «patrimonio territoriale», riduce dagli attuali 6 anni a 2 i tempi della pianificazione, adegua la legislazione regionale al Codice del paesaggio. Ma il grande cambiamento sta nella scelta di concentrare l’attività edilizia sul riuso e la riqualificazione del territorio già urbanizzato. Su ogni territorio comunale sarà tracciata una linea che separa le aree urbanizzate da quelle rurali: all’interno del territorio urbanizza- to non saranno consentite nuove edificazioni.
La seconda svolta: un intervento di prevenzione a costo zero. Nel dicembre 2011 con la legge che ha bloccato le edificazioni in tutte le aree ad alto rischio idraulico, più di mille chilometri quadrati di territorio, il 7% della superficie pianeggiante di tutta la regione, su cui non si potrà più mettere un mattone.
Sono scelte che potrebbero essere estese, da subito, all’intero Paese con vantaggi per tutti, a partire dai cittadini. Il governo su questo dovrebbe battere un colpo.
L’Unità 26.11.13