“Un bollino di qualità per tutta la TV pubblica”, di Giovanni Valentini
È grazie a Mike (Bongiorno), ma anche ad altre trasmissioni di intrattenimento fatte con molta cura, che abbiamo imparato ad usare l’italiano parlato. (Tullio De Mauro in “La lingua batte dove il dente duole” — Laterza, 2013 — pag. 43) Di certo l’omologazione è avvenuta con la televisione. (Andrea Camilleri, ibidem). Quando si vuole difendere il ruolo e la funzione del servizio pubblico radiotelevisivo, non c’è esempio migliore di quello della lingua: cioè dell’unificazione e omologazione del linguaggio che la tv di Stato ha favorito fin dalla sua fondazione in Italia. I telespettatori più avanti negli anni ricorderanno “Non è mai troppo tardi”, la trasmissione condotta dal maestro Alberto Manzi che aveva per sottotitolo “Corso di istruzione popolare per il recupero dell’adulto analfabeta”. E fa bene a richiamarsi oggi a quel modello il direttore generale della Rai, Luigi Gubitosi, quando immagina un programma per “l’alfabetizzazione digitale”. Ma il servizio pubblico — come sosteneva già sir John Reith, il fondatore della mitica Bbc inglese — deve provvedere, oltre che a “informare ed educare” il pubblico, anche …