Nata in Iran nel 1919 e cresciuta in Zimbabwe (all’epoca Rhodesia), dove è ambientato il suo primo romanzo «L’erba canta», l’autrice ha vissuto a Londra per oltre mezzo secolo. Tra i suoi titoli più celebri, il romanzo «Il taccuino d’oro», da molti considerato un classico della letteratura femminista. Di Doris Lessing, morta ieri a 94 anni, gli inglesi citano sempre la battuta con cui ha accolto la notizia del Nobel del 2007. “Christ!” un po’seccata. Ha poi ulteriormente sottolineato la sprezzatura per l’onore conferitole dicendo che, non potendoglielo dare da morta glielo avevano dato a 88 anni, e altri commenti simili. Il discorso tenuto a Stoccolma si intitolava On not winning the Nobel Prize. Sul non vincere il premio Nobel.
Certo fanno più simpatia le risposte di questo genere, eccentriche e sarcastiche, che non gli inchini commossi di chi, sentendosi profondamente meritorio, ringrazia pomposamente trasformando il mondo in uno specchio dell’ottima opinione che si ha di sé. Viene in mente la splendida battuta di Leo Longanesi: i premi non basta non vincerli, bisogna non meritarli. Altrimenti gli scrittori non sono altro che bravi scolaretti, pronti a mettersi in fila per un bel voto dato dalla maestra.
Nel caso di Doris Lessing però la faccenda è più lunga e complicata. Nella sua biografia si mescolano motivi e itinerari intellettuali che ne fanno una incarnazione faticosa di quello che Londra è stata nel dopoguerra, qualcosa di davvero diverso da un bravo scolaretto.
Nata Tayler nel 1919 a Kemanshah, in Iran, da un ufficiale inglese che aveva subito svariate amputazioni durante la prima guerra mondiale, si trasferì in Rodesia (l’attuale Zimbabwe) nel 1925. Sua madre sognava una vita da colono, ma la famiglia non era sufficientemente ricca, dagli ettari e ettari di terra acquistati non si riuscì mai a ricavare una rendita sufficiente per trasformare il territorio in veri campi agricoli.
Qui ci sono già i primi nodi tematici del suo lavoro: un femminismo che lei rifiuterà di sostenere, pur diventandone un simbolo soprattutto con The Golden Notebook (Il taccuino d’oro, 1964), ma che ha fin dall’inizio un personalissimo rovello, e cioè che la madre non sia davvero la vittima e anzi, la relazione conflittuale con lei sia una delle basi della propria femminilità. Tanto che, nel respingere il femminismo, arriverà in occasione di una conferenza a dire semplicemente: è ora che le donne la smettano di tormentare gli uomini!
Ispirati a questi anni saranno I racconti africani, pubblicati nel 51 (un anno dopo il suo primo libro, The grass is singing, 1950). L’educazione della Lessing era stata piuttosto approssimativa: aveva lasciato il convento di suore ad Harare a soli 14 anni. Dopo un primo matrimonio, da cui erano nati due figli, con Frank Wisdom (un nome davvero parlante che se non fosse reale potrebbe venire da uno dei suoi romanzi e si potrebbe tradurre Franco Verità), E dopo alcuni lavori piuttosto occasionali, sposerà Gottfried Lessing, un tedesco dell’Est incontrato al Left Book Club, un club di lettori di sinistra. Da lui avrà un altro figlio, Peter, ma divorzierà di nuovo per venire a Londra nel ’49. Gottfried Lessing diventerà l’ambasciatore della Ddr in Uganda e sarà ucciso nel ’79, durante la ribellione contro Dada Amin.
Doris Lessing arriva costretta a partire per le sue posizioni contro l’Apartheid e per il disarmo nucleare. Queste esperienze drammatiche formano il materiale di una prima fase della sua produzione letteraria, definita come gli anni comunisti, che si chiude come per tanti altri comunisti europei a metà degli anni ’50.
Se non si riconosce l’intensa componente ideologica della prima parte della sua vita, la distanza che lei prenderà dalle ideologie dagli anni sessanta in poi potrebbe risultare snobistica o pretestuosa. Aveva visto Hitler, Mussolini, Stalin, i loro sistemi politici e i loro discorsi crollare. Credere nelle loro riedizioni, spesso parodiche, sessantottine, era impossibile. Quando arriva a Londra è così pronta al passaggio che ne farà un’autrice di una nuova epoca.
Mentre molte sue coetanee sono infatti troppo digiune di veri conflitti politici per essere vaccinate dalle ideologie che si diffondono tra i giovani, la Lessing è in grado di fare un passaggio, verso il fantastico ma soprattutto verso la letteratura, che la pone avanti, o piuttosto «dopo» il rumore di quegli anni. La vediamo nelle fotografie alle manifestazioni antinucleari con Vanessa Redgrave, John Osborne o John Berger, ma la sua scrittura, sebbene imbevuta delle maniere del realismo sociale dell’ambiente in cui è cresciuta, è adesso intessuta di motivazioni contraddittorie, non così facilmente ascrivibile a nessun campo. Dall’infanzia orientale recupera un interesse per il sufismo, in generale per un’attenzione mistica alla realtà, e per la fantascienza.
Negli anni ’80, quando era ormai famosissima: per dimostrare la chiusura degli editori inglesi inviò al proprio editore un romanzo firmato con lo pseudonimo di Jane Somers. Il libro venne rifiutato e alla fine acquistato da un altro editore, Michael Joseph e in America da Knopf. Doris Lessing pubblicò due libri con questo pseudonimo e alcuni anni dopo li ripubblicò insieme sotto il proprio nome con il titolo I diari di Jane Somers.
L’aspetto più convincente, nonostante la sprezzatura della Lessing stessa per il femminismo, è la costruzione dei personaggi femminili nei suoi romanzi. Ricchi di riferimenti a condizioni economiche e sociali molto familiari ai londinesi, in altre parole molto realistici, la personalità delle protagoniste è fortemente autonoma, indipendente dagli uomini e dagli altri in generale. Spesso sono donne che nascono nella crisi matrimoniale e si realizzano nella separazione dal marito.
Questo per la Lessing era avvenuto nei primi due matrimoni della sua vita, in Africa. A Londra lei era nata come scrittrice e rinata come persona. Inevitabilmente la sua scrittura segnava una strada per molte. Quanto poi lei abbia respinto, tentato di prendere le distanze dalle generalizzazioni ideologiche delle sue seguaci, in fondo descrive un mondo di diversi rapporti tra i sessi che, al di là della sua auto-percezione, aveva indubbiamente aiutato a definire.
L’Unità 18.11.13