“Un partito senza leader”, di Luca Landò
Dai festini di Arcore alle notti con Alfano: senza nulla togliere al fascino indiscreto del Vicepremier, diciamo pure che la decadenza del Cavaliere non aveva bisogno del voto in Senato. È già qui, nelle cronache di siti e giornali che nell’ultima settimana hanno raccontato di cene, pranzi, visite, pianti (dell’ex delfino) e urla (dell’ex premier) per tentare di salvare quel che restava di un matrimonio, tanto meno di un partito. E che hanno celebrato il fallimento di una strategia personale travestita da progetto politico incominciata vent’anni fa in un ipermercato di Casalecchio, quando l’uomo più ricco e felice e fortunato d’Italia, o giù di lì, promise uguale sorte a chi lo avrebbe seguito. L’addio di Alfano nel teatro di Santa Chiara e l’intervento di Berlusconi nel palazzo dei congressi dell’Eur non cambiano la sostanza, anzi la confermano. Il leader che faceva cucù alla Merkel e accoglieva Blair in bandana e camicia è andato in pensione, lasciando il posto a un anziano signore che ha tentato fino all’ultimo di mediare anziché comandare, convincere anziché imporre. Una …