“L’evoluzione del delfino”, di Michele Prospero
Alla minaccia di Berlusconi, il ribelle Alfano, direbbe Machiavelli, rompe ogni indugio per svelare se «elli è vero amico e vero inimico; cioè se, sanza alcun respetto, si scuopre in favore di alcuno contro ad un altro». Finalmente sembra calare il sipario sul duello tra falchi e colombe. Una sfida infinita in cui tutti minacciavano di far scorrere sangue nei palazzi ma nessuno si decideva a premere il grilletto. Senza scelte definitive, la contesa si trascinava come una sceneggiata monotona. Alfano decide di ritirarla dai palcoscenici della piccola politica odierna. Berlusconi intendeva sfruttare le colombe per tirare avanti ancora un poco in quella strada che con un certo eufemismo si chiama stabilità. Il suo piccolo calcolo di potere prevedeva di logorare un Pd su cui ricade l’onere della governabilità, di impedire che alcune scelte innovative vengano adottate, di godere del plusvalore che come leader antipolitico ricava proprio dal pantano della non decisione cui si contorce la cosiddetta grande coalizione. In questo suo piano il Cavaliere pensava di distruggere il nemico, in evidente affanno nel reggere …