«Bevi Napoli e poi muori. Acqua contaminata ovunque… Nessuna zona è sicura », titola l’Espresso nel numero in edicola questa mattina. In un lungo reportage, il settimanale ricostruisce nei dettagli lo studio sull’inquinamento nelle province di Napoli e Caserta realizzato dal comando della Us Navy del capoluogo campano tra il 2009 e il 2011. Un lavoro costato 30 milioni di dollari che ha prodotto risultati definiti «inediti e sconvolgenti» sui quali, adesso, esplode la polemica. Secondo gli esperti americani, in tutta la regione si dovrebbe usare acqua minerale «per bere, cucinare, fare il ghiaccio e anche lavarsi i denti». Le istituzioni locali però insorgono. Il Comune di Napoli replica che l’acqua erogata in città «risulta controllata e potabile, i dati delle analisi sono pubblici e consultabili sul sito dell’azienda Abc», mentre la Regione difende la qualità dei prodotti locali e si dice pronta ad azioni legali a tutela «dei cittadini, dei produttori e delle istituzioni».
Gli esami sono stati effettuati su acqua, aria e terreno in un’area di mille chilometri quadrati, con riferimento a 543 case e dieci basi statunitensi. Si parla di rischi per la salute legati soprattutto all’acqua, non solo in tre “zone rosse” intorno a Casal di Principe, Villa Literno, (il territorio dominato dal clan camorristico dei Casalesi) Marcianise, Casoria e Arzano, dove i rubinetti pescherebbero da pozzi contaminati. Presenterebbero forti criticità anche il 57 per cento degli acquedotti esaminati nel centro di Napoli e il 16 per cento nel quartiere Bagnoli, non a causa delle sorgenti ma delle cattive condizioni delle tubature.
Annuncia un esposto alla magistratura il consigliere regionale del Pse Corrado Gabriele, che chiede se sussistano le condizioni per ipotizzare il reato di procurato allarme e vietare l’uscita del settimanale. «Legga l’inchiesta prima di esprimere giudizi e addirittura chiedere l’intervento della magistratura », replica la direzione dell’Espresso, che poi aggiunge: «Il rapporto conclusivo è stato trasmesso da diversi mesi alle autorità italiane ma finora mai reso pubblico. Pensiamo che far finta di niente, prendersela con chi fa informazione invece che con chi dovrebbe impedire il traffico di rifiuti tossici gestito dalla criminalità organizzata può solo peggiorare la vita di chi vive in quelle zone e da anni sopporta le terribili conseguenze dell’inquinamento». Gli assessori regionali Giovanni Romano (Ambiente) e Daniela Nugnes (Agricoltura) argomentano: «Tutte le inchieste sono utili, altra cosa è l’uso che si presta a strumentalizzazioni contro una terra ricca di prodotti di qualità, risorse naturali e paesaggistiche ».
Sulla qualità dell’acqua a Napoli spende parole rassicuranti l’amministrazione comunale di Napoli guidata dal sindaco Luigi de Magistris, che sabato potrebbe partecipare alla manifestazione sulla Terra dei fuochi, l’area avvelenata dalle ecomafie dai roghi di rifiuti tossici. L’azienda Abc, spiega il Comune, «effettua quotidiani e numerosi controlli in diversi punti di prelievo del sistema idrico nelle diverse zone della città che avvengono parallelamente a quelli effettuati dall’Asl Napoli 1. I contatti tra Abd e Asl garantiscono quindi le cittadine e i cittadini in merito alla potabilità dell’acqua. La tutela della salute e dell’ambiente è una priorità di questa amministrazione», ricorda il Comune. Non entra nel merito dell’articolo dell’Espresso il governatore Stefano Caldoro, che però da Bruxelles ricorda «l’operazione trasparenza della Campania sulla Terra dei Fuochi: sono previsti controlli continui sui prodotti e faremo protocolli sull’assistenza sanitaria».
La Repubblica 15.11.13