Due università telematiche accreditate (su sei controllate) rischiano di perdere la certificazione statale. Altre tre devono investire e allargare corsi e qualità della didattica per mantenerlo. Una sola è «in linea con gli standard europei». Le cinque “telematiche” rimaste fuori attendono valutazione. Il ministro dell’Istruzione (e dell’Università) Maria Chiara Carrozza ha preso in mano il dossier preparato dall’Anvur — l’Agenzia di valutazione del sistema universitario — e ha chiesto al suo staff di controllare i giudizi espressi. In alcuni casi sono pesanti, in altri sottolineano conflitti di interessi e in generale rivelano che tutti gli Atenei telematici italiani devono introdurre «modifiche o integrazioni».
Delle undici università telematiche accreditate in Italia, sei sono concentrate a Roma: Guglielmo Marconi, San Raffaele, UniNettuno, Unitelma Sapienza, Unicusano e Universitas Mercatorum. A Novedrate (Como) c’è l’E-campus, a Firenze l’Italian university Line, a Torrevecchia Teatina (Chieti) il Leonardo da Vinci, quindi la Giustino Fortunato di Benevento e la Pegaso di Napoli. Le altre (decine, tra cui la famosa Cepu), non hanno alcun tipo di riconoscimento pubblico. L’ultima notizia sul Cepu, la più famosa scuola privata per il recupero degli esami universitari non dati e il ripasso sulle materie scolastiche in cui si zoppica, sono stati i licenziamenti di cinque tutor della sede di Firenze: erano andati a protestare alla Cgil per il dimezzamento dello stipendio. Contratti a termine, i tutor erano pagati 380 euro al mese per 25-30 ore di lezioni a settimana.
Nelle sue analisi periodiche l’Anvur ha fin qui messo sotto esame le sei realtà telematiche arrivate a cinque anni di attività. Molte università “e-learning” si stanno consorziando, o comunque stanno stringendo accordi, con università tradizionali. La San Raffaele di Roma ha rapporti con Tor Vergata, ma la sua didattica — tre corsi di laurea — è affidata a docenti a contratto e a ricercatori a tempo determinato. «Servono docenti di livello superiore», sottolinea l’Anvur, «e spazi adeguati sia per i loro uffici che per le attività comuni». La proprietà confonde i laboratori per l’attivit à in proprio con quelli didattici, comunque non di sufficiente qualità. La romana Universitas mercatorum, parauniversità (definizione dell’Anvur) legata alle camere di commercio italiane, serve a qualificare chi già lavora in una piccola e media impresa. Il giudizio è sostanzialmente positivo anche se — per esempio — il corso di laurea in “gestione d’impresa” non prevede insegnamenti fondamentali quali Scienza delle finanze, Politica economica ed Econometria: «Bisogna allinearsi agli standard europei». L’Anvur suggerisce alla Mercatorum di distinguere tra attività di ricerca svolte per conto della compagine societaria e quelle assegnate all’ateneo sulla base di bandi di gara. Per la Nicolò Cusano, siamo sempre a Roma, l’Agenzia di valutazione chiede cambiamenti rapidi: «Non pu ò servirsi solo di docenti a contratto e ricercatori».
L’Italian university Line di Firenze, fondata dalle università di Firenze, Milano Bicocca, Macerata e Palermo, dalla Lumsa di Roma, «non ha espresso una progettualità adeguata a supporto della fase di lancio dell’iniziativa: sembra mancare la coesione necessaria ad assegnare alla Iul un ruolo riconosciuto all’interno dei rispettivi atenei fondatori». E se il suo bacino potenziale è ampio, «in pratica le iniziative fin qui prodotte hanno coinvolto un numero ristrettissimo di studenti». In assenza di un piano strategico volto a stabilire obiettivi e a perseguire il reclutamento di studenti, «vengono meno le ragioni d’essere dell’iniziativa». Per la Iul si parla di trascuratezza organizzativa (rendicontazione, comunicazione, reporting) a fronte di una infrastruttura tecnologica comunque di prim’ordine. E ai soci fondatori si chiede di sostenere l’università telematica, altrimenti è meglio che escano. «Allo stato attuale Iul non sarebbe in grado di soddisfare i requisiti».
La napoletana Pegaso, che ha stipulato addirittura 385 convenzioni (con l’Università del Molise, ma anche con atenei lituani, ucraini, albanesi, con Asl e ordini professionali), paga una crescita troppo rapida del numero di iscritti: «Il fenomeno non è accompagnato da un adeguato livello di qualità dell’erogazione della didattica e da criteri di selezione rigorosi per gli esami e la tesi finale». Ancora, la Pegaso rischia di produrre titoli legali «il cui contenuto non è comparabile con quello delle altre istituzioni universitarie». Un creditificio, utile solo a far crescere le carriere lavorative di chi, già con un mestiere, si iscrive all’università telematica. Tre videolezioni valgono un credito formativo: «Un format altamente riduttivo», dice l’Anvur. La quantità non va d’accordo con la qualità, si legge. «Nel 2011 hanno conseguito il titolo di laurea ben 1928 studenti: non vi è alcuna proporzione ragionevole rispetto alla dimensione del corpo docente». L’attività di ricerca «appare concentrata su un numero limitatissimo di docenti». Il ragionamento della scuola non statale — la struttura di costo resta prevalentemente fissa e i margini di profitto crescono con l’aumento della base di utenti — «appare in netto contrasto con i principi dell’educazione superiore». Il corso di laurea in Giurisprudenza, per esemplificare, si qualifica come un corso di tipo “remedial” per studenti lavoratori espulsi dal sistema universitario, cui si offre un percorso che presenta innegabili facilitazioni nell’acquisizione dei 50 crediti e nell’impegno richiesto per superare gli esami». Punto e a capo.
La Giustino Fortunato di Benevento, il cui rettore è l’ex ministro Augusto Fantozzi e la cui specializzazione è Giurisprudenza, ha convenzioni su singole borse di studio con l’IUniversità di Bari e la spagnola Università de Cantabria. Ha, sostiene l’Anvur, docenti più qualificati e almeno il quindici per cento di “lezioni frontali” (in classe). Il resto, in differita (telematico). Le criticità qui vengono segnalate nei rapporti con l’ente finanziatore e l’Anvur, che gradisce affiancare l’“e-learning” all’insegnamento tradizionale, stigmatizza la concorrenza che l’università telematica sta facendo a quella tradizionale del Sannio: «Meglio una possibile collaborazione per economie di scala».