«Ma chi li ha mai visti questi della Lockheed?». Di buon mattino il ministro della Difesa, Mario Mauro, leggendo Repubblica scopre di essere testimonial degli F35. Già, perché come riportato ieri da questo giornale nello show di lusso organizzato a Manhattan per rilanciare l’immagine del controverso e carissimo cacciabombardiere, in cima alla lista degli sponsor stranieri campeggia la foto del ministro italiano che pronuncia la frase: «To love peace you must arm peace». Per amare la pace devi armare la pace. A Roma la notizia desta scalpore, viene considerato del tutto inopportuno che il responsabile della Difesa sponsorizzi una multinazionale dell’aviazione militare per di più su un prodotto, gli F35, del quale l’Italia è uno dei committenti con una scelta, ormai vecchia di 20 anni, che con la crisi ha attirato su di sé un mare di critiche visto i costi dell’appalto: 12,1 miliardi per novanta velivoli in tempi di sacrifici.
Sono il Partito democratico e Sel a mettere nel mirino Mauro. Per Gianpiero Scanu, capogruppo Pd nella commissione Difesa della Camera, lo spot «è un episodio molto grave, speriamo di avere una smentita dal ministro altrimenti non potremmo voltare pagina. Il Parlamento ha impegnato il governo a non procedere all’acquisto dei caccia, stiamo conducendo un’indagine conoscitiva che potrà stabilire quali siano davvero le esigenze dei sistemi d’arma del nostro Paese. Dunque, mi pare davvero impossibile che il ministro della Difesa abbia accettato di fare lo sponsor per la Lockheed, l’azienda produttrice degli F35, che si trova evidentemente in serie difficoltà. Se la questione non sarà chiusa dovremmo valutare azioni a difesa della dignità del Parlamento». Andrea Manciulli, vicepresidente della Commissione esteri e anche lui del Pd, si dice «incredulo», aggiunge che «è inaccettabile che il ministro faccia uno spot per un’azienda privata» e sottolinea che se Mauro non fosse in grado di chiarire dovrà rispondere della vicenda di fronte al Parlamento. Stessi toni arrivano da Loredana De Petris, presidente dei senatori di Sel, che annuncia un’interrogazione formale e chiede al premier Letta di «censurare questo comportamento
più da lobbista che da uomo delle istituzioni».
Nel pomeriggio arriva la smentita. Mauro – che comunque difende il programma F35 ereditato dai governi precedenti sostenendo che senza i 90 velivoli chiamati a sostituire 256 vecchi aerei l’aeronautica perderebbe forza mette i suoi al lavoro, ricordando di non avere mai incontrato gli uomini della Lockheed se non in un’occasione pubblica al salone di Le Bourget. Poco prima delle cinque esce un comunicato del ministero nel quale si annunciano azioni legali contro il colosso militare: «Sono state impropriamente utilizzate l’immagine ed alcune dichiarazioni del ministro della Difesa. Chiunque utilizzi in modo improprio, diffamatorio o superficiale l’immagine o le dichiarazioni di Mario Mauro ne risponderà nelle sedi legali deputate ». Quindi dal Texas si fanno vivi quelli della Lockheed Martin. Chiedono scusa al ministro e poco dopo da Fort Worth esce un comunicato con l’ammissione di avere usato l’immagine di Mauro di propria iniziativa e senza averne chiesto il preventivo permesso: «Il ministro della Difesa italiano non era stato messo al corrente che una delle sue dichiarazioni pubbliche sarebbe stata citata durante una nostra presentazione. Ci rammarichiamo per qualsiasi fraintendimento. Per completezza ci preme sottolineare che la dichiarazione del ministro apparsa durante una recente presentazione F35 Lockheed Martin non rappresentava la dichiarazione di un testimonial. Si trattava semplicemente di una delle molte dichiarazioni pubbliche documentate rilasciate dai ministri della Difesa di tutto il mondo e dai leader militari degli Stati Uniti mostrate nella nostra presentazione».
La Repubblica 01.11.13