“Il leader immaginario”, di Claudio Sardo
Ma davvero la sola alternativa al partito personale è il partito «impersonale», e dunque «senza qualità»? Davvero il partito, inteso come corpo sociale, è destinato a dissolversi nella modernità affidando ogni progetto politico alle leadership individuali e ai relativi comitati elettorali? Il congresso del Pd ha riacceso il confronto. Del resto, la dote maggiore che Renzi si attribuisce – e che tanti sono disposti a riconoscergli – è di essere «vincente» come la sinistra non è mai stata in questi vent’anni. Tuttavia questa discussione – che torna come un fiume carsico nella crisi della Repubblica – appare sempre più povera, più subalterna, più lontana dai nodi reali del potere e dalle vere fratture sociali. La leadership è parte essenziale della soggettività di un partito o di un movimento, oltre ad essere funzione irrinunciabile della rappresentanza. Negarlo è impossibile. Affermarlo però rischia di essere una banalità. Senza leader non ci sarebbe stata l’agorà, né il movimento operaio si sarebbe dato forme organizzate. Un leader efficace è da sempre un valore aggiunto. Nella società delle comunicazioni lo …