La crisi resta grave per quasi tutti gli italiani (il 91%), e uscirne continua a sembrare un miraggio lontano almeno altri 3-4 anni. In altri termini, gli italiani si aspettano di tornare ai livelli pre-crisi soltanto dopo il 2016-2017. È la conferma di un Paese sfiduciato, impaurito, impoverito, quella che emerge dall’indagine Acri-Ipsos, in occasione della 89esima Giornata mondiale del Risparmio 2013, cui si uniscono anche i dati riportati dal presidente dell’Istat Antonio Go- lini. Che non lasciano molti margini interpretativi: la recessione ha causato gravi conseguenze sull’intensità del disagio economico, e dal 2007 al 2012 il numero di persone in povertà assoluta è raddoppiato da 2,4 a 4,8 milioni. Quasi la metà risiedono al sud (erano un milione 828mila nel 2011) e, di questi, più di 1 milione sono minori, con un’incidenza salita in un anno dal 7 al 10,3%. Tra l’al- tro, secondo i calcoli Istat saranno le famiglie con meno difficoltà a beneficiare di più degli sconti sul cuneo fiscale, perché ci sono più occupati per nucleo.
CULTURA DEL RISPARMIO
Il 65% di famiglie fa meno acquisti in generale: nel primo semestre del 2013 il 17% delle famiglie dichiara di aver diminuito la quantità di generi alimentari acquistati e di aver scelto prodotti di quali- tà inferiore, 1,6% in più rispetto allo stesso periodo del 2012 e 4,9% in più dei primi sei mesi del 2011. In un unico ambito gli italiani non sono tanto disposti a fare risparmi, quello dei medicinali (da- ti Ipsos). Il 62% degli intervistati dichiara di farne un uso uguale al passato, e coloro che hanno incrementato il consumo (28%) sono assai più di coloro che l’hanno ridotto (10%); il saldo è dunque positivo ed è persino superiore a quello del 2012 (+18 punti nel 2013, +17 nel 2012).
Del resto, come conferma l’Ipsos, più si accumulano anni di crisi, più famiglie ne vengono colpite: indirettamente hanno dovuto farci i conti il 40% dei nuclei, per la perdita del lavoro (20%) o per il peggioramento delle condizioni di lavoro (il 15% contro il 9% del 2012). Ma c’è anche chi non viene pagato con regolarità (3%) e chi ha dovuto cambiare lavoro (4%). Le famiglie colpite nei percettori di reddito del nucleo familiare sono invece il 30%, con un incremento di 4 pun- ti rispetto al 2012. Sono il 26%, come nel 2012, le famiglie che segnalano un serio peggioramento del proprio tenore di vita (erano il 21% nel 2011), mentre quasi la metà degli intervistati (il 47%, erano il 46% nel 2012) dichiara di avere difficoltà a mantenerlo costante. Il 25% (come nel 2012) ritiene di mantenerlo con facilità e solo il 2%, cioè 1 italiano su 50, dichiara un miglioramento nel corso de- gli ultimi dodici mesi: nel 2010 erano il 6%. A fronte di oltre 40 milioni di italiani che registrano un peggioramento della propria situazione, circa 1 milione sta meglio di prima.
Sono anni in cui le riserve di denaro si sono ridotte. Oggi una famiglia su 5 (il 20%) dice che non riuscirebbe a far fronte a una spesa imprevista di 1.000 euro con risorse proprie. Se la spesa imprevista fosse maggiore, ipotizzando 10mila euro (un furto d’auto, una complessa operazione dentistica, la sistemazione di un tetto o una cartella esattoriale non attesa), meno di 1 famiglia su 3 potrebbe farvi fronte con le sole proprie forze.
Nonostante tutto questo, però, ha ripreso a crescere la percentuale di italiani che nell’ultimo anno sono riusciti a risparmiare, anche se di poco: passa dal 28% del 2012 al 29%, mentre calano le famiglie in saldo negativo (dal 31% al 30%). Un dato, quest’ultimo, che «segna un’inversione della tendenza al rialzo che durava dal 2010», si legge nell’indagine. Costanti al 40% sono le famiglie che consumano tutto quello che guadagnano. Scende lievemente la percentuale degli italiani che nel corso degli ulti- mi 3-4 anni ha visto diminuire le proprie riserve di denaro, passando dal 64% del 2012 al 63%, circa 2 italiani su 3; mentre il 7% dichiara di avere incrementato lo stock di risparmio cumulato nello stesso periodo (erano il 9% nel 2012). Come dice Giuseppe Guzzetti, presidente dell’Acri: «Malgrado la crisi gli italiani hanno ancora una cultura del risparmio».
L’Unità 30.10.13