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Misure urgenti per scuola università e ricerca: DL 104 – Relazione in sede di discussione generale alla Camera dei Deputati

Pubblichiamo l’intervento in discussione generale dell’On Ghizzoni nominata nella giornata di ieri nuova relatrice al DL 104 recante misure urgenti in materia di istruzione, università e ricerca. La nomina inaspettata a questo delicato compito fa seguito alle dimissioni del Presidente della Commissione Galan da relatore a seguito della mancata intesa con il Governo sulle coperture finanziarie del provvedimento. La Commissione nelle scorse settimane aveva proficuamente lavorato all’esame del decreto apportando numerose e significative modifiche nell’ambito però degli emendamenti dichiarati ammissibili dal Presidente Galan. Pertanto alla attuale relatrice è affidato il compito di accompagnare il provvedimento nella fase conclusiva cioè la discussione in aula.

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Onorevoli colleghi!
Signor Presidente,

finalmente un provvedimento che si occupa specificamente di scuola, università e ricerca è stato esaminato nella sua sede naturale, cioè in Commissione Cultura.

Se percepisce un senso di stupore è perché da anni, da troppi anni, misure destinate ad incidere sul sistema pubblico della conoscenza, spesso con approcci settoriali o scoordinati, sono state approvate in leggi omnibus, con il principale obiettivo di ridurre il bilancio a carico del Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca.
Con l’esito che è stato ricordato nel rapporto dell’allora ministro Giarda del 2012 e cioè che “La spesa del MIUR si è ridotta nell’ultimo triennio di 3,5 miliardi, di cui 2,2 nella scuola e quasi 1 nell’università” e, per gli ultimi due decenni, rilevava “una forte caduta della quota della spesa pubblica per l’istruzione, dal 23,1% al 17,7% del totale, con una corrispondente caduta della quota sul PIL”.

L’istruzione è stato, insieme a quello dell’ordine pubblico e della sicurezza, l’unico settore della spesa pubblica in contrazione, calando del -5,4%, in netta controtendenza con le scelte degli altri paesi europei e dell’OCSE in periodi di crisi.
E’ dunque ipocrita interrogarsi sulle performance deludenti nelle analisi internazionali del nostro sistema formativo. Sappiamo bene che la spesa pubblica non è necessariamente sinonimo di qualità e sviluppo, ma certamente non lo sono nemmeno i tagli lineari che si abbattono anche sui comportamenti virtuosi e sulle buone prassi senza certezza di efficacia sugli sprechi.

Va dato quindi atto al Governo Letta di avere emanato misure urgenti per far intraprendere al nostro Paese una politica di investimenti in favore del sistema pubblico della conoscenza.
Un investimento – uso non a caso questa parola – costituito sia da iniziative per il welfare studentesco, per le politiche professionali e per l’ambito educativo-didattico e organizzativo, sulla linea di idee da tempo dibattute nella nostra commissione, sia da risorse finanziarie aggiuntive.

Risorse aggiuntive che assommano a 315 milioni per il 2014 e a oltre 390 milioni annui dal 2015 in poi. Tema, quello delle coperture, sul quale la commissione ha molto dibattuto senza trovare, al momento, una sintesi con il Governo; ma ho fiducia che il lavoro, al quale non ci sottrarremo nelle prossime ore, possa raggiungere un esito favorevole e il più ampiamente condiviso.
Ora, comunque, mi preme sottolineare che lo sforzo finanziario e di idee concretato nel decreto varato dal Governo non è sfuggito ai tanti e diversi soggetti ascoltati in audizione. Sebbene essi non si siano giustamente sottratti a segnalare le criticità contenute nel testo – molte delle quali risolte con emendamenti approvati in commissione – hanno comunque riconosciuto e apprezzato un’inversione di tendenza fatta di risorse e proposte nuove sulle quali mi soffermerò.

Dati gli accordi intercorsi con i gruppi parlamentari di ridurre il tempo degli interventi, mi permetta Presidente di chiedere già ora la pubblicazione dell’intera relazione in calce al resoconto della seduta, così che io possa limitarmi ad esporne in Aula la sola premessa, che raccoglie i tratti salienti del provvedimento, soprattutto alla luce delle modifiche apportate durante l’esame in commissione, avvenute a seguito del meticoloso lavoro svolto da tutti i gruppi, che qui voglio ringraziare per la passione e la determinazione con la quale hanno atteso all’esame del provvedimento.
Desidero altresì ringraziare il presidente on. Galan per la fiducia che voluto raccordarmi affidandomi, in sua vece, il ruolo di relatrice del provvedimento.

Il decreto prevede come primo nucleo di disposizione quelle relative al welfare degli studenti, con l’incremento di 15 milioni per le spese di trasporto degli studenti delle scuole secondarie di primo e secondo grado e di 3 milioni per l’assegnazione di premi di merito artistico per gli studenti AFAM.
Si potenzia altresì l’offerta formativa con ulteriori 3 milioni di finanziamento che permetteranno alle scuole di costituire ed aggiornare laboratori tecnico-scientifici che utilizzino materiali innovativi, ed ancora, sempre alle scuole ma anche alle università ed alle accademie, consentiranno di avviare progetti didattici in collaborazione con musei e istituzioni culturali e scientifiche.

Ancora, si interviene per contenere il costo dei libri di testo sia modificando le regole per l’adozione sia mediante agevolazioni alle famiglie in difficoltà; per ciò che riguarda le regole si afferma la possibilità, in loco della già prevista obbligatorietà, dell’adozione dei libri di testo, stabilendo il principio che le risorse possano essere destinate all’utilizzo di materiali alternativi anche autoprodotti dalle scuole, mentre per l’acquisto di libri da dare in comodato alle famiglie in difficoltà si stanziano 2,7 milioni nel 2013 e 5,4 nel 2014.
Il tema della dispersione scolastica viene affrontato proponendo un programma di didattica integrativa anche attraverso il prolungamento dell’orario scolastico, soprattutto nelle zone di maggior evasione dall’obbligo, volto al rafforzamento delle competenze di base e rivolto a tutti gli ordini di scuola.
Già dall’anno scolastico in corso le scuole potranno potenziare le attività di orientamento. Il provvedimento, inizialmente rivolto all’ultimo biennio della secondaria superiore, è stato esteso anche all’ultimo anno della secondaria inferiore, cioè ad entrambi i momenti cruciali in cui gli studenti effettuano una scelta determinante per il loro futuro formativo. A questo fine sono stati stanziati 1,6 milioni per il 2013 e 5 milioni per il 2014.
Con le disposizioni sinteticamente enunciate, si affrontano dunque i problemi più urgenti per offrire un concreto aiuto agli studenti ed alle famiglie, affinché a tutti vengano date reali opportunità per acquisire quelle competenze necessarie ad esplicare le proprie potenzialità individuali e a divenire cittadini consapevoli, favorendo al contempo il difficile compito delle scuole che tutti giorni, in trincea, combattono contro la dispersione e l’abbandono,

Vengo alle norme dedicate al personale scolastico.
Troppo a lungo si è pensato che per recuperare in qualità sarebbe stato necessario stornare risorse dal capitolo dei costi del personale nel bilancio del MIUR; troppo a lungo si è parlato della scuola come grande bacino occupazionale di dipendenti statali, trascurando che a loro è affidato il delicato compito di formare, educare, sostenere la libera espressione del pensiero e la crescita personale.
Ecco, anche in tal senso occorre cambiare passo e pensare al lavoro dei docenti e del personale della scuola come ad una risorsa da coinvolgere e da valorizzare.
Nelle linee programmatiche presentate dal Ministro Carrozza questo tema assume una nuova centralità, diventa leva di crescita degli standard qualitativi e non più costo da comprimere. Al contempo in esse si coglie la volontà di innovare ogni ambito della professione docente: dal reclutamento alla formazione in servizio, dall’esercizio della professione a nuove modalità di organizzazione del lavoro.
In coerenza con quanto delineato, il decreto affronta quindi alcune emergenze che attengono al personale della scuola, quale quella del reclutamento dei Dirigenti Scolastici, i cui, ultimi, travagliati iter concorsuali hanno prodotto incertezze e rallentamenti nella stessa conduzione delle Istituzioni Scolastiche.
Inoltre, grazie al lavoro attento e tenace della commissione, sulla dolorosa questione del personale inidoneo all’esercizio della funzione docente, si è giunti a ristabilire un principio: la prevalenza della tutela della salute e della dignità professionale sul fattore di contenimento della spesa.

Ma si affronta anche un nodo strutturale e cruciale come quello di garantire stabilità agli organici: il piano triennale disposto dal decreto consentirà di assumere personale scolastico a tempo indeterminato su posti in organico di diritto.
E’ poi particolarmente positivo che il decreto preveda l’immissione in ruolo di 26.000 docenti specializzati sul sostegno, ambito nel quale si era duramente abbattuta la precedente scure dei tagli: questa misura, infatti, dispone il graduale ripristino degli organici del sostegno esistenti al 2008.

Come pure significativa è l’attenzione al bisogno di formazione in servizio dei docenti, soprattutto finalizzato a sostenere, in particolare, il difficile lavoro dei docenti impegnati in aree con forti criticità, espresse – ad esempio – da alti tassi di abbandono scolastico, da alte concentrazioni di alunni con bisogni educativi speciali o da una elevata presenza di alunni migranti.

Vengo ora alle principali misure in favore di AFAM, ricerca e diritto allo studio.
Da registrare positivamente il fatto che con questo decreto il Governo Letta interrompe la lunga e colpevole disattenzione della politica nei confronti dell’alta formazione artistica e musicale.
Infatti, grazie alle norme contenute nel decreto e alle modifiche introdotte dalla commissione trovano risposta positiva alcune delle attese dei docenti precari che da anni operano nelle Istituzioni e si dà un concreto segnale di attenzione – atteso dal 2007 – agli Istituti superiori di studi musicali ex pareggiati e alle accademie storiche non statali, per i quali è messo a disposizione un fondo per far fronte alle gravi difficoltà finanziarie in cui versano tali istituti.
La commissione è intervenuta anche sulla questione di maggiore risonanza sui media: l’abolizione del “bonus maturità” per l’accesso ai corsi di laurea con numero programmato. La modifica, approvata all’unanimità grazie ad una proficua interlocuzione con il Governo salvaguarda da un lato i diritti di tutti gli studenti che già frequentano i corsi di laurea ma, con un intervento di sanatoria valido solo per l’anno accademico 2013/14, consente altresì l’immatricolazione in soprannumero a quegli studenti che sarebbero stati ammessi, in base ai risultati conseguiti al test, se il bonus non fosse stato abrogato negli stessi giorni in cui si tenevano le prove di ammissione.
Quel che è comunque certa è l’urgenza di una riflessione meno estemporanea sull’accesso programmato ai corsi di laurea e sulle modalità di ammissione, riflessione che non può che essere collegata a scelte strategiche di fondo: sul diritto all’istruzione, sulla flessibilità della formazione post-secondaria, sul legame formazione-lavoro.
Passando al tema “ricerca”, mi soffermo sulle disposizioni relative al personale precario.
Esprimiamo apprezzamento per l’assunzione in cinque anni di 200 ricercatori precari e la proroga degli attuali contratti a tempo determinato in favore dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia che soffre di un’endemica precarietà del personale. Ma l’apprezzamento è mitigato dal limitato raggio d’azione della norma che non ha permesso di raccogliere le istanze degli altri enti di ricerca, che pur conoscono estesi fenomeni di precarietà del personale, alle quali neppure il recente decreto sulla razionalizzazione nella pubblica amministrazione ha dato risposta. Questo contesto non agevola l’attività di ricerca, sulla quale peraltro interviene anche la norma della legge di stabilità che riporta il turn over al solo 20% della spesa relativa al personale cessato. Un provvedimento che, se confermato, vanificherebbe peraltro la norma disposta dal decreto estivo del Fare e tenacemente voluta dal ministro Carrozza. Si tratta di un argomento che esula dall’esame del decreto 104, pertanto mi limito a dire che il ministro avrà al proprio fianco tutti i gruppi parlamentari per ritornare alla situazione prevista dal decreto del Fare.
Per gli enti e per gli Atenei, quindi, resta ora la possibilità disposta dall’articolo 23 di attivare contratti a tempo determinato purché non ricadano su fondi ordinari; questa norma è certamente positiva perché consente di non espellere dal sistema giovani di talento che fanno buona ricerca e didattica, ma dall’altra li trattiene in una condizione di stabile precarietà! Un paradosso, purtroppo, che siamo chiamati a sciogliere, Governo e Parlamento, per la responsabilità che portiamo sulle spalle di non tradire la fiducia dei giovani nel futuro.

E vengo all’ultima questione, quella relativa al diritto allo studio universitario, nella consapevolezza che ogni intervento in questo ambito sia un passo compiuto contro l’ineguaglianza e verso il progresso e lo sviluppo, anche in termini di PIL come ci insegna il premio nobel Stiglitz.
Riteniamo positiva l’approvazione dell’emendamento che sterilizza per il prossimo anno accademico eventuali aumenti della tassazione e della contribuzione studentesca: un anno che il Parlamento dovrà mettere a frutto per approvare una legge che definisce i criteri nazionali affinché le tasse universitarie siano ispirate ai principi di equità e di progressività.
Riteniamo ugualmente positiva l’approvazione dell’emendamento, avvenuta stamane in commissione, che stabilizza a 150 milioni, rispetto ai 100 previsti dal decreto, la capienza del Fondo integrativo statale per la concessione di borse di studio. Si tratta di una norma importante perché è la prima volta che il governo dà certezza nel tempo alla consistenza del Fondo.
Conosco le obiezioni che le opposizioni faranno a questa affermazione, nei confronti delle quali mi permetto di giocare in anticipo dicendo: un primo passo per il diritto allo studio è compiuto, insieme possiamo fare gli altri passi, necessari a dare una risposta a tutti i ragazzi meritevoli anche se privi di mezzi e a cancellare l’inganno dei cosiddetti idonei senza borsa.

Concludo la mia premessa con una riflessione, che è anche un invito che desidero rivolgere in particolare alle forze di opposizione, che ringrazio nuovamente per il comportamento costruttivo che hanno contribuito a determinare durante la discussione in commissione, testimoniato dall’approvazione unanime di numerosi emendamenti, presentati sia dall’opposizione sia dalla maggioranza.
Questo decreto è stato emanato in un momento molto difficile per il Paese, perché stiamo vivendo un passaggio epocale soprattutto dal punto di vista economico e sociale: siamo infatti, come scrive Nicola Cacace “ il Paese più vecchio del mondo (età media 45 anni) con la disoccupazione giovanile più alta d’Europa (oltre il 30% contro il 20% europeo); siamo il Paese europeo con meno laureati eppure abbiamo il più alto livello di laureati disoccupati o sottoccupati. E siamo un Paese «congelato» perché da tempo la scuola non è più quell’ascensore sociale di cui si è favoleggiato a lungo: oggi solo il 10% dei figli di operai diventa professionista, mentre il 45% dei figli di medici sono medici, di architetti sono architetti, di ingegneri sono ingegneri.”
E a nessuno di noi sfugge il fatto che il nostro sistema di conoscenza ha molto a che fare con la situazione sintetizzata da Cacace. E quindi anche gli effetti dispiegati dal decreto in esame incideranno su quella paralisi sociale che attanaglia il Paese.
Comprendo pertanto le attese, le molte attese riposte in questo decreto, e che per le opposizione non sono state tutte adeguatamente evase, ma credo al contempo che non si possa chiedere ad un provvedimento di misure urgenti, forzatamente circoscritte ancorché pensate con un approccio sistemico, di risolvere in un solo colpo tutti i problemi della scuola, dell’università e della ricerca.
Metteremo a segno un primo obiettivo con l’approvazione del decreto, come modificato in Commissione: altri ne restano da fare, lo sappiamo, ma saranno tanto più efficaci se frutto di un lavoro condiviso. “”””””

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