“Morire davanti al ministero per una malattia dimenticata”, di Adriano Sofri
Proviamo a fare a meno della retorica, e a dire la verità. Per esempio, che le persone che non sono malate, o non gravemente, pensano che i malati di malattie gravi e progressive siano un po’ meno vivi. Più vicini a morire, dunque sempre meno vivi e poi quasi morti… La morte di Raffaele Pennacchio costringe a ripensarci. O piuttosto la vita. La forza può consumarsi, le abilità venir meno, ma la soglia fra la vita e la morte resta netta, e prima che sia varcata la vita è intera, anche in una carrozzella e col respiratore. Il dottor Pennacchio è morto come si muore dalla parte giusta in una guerra giusta, in un’epoca in cui guerre giuste non ce ne sono più. È morto battendosi, con il coraggio e la tenacia che vengono dalla buona ragione. La sua vita di ieri non era dunque minore, anzi specialmente preziosa ed efficace. La grandissima maggioranza degli italiani avrà saputo solo così che tra i malati di Sla, che sono migliaia, molti si battono da anni facendo …