“Se la destra non archivia il Cav”, di Michele Ciliberto
La Corte di Appello di Milano ha stabilito in due anni il periodo di interdizione di Silvio Berlusconi dai pubblici uffici. Questo, come recitava uno spot del governo di centrodestra alcuni anni fa, è un fatto, che si aggiunge ad altri due fatti: la condanna della Corte di Cassazione per frode fiscale; il voto di fiducia al governo Letta il 2 ottobre quando Berlusconi, in seguito alla presa di posizione dei ministri del Pdl, fu costretto a rimangiarsi la decisione di fare cadere l’esecutivo. In qualunque altro Paese si prenderebbe atto di questi fatti e si aprirebbe una nuova pagina nelle politiche del centrodestra italiano, chiudendo una stagione ventennale. Invece, come si vede dalle prime reazioni, i pretoriani di Berlusconi – anche quelli che se ne differenziano nel giudizio sul governo – hanno subito cominciato a parlare di persecuzione giudiziaria, di condanne ad personam, di agibilità politica che va comunque garantita al loro capo. È singolare ma non stupefacente, che in questa protesta si distinguano soprattutto le cosiddette colombe, quelli cioè che lo hanno «tradito» …