Quando scrisse il suo testamento nel 1895, un anno prima di morire a Sanremo, Alfred Nobel si raccomandò: «Investimenti sicuri e senza rischio». Un secolo dopo, il tesoretto lasciato dal ricco chimico svedese è ancora nelle casseforti della fondazione di Stoccolma. Si tratta di 31 miliardi di corone dell’epoca, l’equivalente di 1,7 miliardi di corone attuali, quasi 194 milioni di euro. In tutti questi decenni, i ricavi finanziari del patrimonio di Nobel sono serviti a finanziare il lavoro di 829 laureati, personalità che si sono “distinte”, secondo il testamento, nella fisica, la chimica,
la letteratura, la medicina, l’economia e la promozione della pace.
Eppure la crisi bussa anche alla porta dei Nobel. A lanciare l’allarme è Lars Heikensten, ex governatore della banca centrale svedese che dal 2011 è alla guida dell’omonima fondazione. La gloriosa istituzione non è ancora in bancarotta, tutt’altro, però comincia a preoccuparsi di come salvare il suo patrimonio in un’epoca in cui le Borse crollano, i fondi di investimento prendono rischi sconsiderati, i titoli di Stato
non sono più una garanzia, la speculazione immobiliare galoppa.
L’oculata gestione finanziaria della fortuna di Alfred Nobel, proprio come lui aveva chiesto nelle sue ultime volontà, è riuscita a passare indenne attraverso guerre e carestie del Novecento. Il chimico svedese divenne ricco inventando la dinamite e, forse per farsi perdonare, decise di premiare la genialità umana in forme meno bellicose. Anche se non sono mancate polemiche in passato su alcuni laureati, il nome di Nobel continua a essere associato al massimo riconoscimento in varie discipline umanistiche e scientifiche.
Ma il terremoto dei subprime, che dal 2008 ha mandato in crisi il sistema finanziario occidentale, è arrivato anche nella benestante Stoccolma. La fondazione ha dovuto tagliare del 20% il valore dei premi versati ai vincitori. L’assegno che sarà consegnato ai laureati
il prossimo 10 dicembre è sceso a 900mila euro. Anche il celebre banchetto organizzato a Stoccolma per 1.300 ospiti sarà all’insegna del risparmio. Le spese per la cerimonia, a cui partecipa la famiglia reale svedese, devono essere ridotte di un quinto.
È il momento dell’austerity. Ma i risparmi potrebbero non bastare per mantenere integro il tesoro di Nobel. La fondazione, che per decenni è stata autonoma finanziariamente, comincia a pensare a una campagna di raccolta fondi. Lo ha confermato Heikensten all’agenzia Bloomberg. «Per adesso — spiega il direttore — la fondazione non pensa a finanziamenti privati, ma è probabile che dovremo studiare l’ipotesi nei prossimi anni». Una piccola rivoluzione per un’istituzione fiera della sua indipendenza, garanzia di neutralità nella scelta dei laureati. «Qualsiasi donazione dovrà prima essere esaminata attentamente», aggiunge Heikensten.
Per la prima volta nella sua Storia, la fondazione non ha certezze sul suo futuro. «Nel mediolungo periodo sarà difficile risparmiare di più e mantenere i costi al livello attuale» continua Heikensten che pensa anche di aumentare lo sfruttamento commerciale del marchio. A Stoccol-
ma è già in costruzione una museo più grande di quello attuale, sull’isola Blasieholmen: aprirà nel 2018 ed è stato finanziato in gran parte da donatori privati. Finora i ricavi finanziari sono sempre stati sufficienti per mandare avanti l’attività dei Nobel, anche grazie anche all’esenzione fiscale concessa dal governo nel 1946. Il 94% del patrimonio della fondazione è ancora basato sulla donazione originale fatta da Nobel. Il 51% è stato investito in azioni, il 16% in polizze assicurative a rendimento fisso e il 33% in altre forme di investimento. Con l’attuale crisi, però, i dividendi finanziari diminuiscono e c’è il rischio di dover intaccare il bottino originale. Per evitare che ciò accada, la fondazione potrebbe rivolgersi a investitori istituzionali, charities, grandi mecenati. Non è neppure esclusa una campagna di crownfunding, facendo un appello online per microdonazioni di privati cittadini, felici sostenere i valori rappresentati dalla prestigiosa onorificenza. Una gigantesca colletta per salvare l’onore dei Nobel: magari l’idea sarebbe piaciuta al vecchio chimico svedese.
La Repubblica 18.10.13