Sarà l’ossessione dell’audience a tarpare le ali a Rai Teatro? Il nascente canale della televisione pubblica dedicato allo spettacolo dal vivo rischia un palinsesto dove la vocazione di rete tematica è ibridata con le oramai trite pulsioni generaliste. Il tutto avviene mentre la Rai attraversa un momento cruciale, alle prese con un ristrutturazione profonda, dove concezioni diverse del ruolo della televisione si fronteggiano. Ecco che allora «l’Unità», dopo aver fatto propria un’idea di Franco Scaglia rilanciandola in estate con una campagna stampa che aveva posto al centro dell’attenzione Rai teatro, ora rilancia proponendo Rai scienza, un altro canale tematico che nel nostro paese ancora non esiste. «Sarebbe di grandissima utilità spiega il professore Giovanni Bignami, uno dei nostri maggiori astrofisici da decenni impegnato nella divulgazione e comunicazione scientifica attraverso la televisione -, per mostrare ogni giorno come la scienza sia parte della cultura».
Ma andiamo con ordine: sull’onda della campagna de «l’Unità», il 19 settembre ufficialmente nasce Rai teatro, un canale tematico dedicato allo spettacolo dal vivo. In pri- mis teatro, di parola e musicale opera, musical, danza, ma anche concerti, e un occhio ben aperto sull’arte contemporanea che spinge verso le arti sceniche, con la performance o l’installazione. Sulle orme di Rai cinema che produce film, anche Rai teatro dovrebbe coprodurre, acquistando i diritti per la riproduzione televisiva. Senza dimenticare la sfida sui linguaggi televisivi, per reinventare un modo di portare il palcoscenico dentro il piccolo schermo, cosa tutt’altro che scontata. Per la Rai sarebbe un’impennata d’orgoglio, per ritrovare la sua missione di servizio pubblico e non di brado animale da audience.
Voci insistenti raccontano un diverso retroscena: dai potenti uffici della Rai preposti al palinsesto arriverebbero preoccupazioni sugli ascolti, o meglio sulla eventualità che si rivelino bassi. Si spingerebbe verso una programmazione chimera essere mitico con parti del corpo di diversi animali: alla originale vocazione tematica di Rai teatro sarebbero mischiate le vecchie e un po’ opache pulsioni generaliste tipiche di una televisione del passato. I timori sull’audience potrebbero apparire in parte giustificati, all’insegna di quel realismo che nel recente passato ha spinto la Rai a creare una serie di canali digitali un po’ blend. Ma più che a un malinteso realismo, occorre far appello a un sano senso della realtà, visto che proprio questi canali ibridi non hanno poi raggiunto gli ascolti sperati. Snaturare un progetto dalla forte vocazione innovativa come Rai teatro in nome di una audience assai dubbia, è privo di senso.
Dalla Rai per ora bocche cucite: occorre tenere presente che la televisione pubblica italiana sta attraversando un momento critico, con l’intera scuderia dei canali digitali, (i vari movie, gold, sport 1 e sport 2, Rai 4) da ridisegnare in profondità. In particolare ballano Rai sport 1 e 2, davvero un eccesso di zelo dedicare due canali alle attività sportive e ora il secondo rischia di trasmettere solo il sabato e la domenica. Ma un canale muto 5 giorni su 7 ha un senso veruno? Sarebbe invece l’occasione per creare finalmente un canale tematico dedicato alla scienza.
Accademico dei Lincei, presidente dell’Istituto Nazionale di Astrofisica, insignito con numerose onorificenze internazionali per le sue ricerche e scoperte, Bignami è uno scienziato che non ha paura di sporcarsi le mani con la televisione, sulle orme dell’alta divulgazione scientifica: «Di un canale dedicato alla scienza spiega c’è un gran bisogno nel nostro paese, e in questo la BBC insegna, ma anche altri paesi come la Francia o la Germania. Dunque una bellissima idea, anche perché la Rai può fare molto meglio di National Geographic, Sky e così via». Oggi non deve poi sfuggire come proprio questi paesi, dove la cultura e dunque anche la scienza sono incentivati, la crisi economica morde di meno: «L’innovazione viene direttamente dalla scienza insiste Bignami -, come i CCD, quei chip con cui tutti oggi fanno fotografie dal cellulare e che nascono per le ricerche astronomiche. Proprio in momenti come questo si ha più bisogno della scienza». Che taglio dare a un canale scientifico? «Il compito della televisione pubblica è di far crescere gli italiani, come ha detto la presidente della Rai Anna Maria Tarantola con cui sono pienamente d’accordo. Le reti commerciali, con cui ho anche collaborato, fanno ottimi prodotti, ma non sfuggono a una logica d’abbonamento. La Rai ha capacità produttive eccellenti, come ho potuto constatare realizzando una serie di 8 puntate di Il mistero delle sette sfere, che prende le mosse dal mio ultimo libro con lo stesso titolo. Semmai il problema è dove trasmetterlo, perché questo ciclo andrà su Rai scuola, ma è rivolto a un pubblico non solo di studenti». Dunque l’esigenza di un canale scientifico è reale: «Per raccontare la scienza in maniera rigorosa e soprattutto divertente», conclude lo scienziato.
Per ora di certo e di nuovo ci sarebbe solo Rai teatro, che sarà presentata al ministro per i Beni e le Attività Culturali Massimo Bray, il 30 ottobre. Ma prima di quella data è decisiva la riunione di oggi con il CdA, dove il direttore di Rai teatro Pasquale D’Alessandro presenterà e metterà a fuoco il progetto di palinsesto.
l’Unità 17.10.13