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«Il sistema rischia il collasso Insostenibili altri sacrifici», di Bianca Di Giovanni

«Qui è a rischio la sostenibilità del sistema». Vasco Errani, presidente della Conferenza Stato-Regioni, è appena uscito da una raffica di incontri con il ministro Delrio. Sulla Sanità le Regioni non arretrano neanche di un millimetro: lo hanno fatto capire negli ultimi giorni, insieme al ministro Beatrice Lorenzin. Anzi, aspettano che il ticket abolito venga sostituito con due miliardi di trasferimenti. Le Regioni hanno appena fatto un accordo positivo con il governo sull’ utilizzo dei fondi strutturali per il 2014-2020. Il clima è mite, ma intanto dal Tesoro filtrano notizie allarmanti. «Sulla Sanità non sono possibili altri tagli. Le notizie che sono uscite in queste ultime ore ci confortano e sono il segno positivo dell’ ascolto da parte del governo delle nostre posizioni – dichiara il presidente dell’Emilia Romagna uscendo da Palazzo Chigi – Significa che il fondo 2014 per la sanità dovrà passare da 107,9 miliardi di euro a 109,9 miliardi di euro ». Eppure le voci (e le carte) dicono altro.

Presidente, ma le ha viste le indiscrezioni. Nella bozza che circola in queste ore il taglio c’è, ed è anche pesante.

«Io sto a un comunicato del Tesoro che smentisce tutte le indiscrezioni circolate in queste ore. Resto a quel-o. D’altro canto di indiscrezioni ce ne sono sempre molte».

Sì, ma anche di smentite, che poi magari non sono proprio vere. Se quei numeri fossero confermati?
«Per me vale un elemento, che ho ripetuto in tutte le sedi. La Sanità ha già contribuito ai conti pubblici con 30 miliardi di euro negli ultimi anni. Su questo c’è un accordo con il governo, che ribadiva esattamente questo. Inoltre dovrebbero essere riconosciuti i due miliardi dei ticket: questo per noi è irrinunciabile. Anche perché questo ci è stato detto».
Altrimenti?

«Altrimenti è messo a rischio il governo del comparto, non è pensabile proseguire con il servizio».
Ma cosa dice il governo sui ticket?

«Dice che ci trasferirà i due miliardi che avrebbero dovuto arrivare da quella misura, giudicata incostituzionale dalla Consulta».

Sì, ma invece di nuovi trasferimenti arriva un taglio. Sembra quasi che lei non ci creda…
«Vedremo. Vorrei ricordare che lo stop a questo tipo di intervento non arriva solo da me. Arriva da tutti i governatori, dallo stesso ministro della Salute e da molti altri osservatori».

Le esigenze di finanza pubblica per l’esecutivo vengono prima di tutto… «Vorrei ricordare che su questo punto c’è stato un accordo prima dell’estate, mi piacerebbe che il governo tenesse fede a quell’accordo». E se non lo facesse?

«Si aprirebbe una situazione molto complicata. Il risultato sarebbe l’oggettiva impossibilità di concludere il patto della salute, significherebbe la paralisi del sistema, perché già oggi siamo oltre le nostre possibilità». Lei parla di 30 miliardi: in quanti anni? «Trenta miliardi sono i tagli stabiliti dal 2010 al 2015. Questo significa che già a legislazione vigente noi subiamo dei tagli. Se a questi se ne aggiungono anche altri, davvero la cosa diventa ingovernabile. Lo hanno detto tutti: la Corte dei conti, l’Ocse, l’Istat. Forse bisognerà pure ascoltare gli esperti, o no?»

Nella Sanità riuscite già a utilizzare i costi standard che si evocano da molto tempo?
«I costi standard li introdurremo gradualmente. Ma è impossibile affrontare questo passaggio con l’emergenza che incombe. Serve la sostenibilità. Anzi, per dirla ancora più chiaramente, serve il Patto della salute, e quindi la sostenibilità. Senza questi elementi, nulla è possibile». Quando vi vedrete di nuovo con il governo.

«Per ora non ci sono appuntamenti fissati. Aspettiamo domani l’esito del consiglio dei ministri, che speriamo ancora sia più positivo delle indiscrezioni di oggi (ieri, ndr). Dopodiché vorremo avere un confronto di merito con il governo sulle cifre, su ogni singola voce che si vuole toccare».

L’Unità 15.10.13