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“Femminicidio, c’è la legge. Vita dura per gli stalker”, di Franca Stella

Il disegno di legge a tutela delle vittime di maltrattamenti e violenza domestica è diventato legge. Il Senato ha approvato il testo definitivo con 143 i sì, 3 voti contrari e nessun astenuto. Il ddl sul femminicidio non punta solo sulla repressione, ma prevede anche risorse per finanziare un piano d’azione antiviolenza, una rete di case-rifugio e l’estensione del gratuito patrocinio. Il permesso di soggiorno potrà essere poi rilasciato anche alle donne straniere che subiscono violenza. Ecco i punti principali del testo.
Relazione affettiva. È il nuovo parametro su cui tarare aggravanti e misure di prevenzione. Rilevante sotto il profilo penale è da ora in poi la relazione tra due persone a prescindere da convivenza o vincolo matrimoniale (attuale o pregresso).
Nuove aggravanti. Il codice si arricchisce di una nuova aggravante comune applicabile al maltrattamento in famiglia e a tutti i reati di violenza fisica commessi in danno o in presenza di minorenni o in danno di donne incinte. Quanto all’aggravante allo stalking commesso dal coniuge, viene meno la condizione che vi sia separazione legale o divorzio. Aggravanti specifiche, inoltre, sono previste nel caso di violenza sessuale contro donne in gravidanza o commessa dal coniuge (anche separato o divorziato) o da chi sia o sia stato legato da relazione affettiva.
Querela a «doppio binario». Il dilemma revocabilità-irrevocabilità della querela nel reato di stalking è sciolto fissando una soglia di rischio: se si è in presenza di gravi minacce ripetute, ad esempio con armi, la querela diventa irrevocabile. Resta revocabile invece negli altri casi, ma la remissione può essere fatta solo in sede processuale davanti all’autorità giudiziaria, e ciò al fine di garantire (non certo di comprimere) la libera determinazione e consapevolezza della vittima.
Ammonimento. Il questore in presenza di percosse o lesioni (considerati «reati sentinella») può ammonire il responsabile aggiungendo anche la sospensione della patente da parte del prefetto. Si estende cioè alla violenza domestica una misura preventiva già prevista per lo stalking. Non sono ammesse segnalazioni anonime, ma è garantita la segretezza delle generalità del segnalante. L’ammonito deve essere informato dal questore sui centri di recupero e servizi sociali disponibili sul territorio.
Arresto obbligatorio. In caso di flagranza, l’arresto sarà obbligatorio anche nei reati di maltrattamenti in famiglia e stalking. Allontanamento urgente da casa. Al di fuori dell’arresto obbligatorio, la polizia giudiziaria se autorizzata dal pm e se ricorre la flagranza di gravi reati (tra cui lesioni gravi, minaccia aggravata e violenze) può applicare la misura dell’allontanamento con urgenza dalla casa familiare e del divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla persona offesa.
Braccialetto elettronico e intercettazioni. Chi è allontanato dalla casa familiare potrà essere controllato attraverso il braccialetto elettronico o altri strumenti elettronici. Nel caso di atti persecutori, inoltre, sarà possibile ricorrere alle intercettazioni telefoniche.
Obblighi di informazione. A tutela della persona offesa scatta in sede processuale una serie di obblighi di comunicazione in linea con la direttiva europea sulla protezione delle vittime di reato. La persona offesa, ad esempio, dovrà essere informata della facoltà di nomina di un difensore e di tutto ciò che attiene alla applicazione o modifica di misure cautelari o coercitive nei confronti dell’imputato in reati di violenza alla persona.
Case-rifugio. Finanziamenti in arrivo anche per i centri antiviolenza e le case-rifugio. Nel 2013 10 milioni di euro, 7 nel 2014 e altri 10 all’anno a partire dal 2015.
Soddisfatto il presidente del Consiglio Letta: «È un giorno davvero importante». Mentre per il telefono rosa è solo un «primo passo».

l’Unità 12.10.13

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“Un decreto per cominciare”, di Valeria Fedeli, Anna Finocchiaro

A GIUGNO ABBIAMO RATIFICATO LA CONVENZIONE DI ISTANBUL E IERI ABBIAMO APPROVATO LA CONVERSIONE IN LEGGE DI UN DECRETO CHE SARÀ UTILE PER CONTRASTARE IL FENOMENO DELLA VIOLENZA DI GENERE. Inutile negare che lo strumento del decreto legge e l’inserimento della normativa che riguarda la violenza contro le donne nel pacchetto sicurezza hanno fatto inizialmente percepire l’adozione delle misure più come risposta all’allarme sociale che come costruzione di una politica di prevenzione e contrasto del fenomeno strutturale e a lungo termine. Sarebbe stato meglio, si è detto, procedere con un progetto di legge che tenesse subito conto degli aspetti culturali e sociali della violenza contro le donne, perché è un fenomeno da contrastare proprio agendo prima di tutto sulle cause economiche, sociali e culturali.
Il decreto legge però, incide su una materia molto delicata, che deve tenere conto della normativa internazionale, in particolare della direttiva 2012/29/UE, relativa alle norme minime in materia di diritti, assistenza e protezione delle vittime di reato, e della Convenzione di Istanbul. In questa prospettiva, dunque, il Governo ha mantenuto l’impegno di un primo livello di attuazione della Convenzione e lo ha fatto con rapidità, cogliendo l’urgenza che deriva dalla nuova e maggiore consapevolezza del fenomeno della violenza di genere e dalla drammatica realtà che la cronaca ci consegna ormai quasi tutti i giorni.
In considerazione di questa urgenza, e dei tempi stretti di conversione del decreto, tempi che scadono il 14 ottobre, abbiamo scelto al Senato di approvare il testo arrivato dalla Camera senza ulteriori modifiche e rinunciando anche ad intervenire in Aula durante la discussione. Siamo consapevoli che il decreto è imperfetto ed è solo un primo passo e sappiamo che è necessario e decisivo poi agire su tanti altri fattori: culturali, economici, del lavoro, educativi, relativi sia al superamento delle discriminazioni, sia agli stereotipi e linguaggi di cui la violenza si alimenta.
Ma da questo decreto dovremo ripartire per attuare compiutamente la convenzione di Istanbul.
Dovremo, inoltre, in questo senso, continuare il lavoro di ascolto e condivisione con le associazioni, i centri antiviolenza e tutti i soggetti istituzionali che si occupano di violenza e prevenzione. È un lavoro che già ha permesso di modificare positivamente il decreto nella discussione fatta alla Camera : sul piano dei finanziamenti, sul potenziamento delle forme di assistenza, sul coinvolgimento degli enti locali e delle Regioni al fine di rendere omogenei gli interventi su tutto il territorio. E questo lavoro si è svolto attraverso la collaborazione tra deputate e deputati, ma anche attraverso una interlocuzione con quel ricco mondo che opera in questo campo fuori il Parlamento.
Approvato il decreto, l’obiettivo prioritario resta ora quello della soluzione dei conflitti nei rapporti uomo-donna attraverso il coinvolgimento della scuola, dei media, dei servizi territoriali, oltre che quello della previsione di azioni di recupero dei soggetti maltrattanti. Un obiettivo, quest’ultimo, che è stato condiviso da tutti nella discussione del decreto, permettendo di circoscrivere i limiti che erano emersi e di assumere una diffusa responsabilità per una pianificazione integrata e reticolare degli interventi da condividere tra istituzioni pubbliche, enti, presidi sanitari, associazioni, forze dell’ordine, operatori e operatrici sull’unico terreno davvero efficace, quello della formazione e della prevenzione.
Il confronto, l’ascolto, ma anche l’assunzione di responsabilità da parte del Parlamento, ci fa quindi dire che oggi è un altro buon giorno per le donne del nostro Paese e che abbiamo messo un ulteriore importante tassello per l’attuazione della Convenzione di Istanbul.
Abbiamo fatto un altro piccolo passo per eliminare tutti gli ostacoli che impediscono alle donne di non subire più violenze e discriminazioni e di godere dei diritti fondamentali alla vita, al rispetto della propria libertà e autonomia, all’integrità psicofisica, alla libertà di scelta, all’accesso alla giustizia, anche penale. Per adempiere all’obbligo istituzionale e morale di non considerare le donne vittime di violenza soggetti «deboli», ma soggetti «vulnerabilizzati» dalla violenza subita: le donne sono forti e dalla loro forza e libertà dipende un pezzo decisivo del futuro di tutti.
Per poter vivere in un paese civile, un paese davvero per donne e per uomini e, quindi, migliore per tutti.

L’Unità 12.10.13

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Femminicidio, arriva l’ultimo sì “Oggi le donne non sono più sole”, di MARIA ELENA VINCENZI

Nuove aggravanti, braccialetti elettronici, patrocinio gratuito alle vittime, tutele speciali, irrevocabilità della denuncia e fondi per un piano d’azione straordinario. Con 143 voti a favore, tre contrari e nessun astenuto, il decreto legge sul femminicidio è legge. Il Senato, anche se con qualche malumore, ha deciso di convertire la norma che prevede una stretta sulla violenza contro le donne. Il premier Enrico Letta parla di «giornata davvero importante». Esulta anche il vicepremier e ministro dell’Interno Alfano: «Da oggi le vittime della violenza non sono più sole».
Tre le aggravanti previste: quando la violenza è commessa ai danni del coniuge (anche se divorziato o separato) o del partner (anche se non convivente); quando la vittima è una donna incinta; quando il reato viene consumato in presenza di minori. Ancora, la nuova legge prevede l’allontanamento urgente dalla casa familiare, con il divieto di avvicinarsi ai luoghi frequentati dalla persona offesa, per chi viene colto in flagranza. Giro di vite anche sullo stalking: via libera a intercettazioni telefoniche e irrevocabilità della querela nei casi di minacce
gravi e reiterate. Per di più, i persecutori allontanati da casa potranno essere controllati grazie al braccialetto elettronico.
Repressione e tutela. La legge guarda anche alle vittime che potranno contare sul patrocinio gratuito e su una rete di case-rifugio. Alle donne straniere maltrattate verrà rilasciato un permesso
di soggiorno speciale. Le segnalazioni non potranno essere anonime ma i dati delle donne saranno coperti almeno nella prima fase del procedimento per evitare ritorsioni. Disposto anche un piano d’azione straordinario che prevede, per il 2013, un incremento di 10 milioni di euro del fondo per le politiche delle Pari
Opportunità.
Alla fine la lotta alla violenza sulle donne è diventata legge. La giornata non era partita nel migliore dei modi: i senatori erano indispettiti per il fatto che i deputati hanno inviato a palazzo Madama il dl a ridosso delle scadenza e, quindi, senza la possibilità di modificare in alcun modo il testo.
Testo che, peraltro, contiene solo 5 articoli su 11 sul femminicidio. «Siamo davanti all’alternativa se convertire un testo che ci è arrivato il 9 ottobre e scade il 14 malgrado ci siano degli errori o lasciarlo decadere – ha detto il presidente della commissione Giustizia Francesco Nitto Palma (Pdl) – La prossima settimana provvederemo ad inserire delle modifiche nel testo che stiamo esaminando sulla stessa materia in commissione. Qui siamo davanti al primo intervento di legislazione in materia penale fatto con un decreto legge». Mentre la presidente della commissione Affari Costituzionali, Anna Finocchiaro (Pd) ha criticato «presenza di norme disomogenee in violazione dei principi della Costituzione. È l’ultima volta che accettiamo qualcosa del genere». Un’incongruenza che ha spinto la Lega e Sel a non partecipare al voto.

La Repubblica 12.10.13

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