Al ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca avrebbero finalmente deciso – riconoscendo implicitamente i notevoli limiti del mastodontico servizio informativo interno (SIDI) – di venire a capo di un mistero che da tempo è senza soluzione per parlamentari, tecnici dello stesso dicastero e dell’Inps. Un mistero che non ha permesso fino ad oggi di trasformare in legge una proposta, sostenuta dalla stragrande maggioranza dei parlamentari, finalizzata a consentire al personale della scuola, che si riconosce nel movimento «Quota 96», di accedere al trattamento pensionistico di vecchiaia o di anzianità con i requisiti richiesti dalla previgente normativa previgente l’entrata in vigore del decreto legge 201/2011 (riforma Fornero). Per svelare il mistero, l’Istruzione ha indetto una raccolta telematica di adesioni degli eventuali interessati (nota prot. 2085 del 1° ottobre 2013), così da determinare una volta per tutte la platea. L’obiettivo è sapere quanti realmente siano i dirigenti scolastici, i docenti e il personale amministrativo, tecnico ed ausiliario che, alla data del 31 dicembre 2011, avevano maturato i requisiti della vecchia normativa. Quanti siano quelli che li hanno maturati entro il 31 agosto 2012 ed entro il 31 dicembre 2012. Quanti, tra quelli che li possiedono, sarebbero interessati a cessare dal servizio dal 1° settembre 2014. A causa della incertezza sui numeri il legislatore non è stato in grado di determinare gli oneri derivanti da un intervento normativo volto appunto a consentire l’uscita anticipara rispetto a quanto poi previsto dalla legge Fornero. In verità, una determinazione di costi è stata fatta, ma è tale da non consentire alla Ragioneria di certificare la sostenibilità finanziaria dell’operazione. Alla base della mancata certificazione, vi sono le stime dell’Inps: l’istituto guidato da Antonio Mastrapasqua ha indicato in 9 mila i docenti con i requisiti pre Fornero. Per il dicastero guidato da Maria Chiara Carrozza sarebbero molti di meno, e con il censimento on line si appresta a dimostrarlo.
I vecchi requisiti, come è stato più volte ricordato su queste pagine, sono: per accedere alla pensione di anzianità, 60 anni di età e 36 anni di anzianità contributiva o 61 anni di età e 35 di contribuzione o, indipendentemente dall’età anagrafica 40 anni di anzianità contributiva; per accedere alla pensione di vecchiaia, 65 anni per gli uomini e 61 per le donne, unitamente a non meno di 20 anni di contribuzione.
Coloro i quali siano in possesso dei requisiti anagrafici e contributivi previgenti la riforma Fornero, e volessero manifestare la volontà di cessare dal servizio, si legge nella nota ministeriale, devono presentare, entro il 15 ottobre, alla segreteria dell’istituto scolastico di servizio o, nel caso di personale collocato fuori ruolo, all’ufficio provinciale di propria competenza, una dichiarazione in forma cartacea in cui attestino di avere maturato i requisiti necessari e di volersene avvalere a decorrere dal 1° settembre 2014.
Opportunamente la nota precisa che una tale manifestazione di volontà non ha alcun valore di istanza di cessazione dal servizio, ma esclusivamente fini conoscitivi. La mancanza di una fissazione dei termini entro i quali le istituzioni scolastiche e gli uffici scolastici provinciali devono verificare l’effettivo possesso dei requisiti richiesti dagli interessati e trasmettere le dichiarazioni al SIDI non garantisce, purtroppo, il raggiungimento dello scopo in tempi brevi quali la situazione richiederebbe. Ancora una volta, pertanto, una apprezzabile iniziativa del dipartimento per l’istruzione, diretto da Luciano Chiappetta, viene lasciata nella indeterminatezza degli adempimenti ed affidata alla buona volontà di tutte le parti coinvolte. Per giovedì prossimo intanto è stato convocato dalla XI commissione della camera il Comitato ristretto. Obiettivo: verificare i profili di «Quota 96».
da ItaliaOggi 08.10.13
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