«Ho scelto la via del ritorno al giudizio del popolo non per i ‘miei guai giudiziari’ ma perché si è nettamente evidenziata la realtà di un governo radicalmente ostile al suo stesso compagno di cosiddette ‘larghe intese’». Silvio Berlusconi ufficializza così, in una lettera al settimanale ‘Tempi’ che sarà in edicola il 3 ottobre, il suo addio al governo.
PARTNER INAFFIDABILI
«Come può essere affidabile – si chiede Berlusconi – chi non riesce a garantire l`agibilità politica neanche al proprio fondamentale partner di governo e lascia che si proceda al suo assassinio politico per via giudiziaria?», attacca Berlusconi riferendosi a capo dello Stato e presidente del Consiglio.
PD IRRESPONSABILE, COMPRESO RENZI
«Il Pd (compreso Matteo Renzi) ha tenuto un atteggiamento irresponsabile soffiando sul fuoco senza dare alcuna prospettiva politica: pur comprendendo tutti i rischi che mi assumo, ho scelto di porre un termine al governo».
GIUDICI POLITICIZZATI
Nonostante la disponibilità del Pdl a garantire la sopravvivenza di governo guidati da personalità estranee «i settori politicizzati della magistratura sono pervenuti a un`incredibile, ingiusta perché infondata, condanna di ultima istanza nei miei confronti. Ed altre manovre persecutrici procedono in ogni parte d`Italia».
ABBIAMO CONTRIBUITO AD AIUTARE LA NAZIONE
«Abbiamo contribuito, contro gli interessi elettorali del centrodestra, a sostenere – spiega – governi guidati da personalità estranee, talvolta ostili, al nostro schieramento. Abbiamo dato così il nostro contributo perché la nazione tornasse a respirare, si riuscisse a riformare lo Stato, a costruire le basi per una nostra più salda sovranità, a rilanciare l`economia. Con il governo Monti le condizioni stringenti della politica ci hanno fatto accettare provvedimenti fiscali e sul lavoro sbagliati. Con il governo Letta abbiamo ottenuto più chiarezza sulle politiche fiscali, conquistando provvedimenti di allentamento delle tasse e l`impostazione di una riforma dello Stato nel senso della modernizzazione e della libertà».
L ETTA HA USATO IVA COME RICATTO
Premette di voler recuperare «quanto di positivo è stato fatto ed elaborato (per esempio in tema di riforme istituzionali) da questo governo», ma Silvio Berlusconi torna a spiegare anche di non averlo più voluto sostenere «quando Letta ha usato l`aumento dell`Iva come arma di ricatto nei confronti del mio schieramento, ho capito che non c`era più margine di trattativa».
NON C’E’ STATA COLLABORAZIONE
Un giorno, ribadisce nella lettera a ‘Tempì che «io per primo ho voluto per il bene dell`Italia e che io per primo non avrei abbandonato se soltanto ci fosse stato modo di proseguire su una linea di fattiva, di giusta, di leale collaborazione».
TORNIAMO AL VOTO
Ma così non è. «Quando capisci – scrive ancora Berlusconi – che l`Italia è un Paese dove la libera iniziativa e la libera impresa del cittadino diventano oggetto di aggressione da ogni parte, dal fisco ai magistrati; quando addirittura grandi imprenditori vengono ideologicamente e pubblicamente linciati per l`espressione di un libero pensiero, quando persone che dovrebbero incarnare con neutralità e prudenza il ruolo di rappresentanti delle istituzioni pretendono di insegnarci come si debba essere uomini e come si debba essere donne, come si debbano educare i figli e quale tipo di famiglia devono avere gli italiani, insomma, quando lo Stato si fa padrone illiberale e arrogante mentre il governo tace e non ha né la forza né la volontà di difendere la libertà e le tasche dei suoi cittadini, allora è bene che la parola ritorni al nostro unico padrone: il popolo italiano».
IO NON HO MAI AVUTO AIUTI DI STATO
«Berlusconi non è uno di quegli imprenditori fasulli che ha chiuso fabbriche o ha fatto a spezzatini di aziende per darsi alla speculazione finanziaria. Berlusconi non è uno di quelli che hanno spolpato Telecom o hanno fatto impresa con gli aiuti di Stato». Lo scrive Silvio Berlusconi in una lettera a ‘Tempì che sarà in edicola il 3 ottobre. «Berlusconi è uno dei tanti grandi e piccoli imprenditori che al loro paese hanno dato lavoro e ricchezza- aggiunge- per questo, l’esempio e l’eccellenza di questa Italia che lavora dovevano essere invidiati, perseguitati e annientati (questo era l’obbiettivo di sentenze come quella che ci ha estorto 500 milioni di euro e, pensavano loro, ci avrebbe ridotto sul lastrico) dalle forze della conservazione».