Mese: Settembre 2013

“Sto dalla parte dei lavoratori la crisi può travolgere altre aziende”, di Roberto Mania

«La nostra prima preoccupazione sono i lavoratori », dice il ministro dello Sviluppo economico, Flavio Zanonato. La decisione dei Riva di mettere in libertà i 1.400 dipendenti degli impianti dell’acciaio non era affatto attesa. È arrivata improvvisa anche sul tavolo del governo. Appena tornato da L’Aquila, dove aveva partecipato ad un convegno, Zanonato si è chiuso nel suo ufficio in Via Veneto insieme al sottosegretario Claudio De Vincenti e al capo della task force per le crisi aziendali Giampiero Castano, per riaprire il dossier Ilva. Ha convocato i sindacati. Ha chiamato il presiedente dell’Ilva, Bruno Ferrante, e il commissario Enrico Bondi. Ha contattato il premier Enrico Letta, impegnato a Venezia nella trilaterale Italia, Slovenia e Croazia. Poi ha annullato il suo intervento alla festa della destra sociale di Atreju dove avrebbe dovuto parlare di crisi industriale. Il caso Riva è una nuova emergenza. Ministro, come giudica la decisione dei Riva? Una ritorsione, un ricatto nei confronti dei lavoratori, cioè la parte più debole, oppure una scelta obbligata di fronte al sequestro dei beni imposto dalla …

“Carrozza ha un’idea: aggiornamento obbligatorio per tutti i prof”, di Alessandro Giuliani

L’impressione, però, è che dopo le 24 ore d’insegnamento obbligatorio e l’orientamento post medie e superiori inserito tra le attività funzionali, ci ritroviamo di fronte alla terza proposta di incremento di lavoro a costo zero. Per il Ministro tra il corpo docente c’è già questa volontà: so che non ci sono opportunità, lo stipendio è molto basso e quindi sembra chiedere troppo, ma c’è l’esigenza. Per farlo servono strumenti accessibili a tutti e adeguati al sistema. L’impressione, però, è che dopo le 24 ore d’insegnamento obbligatorio e l’orientamento post medie e superiori inserito tra le attivit à funzionali, ci ritroviamo di fronte alla terza proposta di incremento di lavoro a costo zero. Cambiano i governi, ma continuano a fioccare le proposte di incremento degli impegni dei docenti a costo zero. Solo per rimanere agli ultimi mesi, nello scorso autunno ci aveva provato l’entourage dell’ex ministro Profumo con l’originale idea di portare orario d’insegnamento a 24 ore settimanali per tutti. Qualche settimana fa è toccato all’attuale responsabile del Miur, Maria Chiara Carrozza, impegnarsi a favore della …

“Povera Italia: così muore il lavoro”, di Rinaldo Gianola

All’improvviso sembra tutto inutile, banale, superfluo. Diventa fastidiosa la questione della decadenza di un senatore condannato, ci appare noiosa la diatriba democratica sull’ascesa di un giovane sindaco ai cieli della politica, risulta totalmente fuori luogo la vivace discussione sulla ripresa, le tasse e le ultime balle di Marchionne. All’improvviso la cronaca ci impone le vere emergenze di un Paese impoverito e sofferente: gli operai muoiono per l’ennesima esplosione di un silos e vengono buttati fuori dalla fabbrica per la vendetta di un famoso industriale, inquinatore e sfruttatore. È come se non cambiasse mai nulla. Quante volte abbiamo raccontato di operai dilaniati da un’esplosione, come è accaduto ieri ai due poveri lavoratori di Lamezia Terme? Quante volte ci siamo indignati e abbiano ascoltato le promesse di istituzioni e politici che non sarebbe più successo, che la strage sul lavoro sarebbe finita? Si muore in fabbrica e si perde il posto, tutto si tiene in un dramma silenzioso che continua, senza interruzioni, quasi che il destino dei lavoratori sia tragicamente segnato come ci hanno insegnato questi ultimi …

“La pelle degli operai”, di Adriano Sofri

“Se fossi il papa” – chi non comincia così, oggi. Se fossi il papa, visiterei le discariche dell’Ilva. Ma andiamo per ordine. Nel 2008, in cambio di qualcosa, i Riva padroni dell’Ilva diventarono, versando 120 milioni, il secondo azionista dell’Alitalia rattoppata, dopo Air France. Settantuno di quei milioni sono stati ora sequestrati dalla Guardia di Finanza, insieme al patrimonio che i Riva avevano scorporato dall’Ilva, per metterlo al riparo: il totale di questo secondo sequestro (il primo superava di poco il miliardo) è di 916 milioni di euro. Sono porzioni pazientemente stanate dalle proprietà Riva per coprire la cifra di 8,1 miliardi, fissata dalla magistratura come l’equivalente di quanto i Riva avevano sottratto al risanamento ambientale. “Riva Acciaio” ha annunciato ieri la chiusura di sette stabilimenti, Verona, Caronno Pertusella (Varese), Lesegno (Cuneo), Malegno, Sellero, Cerveno (Brescia) e Annone Brianza (Lecco), e due di servizi e trasporti (Riva Energia e Muzzana Trasporti), per un complesso di 1500 lavoratori. Ritorsione che vuol mettere questi lavoratori contro quelli dell’Ilva tarantina, e gli uni e gli altri contro Procura …

“La mobilitazione ha vinto. Niente asta per Suvignano”, di Silvia Gigli

Il grande pressing sul governo partito dalla Toscana all’indomani della decisione dell’Agenzia nazionale dei beni confiscati di metterla all’asta (era il 21 agosto scorso) e culminato nella grande manifestazione di domenica scorsa, ha avuto l’esito sperato. Ieri il viceministro dell’Interno Filippo Bubbico ha incontrato il presidente della Regione Toscana Enrico Rossi e con lui si è impegnato a modificare nel più breve tempo possibile la norma a cui aveva fatto riferimento l’Agenzia nazionale per i beni confiscati prendendo la decisione di vendere la tenuta, e renderla quindi compatibile con il progetto regionale di valorizzazione. Un progetto elaborato con le associazioni antimafia e gli enti locali che punta alla produzione agricola di qualità unita ad una serie di importanti attività sociali. «È un bellissimo risultato dice soddisfatto il presidente Rossi alla fine del lungo e proficuo incontro romano che conferma la sostenibilità e il valore sociale del progetto che abbiamo condiviso con gli enti locali interessati e con tante associazioni impegnate sul fronte antimafia. Vendere la tenuta avrebbe voluto dire correre il rischio di farla nuovamente …

“Quale dialogo sulle riforme”, di Massimo Luciani

L’articolo di Stefano Rodotà pubblicato su l’Unità invita a ricondurre al piano del confronto pacato e argomentato la discussione sulla revisione della Costituzione. È un dato positivo, perché non sempre è stato così, negli ultimi tempi. Lo dimostrano, fra l’altro, le oltre 400 mila adesioni all’appello di un noto quotidiano che proclama (nientemeno!) «non vogliamo la riforma della P2». E lo dimostrano il tono e il contenuto di alcune delle critiche rivolte al percorso di revisione che la Camera ha appena approvato. È stato detto, ad esempio, che oggi una revisione della Costituzione non sarebbe possibile perché dovrebbe costruirla un Parlamento delegittimato dall’essere stato eletto con una legge elettorale non solo impopolare, ma anche incostituzionale. Un ragionamento di questo tipo, però, deve essere conseguente: se legittimazione non c’è, non c’è per nessuna delle decisioni dell’attuale Parlamento, nemmeno per quelle – che so – in tema di imposizione fiscale o di ordine pubblico. Che facciamo, allora? Invitiamo gli italiani a non tenerne conto? Si è anche detto che una revisione concordata da Pd e Pdl sarebbe …

“Chi ha paura delle riforme”, di Michele Ainis

Il finimondo è un numero a tre cifre: 138. Scritto con un pennarello nero sulle mani sventolanti dei grillini, agitato come un altolà da quanti s’oppongono al disegno di riforma, o al contrario usato a mo’ di grimaldello per forzare la serratura della Costituzione. Sicché è guerra sulle regole, tanto per cambiare. Però stavolta la guerra investe il «come», non il «cosa». Perché l’articolo 138 detta le procedure per correggere la Carta. E perché in questo caso il Parlamento sta applicando il 138 per introdurre una procedura in deroga al medesimo 138. Da questa seconda procedura nascerà (forse) la riforma. Ma c’è già chi la reputa illegittima, al di là dei suoi eventuali contenuti. Per il metodo, prima ancora che nel merito. Cominciamo bene. Messa così, verrebbe da dire: lasciate perdere. Tornate alla via maestra del 138, senza cercare scorciatoie. E guardate alla sostanza, piuttosto che alla forma. Tanto più se la forma diventa un elemento divisivo, quando ogni riforma costituzionale andrebbe viceversa condivisa. D’altronde non è forse vero che l’articolo 138 incarna la sentinella …