“Perché da noi la crisi è più nera e la ripresa tarda”, di Carlo Buttaroni
Tra le grandi economie, l’Italia è l’unico Paese che quest’anno sarà ancora in recessione, con una riduzione del Pil dell’1,8%. Secondo le stime dell’Ocse, la Gran Bretagna, alla fine dell’anno, registrerà una crescita dell’1,5% (con un +3,7% nel terzo trimestre e +3,2% nel quarto), gli Usa dell’1,7% (+2,5% e +2,7%), la Germania dello 0,7% (+2,3% e +2,4%) e la Francia dello 0,3% (+1,4% e +1,6%). Anche se gli indicatori preannunciano che l’Italia sta lentamente uscendo dalla crisi, il vicecapo economista dell’Ocse, Jorgen Elm, ha voluto precisare che «ci sono una serie di cose che potrebbero succedere», difficili da prevedere e di cui non si può rendere conto nelle stime. Come, ad esempio, «il rischio politico» legato all’instabilità. E per quanto riguarda il nostro Paese, questa può essere considerata una constatazione più che una previsione. Un’instabilità che l’Italia rischia di pagare a caro prezzo. Il presidente del Consiglio Enrico Letta ha parlato di 1,5 miliardi da qui alla fine anno, per il possibile aumento dei tassi d’interesse causato dalla crisi politica. Una cifra che rap- presenta, …