Mese: Settembre 2013

“La badante di Bruxelles”, di Alberto Bisin

Il tema dei conti pubblici italiani e di conseguenza il nostro rapporto con l’Unione Europea si sta facendo sempre più delicato. L’Europa sembra sempre meno disposta ad accettare uno sforamento del nostro deficit pubblico e minaccia l’introduzione della procedura di deficit eccessivo. Il governo in realtà è sostanzialmente immobile, sia per ovvie ragioni politiche (l’affaire Berlusconi), ma anche perché non sembra sapere come trovare risorse per finanziare la cancellazione dell’Imu e la rinuncia all’aumento dell’Iva. Dovrebbe essere chiaro a tutti ormai che risorse, nel contenitore in cui il governo le sta cercando, non ve ne sono. A meno di un altro di quei giochi di prestigio in cui la politica italiana eccelle e di cui è meglio fare a meno: un aumento di una qualche altra tasse più o meno nascosta, un trasferimento fuori bilancio di una qualche spesa o una vendita fasulla di proprietà statali (alla Cassa Depositi e Prestiti di solito). È il contenitore ad essere sbagliato: risorse disponibili attraverso inasprimenti fiscali o tagli lineari alla spesa pubblica non ve ne sono più. …

“Brunetta: se il Governo tocca Imu e Iva, pronti a tagliare risorse all’istruzione”, da La Tecnica della Scuola

L’avvertimento del capogruppo Pdl alla Camera: se si fa il gioco delle tre carta, faremo ostruzione in occasione della conversione dei decreti cari al Pd su scuola, fondi allo spettacolo e stabilizzazione dei precari della PA. Ma la formazione dei giovani non era un terreno “franco”? Comincia ad essere messo in dubbio l’impegno preso in estate dal Governo sull’intoccabilità dei fondi destinati alla scuola. A far vacillare il patto preso tra i responsabili dell’Esecutivo Letta, sono le pressioni esercitate da alcuni parlamentari. Uno su tutti: il capogruppo Pdl alla Camera, Renato Brunetta. Che tira in ballo i risparmi assicurati alla scuola per il timore crescente di assistere all’aumento dell’Iva e al pagamento dell’Imu su tutte le proprietà edilizie. “Non si faccia il gioco delle tre carte: l’Imu sulle prime case e sui terreni e fabbricati funzionali alle attività agricole non si deve più pagare e l’Iva non aumenta”, ha detto Brunetta. Per poi aggiungere: “se questo è il gioco di rimettere in discussione decisioni già prese, allora il Pdl denuncerà, in occasione della conversione, anche …

“Il Grande Minimizzatore e il massacro delle donne”, di Adriano Sofri

Ieri le cronache erano un camposanto di donne uccise. Di mattina, la rassegna di Radio 3 e la discussione di “Tutta la città ne parla” rimettevano a confronto l’allarme per le violenze contro le donne e il femminicidio con la minimizzazione. La minimizzazione è brutta, presume a torto di avere i fatti dalla sua, e non ha capito. A Ferragosto il ministero dell’Interno ha comunicato i dati sulla criminalità. Circa il 30 per cento degli omicidi commessi in Italia, ha detto il ministro, ha come vittime le donne. I giornali hanno scelto questa frase per intitolare (Il totale era di 505 omicidi). Poi ho letto commenti come questo: “Ma allora il 70 per cento degli ammazzati sono uomini! E parlano di femminicidio”. Naturalmente, le cifre rilevanti riguardano il confronto fra il numero di uomini uccisi da donne, e il numero di donne uccise da uomini. Un uomo ucciso da un uomo è senz’altro un maschicidio, anzi doppio, perché è maschio l’autore e la vittima. E nessuno si sognerebbe di chiamare femminicidio l’uccisione di una donna …

“Scuola, i nodi irrisolti del sistema di valutazione”, Benedetto Vertecchi

Che i problemi della valutazione coinvolgano profondamente chiunque, in un modo o nell’altro, sia interessato all’attività educativa è del tutto comprensibile. E non è qualcosa che avvenga solo in Italia. Anche se spesso le polemiche si rinfocolano in concomitanza con interventi, o annunci d’interventi, che confliggono con le interpretazioni e gli atteggiamenti individuali o di gruppi, la reattività ha origine dall’interiorizzazione di esperienze educative che, proprio in relazione al modo in cui sono state valutate, hanno assunto determinate caratteristiche ed hanno finito col segnare la rappresentazione dei fenomeni educativi. Quello della valutazione è dunque un problema nei confronti del quale ovunque si manifesta interesse. Il fatto è, tuttavia, che quando in Italia ci si confronta sulla valutazione si rivelano limiti culturali che sono propri delle condizioni che hanno caratterizzato lo sviluppo del nostro sistema scolastico. Sono limiti che hanno come conseguenza la riduzione del significato della valutazione all’apprezzamento delle conoscenze acquisite dagli allievi, o comunque a tratti del loro comportamento strettamente riferiti all’esperienza scolastica. In breve, siamo di fronte a una sineddoche: un concetto in …

“Lettera aperta alla Ministra dell’Istruzione Maria Chiara Carrozza”, da Se non ora quando – Factory

Gentile Ministra Carrozza, siamo un gruppo di donne che insieme ad altre hanno organizzato la giornata del 13 febbraio 2011, giornata che è rimasta nel cuore di tutte. Le confessiamo che il grande successo di quella manifestazione ci ha riempito di gioia, ma anche ci ha lasciate sgomente dal senso di profonda e drammatica necessità che tante donne portavano nelle piazze, necessità e urgenza di cambiamento, di ossigeno. Ricorderà che in quel periodo le nostre istituzioni, il Parlamento, si trovavano impantanati in storie ridicole trasformate in affari di Stato, si votava sulla nipote di Mubarak. Questa nostra presentazione non serve per farci grandi, ma per poter meglio far comprendere che da quel giorno la necessità e l’urgenza di cambiamento non ci hanno più abbandonate e sono diventate per noi interrogazione quotidiana. Una lettera alle istituzioni di questi tempi è inusuale, troppo divaricata è infatti la forbice tra governanti e governati, troppa sfiducia, troppo sospetto, troppa estraneità. Ma questo non vale per Lei, signora Ministra. A parte la stima grande per la sua storia di scienziata, …

“La battaglia dell’Iva allo scontro finale, ma è solo una questione di tempo”, di Raffaella Cascioli

La sterilizzazione dell’aumento dell’Iva sembra ormai giunta al termine in uno psicodramma collettivo. Tra il grido dall’allarme dei commercianti e degli agricoltori che temono un ulteriore crollo dei consumi e gli inviti, più o meno ultimativi, dei due principali partiti di maggioranza, il governo entro la settimana deve sciogliere un nodo che con il passare dei giorni diventa sempre più stretto. Tanto più che la battaglia sull’Iva, intrecciata a filo doppio in questo inizio d’autunno con la partita dell’Imu 2013, ha problemi di copertura vista l’impossibilità per il governo e, in particolare, per il ministro dell’economia Fabrizio Saccomanni di reperire le risorse necessarie da qui a fine anno per cancellare il saldo Imu (2,3 miliardi), congelare per l’ultimo trimestre l’aumento Iva (1 miliardo), rifinanziare la Cig in deroga (5-600 milioni) e le missioni di pace. E così a legislazione vigente a partire dal prossimo primo ottobre l’aliquota ordinaria Iva aumenterà dal 21 al 22% portando l’Italia a detenere il triste primato della percentuale più alta d’Europa. Tuttavia, sarebbe sbagliato non ricordare che l’aumento dell’Iva, la …

“Riforme, diario di un saggio”, di Marco Olivetti

Dopo la conclusione dei lavori della Commissione per le riforme istituzionali, il mio bilancio personale è nel complesso positivo, sia dal punto di vista del metodo di lavoro, sia per quanto riguarda alcune delle proposte riassunte nel documento finale. Il metodo anzitutto: la Commissione ha costruito degli itinerari di riflessione attorno alle grandi questioni costituzionali aperte: la riforma del bicameralismo, la correzione del titolo V, la forma di governo e il sistema elettorale. Lo ha fatto con il metodo della democrazia deliberativa, rinunciando a votare e cercando di far coagulare il consenso attorno ad alcune proposte, registrando le alternative e i dissensi. Abbiamo iniziato i nostri lavori quasi come se fossimo stati program- mati per dividerci sulla forma di governo, un po’ come quei laptop cinesi che hanno un chip che li porta a rompersi dopo qualche anno. Per questo la forma di governo e la legge elettorale sono state messe alla fine dei nostri lavori, anche per consentire uno spirito meno conflittuale su temi come il bicameralismo e il regionalismo, che si ritenevano meno …