Alla scuola materna avevano deciso di passarci su. Sopportare la convivenza dei loro figli con un bambino autistico. Quando però l’hanno ritrovato tra i banchi della classe elementare con la prospettiva di cinque anni insieme, hanno deciso di risolvere il loro “problema” in maniera radicale: chiedere alla direttrice scolastica, e poi insistere anche con l’intervento di “persone influenti”, di cambiare sezione ai loro bambini. Pretesa comune ai genitori di sei piccoli alunni della scuola “Gennaro Sequino” di Mugnano, comune a Nord di Napoli. Richiesta subito respinta dalla responsabile che però, proprio a causa delle pressanti sollecitazioni, si è vista alla fine costretta a dare il benestare per il trasferimento dei sei alunni in altre scuole. Con una nota dolorosa che difficilmente il papà e la mamma del bambino affetto dalla sindrome di Kanner — che ha sei anni e che chiameremo Antonio — potranno dimenticare: durante una delle visite del gruppo di genitori alla direttrice scolastica si trovavano nella segreteria e hanno sentito tutto di quelle richieste “causate” dalla presenza del loro bambino.
Un caso chiuso — almeno sulla carta — con la fuga di sei bambini da un compagno disabile. Una fuga che i genitori dei sei trasferiti giustificano come una necessità perché preoccupati per le ripercussioni sotto il profilo puramente didattico e per le difficoltà, in presenza di un alunno con disabilità, a portare avanti il programma di studio. Vicenda però tutt’altro che finita sul fronte delle polemiche che sta provocando e che paradossalmente riguarda «una scuola — spiega l’assessore all’Istruzione di Mugnano, Anna Iacolare — che ha circa cinquanta casi di bambini con disabilità ma dove non si era mai verificato prima un episodio di intolleranza tale da lasciare sconcertati ». Così se i genitori di quei sei alunni hanno ottenuto quello che volevano, si apre il dibattito nell’istituzione scuola e nel mondo delle associazioni, a cominciare dal pensiero del ministro dell’Istruzione Maria Chiara Carrozza, che dichiara subito la sua solidarietà alla dirigente scolastica Maria Loreta Chieffo e alla famiglia di Antonio. «Vogliamo capire meglio quello che è accaduto — spiega il ministro — Ma la soluzione non può essere quella di cambiare sezione perché c’è in classe uno studente disabile. Questi sono episodi spiacevoli sui quali servirebbe un serio dibattito pubblico, perché certi comportamenti danneggiano gli italiani e la scuola tutta. Oggi il ministro sentirà al telefono la direttrice scolastica, che per parte sua ha già inviato una dettagliata relazione sull’accaduto all’Ufficio scolastico regionale della Campania. «La scuola è integrazione — commenta il dirigente, Diego Bouchè — È vivere tutti insieme. Bene ha fatto la dirigente scolastica a non acconsentire al trasferimento in altre sezioni degli alunni». Dal punto di vista pratico Bouché si sta già muovendo per capire se c’è la necessità di aumentare alla elementare “Sequino” il numero degli insegnanti di sostegno «sempre nell’ottica di venire incontro alle esigenze della scuola».
Si scatenano anche le associazioni, cresce il dibattito sui social network. L’associazione “Tutti a scuola”, che sottolinea il grande momento di sofferenza per la famiglia del bambino disabile. E il promotore Toni Nocchetti rivolto ai genitori dei bambini in fuga: «Non sanno di avere in classe qualcuno che è una risorsa per i loro ragazzi. Io, che non ho figli disabili, so quanto possano arricchirsi dal fatto di non essere soli. L’ingresso di quel ragazzo era stato preparato come sarebbe dovuto essere? Si è fatta una riunione per far incontrare i genitori e chiarire tutto?». Un episodio comunque «incivile » per Gianluca Nico-letti, autore del libro “Una notte ho sognato che parlavi” in cui racconta la sua esperienza di padre di un bambino autistico: «Se c’è stata una scellerata chiamata alle armi con la scelta collettiva di spostare dalla scuola i propri figli, sarebbe disgustoso. Qualcosa che dimostra una arretratezza culturale estrema e significherebbe che nessuno si è posto il problema di questo ragazzo e della famiglia».
La Repubblica 23.09.13