È bastata una nuotata in allegria per fermare i bisonti del mare. Per tenere incatenate le grandi navi alle banchine, con i passeggeri che non capivano i motivi dei ritardi nelle partenze, e i veneziani, per una volta vittoriosi, che facevano festa sulla riva delle Zattere sotto un sole tropicale. Inneggiando, tra fischietti, trombette, tamburelli, pentole, bandiere, “ombre” di vino e canzoni degli anni Sessanta, ai trenta coraggiosi che si erano buttati nelle acque tumultuose del canale della Giudecca per impedire per un paio d’ore con i loro corpi il passaggio delle grandi navi, armati solo di ciambelle salvagente, materassini e paperette gonfiabili.
È stata una festa, riuscitissima, più che una protesta, quella messa in scena ieri dal comitato “No grandi navi”, che raccoglie centinaia di cittadini veneziani di ogni età, condizioni e colore stanchi dello sfruttamento turistico cui è sottoposta la città, esponenti delle società remiere, delle associazioni ambientaliste, dei centri sociali. La giornata infatti era di quelle da record. In negativo: 11 grandi navi, più 5 navi da crociera e 2 traghetti sotto
le 40mila tonnellate, per un totale di 18 navi in un solo giorno, che vogliono dire 36 passaggi nel bacino di San Marco tra arrivi e partenze. Una cifra pazzesca. Che nell’intero week-end arriva alla bellezza di 27 navi in tre giorni. “Una follia”, secondo il comitato. «Numeri nella norma, nessun evento eccezionale», minimizza il presidente del terminal passeggeri, Sandro Trevisanato.
La battaglia era cominciata la mattina. Mentre entravano tranquille nel porto la Splendor of the seas, la Seabourn Odyssey, la Norwegian Jade, la Queen Victoria, la Royal Clipper e la Msc Divina, navi lunghe 300metri e alte più del campanile di San Marco, quelli del comitato “No navi”, un centinaio, con tute e mascherine bianche, andavano a smantellare, con una manovra diversiva, la “Welcome Area” dei croceristi all’aeroporto Marco Polo di Tessera: portavano fuori tavoli, sedie e attrezzature, e sigillavano gli uffici con un nastro bianco e rosso. Nessun danno. “Stop cruises, save the lagoon”, avevano scritto su uno striscione. Intanto cominciava la festa a San Basilio, sulla riva delle Zattere, vicino al porto da dove partono le grandi navi, che è durata fino a sera. Musica, gazebo, punti di ristoro, giochi per i bambini. «Mettendo la navi in fila, è come se passasse un muro di ferro lungo tre chilometri — spiegava Silvio Testa, vogatore, ex giornalista, portavoce del comitato — 772mila tonnellate di stazza lorda,
20mila passeggeri, 8mila membri d’equipaggio, tutti concentrati in un colpo solo: fanno la metà dei cittadini veneziani. Senza contare l’inquinamento dell’aria, i disturbi per il rumore, l’erosione dei fondali per il movimento delle eliche».
Che siano troppe 410 grandi navi l’anno che passano davanti a San Marco, in una città come Venezia più fragile di un merletto, come il fatto che siano troppi anche 25 milioni di turisti, lo racconta una signora che va in giro con un grande cartello appeso al collo, che dice tutto: “Venezia muore di turismo”. E si accoda alla protesta, un po’ a sorpresa, anche il governatore leghista del Veneto Luca Zaia, che battezza il passaggio delle grandi navi come “una schifezza immonda”, e dice che è un problema da risolvere velocemente, badando però a non colpire l’occupazione del settore (5mila addetti). Lo “stop immediato” alle grandi navi lo chiede anche il sottosegretario ai beni culturali Ilaria Borletti. Intanto l’assessore all’ambiente Gianfranco Bettin dispone il monitoraggio dei fumi emessi dalle ciminiere delle navi e la misurazione dell’inquinamento acustico. E il sindaco Giorgio Orsoni sbotta: «L’ora delle decisioni è arrivata, le grandi navi devono andarsene al più presto».
«Cacciamole giocando», dicono i trenta nuotatori «selezionati dal comitato dopo prove durissime», che hanno avuto la trovata di “rispondere con un sorriso” all’ “insulto” del passaggio delle grandi navi. Quando si tuffano in acqua alle quattro del pomeriggio dalla riva delle Zattere, cuffia arancione per essere ben visibili, e mute da sub per resistere in acqua il più a lungo possibile, le forze dell’ordine, che si aspettavano un corteo di barche, rimangono sorprese.
I gommoni della polizia, dei carabinieri, dei vigili urbani e della Guardia di finanza, non sanno bene cosa fare. Li controllano a distanza. I nuotatori, tra cui Tommaso Cacciari, nipote dell’ex sindaco, trascinano cordoni di palloncini colorati e si esibiscono in vari, e approssimativi, stili di nuoto. Si distendono lungo il canale, tra le Zattere e la Giudecca, impedendo il passaggio. Le navi decidono di rinviare la partenza. Si fermano anche i vaporetti. Viene dato l’ordine di bloccare la circolazione. Sono costrette a rinviare la partenza la Seabourn Odyssey, la Azamara Quest, la Splendour of the seas, la Queen Victoria, la Azamara Journey, la Msc Divina, la Norwegian Jade, la Royal Clipper. Quando passano, che ormai è sera, dalle rive salutano. Ma da domani si ricomincia.
La Repubblica 22.09.13