In mezzo alle polemiche e alle turbolenze del momento, in pochi se ne sono accorti. Eppure il segnale più forte, in tema di cervelli che tornano, l’ha dato il 30 agosto il Presidente Napolitano, scegliendo quattro nuovi senatori a vita: Elena Cattaneo, Renzo Piano, Claudio Abbado e Carlo Rubbia. Nel loro curriculum ci sono premi, incarichi di prestigio e anni di lavoro all’estero. Oggi, sono eccellenze messe al servizio dell’Italia. La stessa traiettoria di ritorno è nella mente di tanti, emigrati all’estero per scelta e per necessità. E quasi sempre desiderosi di riprovarci nel Belpaese. I numeri lo confermano: gli italiani laureati che si ritrasferiscono a Sud delle Alpi sono oltre cinquemila ogni anno. Il problema è che il saldo è negativo, perché negli ultimi 10 anni si è impennato anche il dato di chi sceglie di partire. Sempre nel 2011, a lasciare il Paese con una laurea in tasca sono stati 10.643 italiani, in fuga da un mercato del lavoro che fatica ad assorbire personale qualificato.
Invertire la tendenza non è facile, ma – mentre ci troviamo a rincorrere crescita e ripresa – trovare un modo di far rientrare ricercatori, ingegneri, o antropologi capaci e con esperienze internazionali è sempre più una priorità. Per adesso, i passi più importanti sono stati fatti nell’ambito delle start up, con agevolazioni che hanno reso più facile aprire un’impresa innovativa anche in Italia.
«Su questo c’era un ritardo pazzesco rispetto ad altri Paesi, ma oggi abbiamo rimediato” – dice Stefano Firpo, capo della segreteria tecnica del Ministro dello Sviluppo -. Personalmente non credo sia un male poter “fuggire”, che ci siano talenti italiani che prendono un volo a 100 euro e riescono poi a farsi valere all’estero. Sarebbe folle mettere qualunque tipo di ostacolo o barriera in uscita. Si deve però aprire le porte ai talenti stranieri, fare in modo che anche l’Italia diventi terreno fertile per intelligenze ed energie, che attragga investimenti e singoli individui».
È questo l’obiettivo del pacchetto di riforme «Destinazione Italia», che sarà presentato tra pochi giorni e di cui Stefano Firpo è tra gli artefici: «L’Italia ha un appeal che definirei naturale, non è difficile convincere qualcuno a venirci, ma bisogna mettere tutto questo a frutto. E per l’immigrazione qualificata, proporremo procedure semplificate per chi ha bisogno di un visto, una corsia preferenziale per chi vuole aprire una start up o fare investimenti di altra natura».
La Stampa 17.09.13