“Chi non vuole le riforme”, di Carlo Galli
La riforma della Costituzione sta cominciando a muovere vivacemente le acque della politica. Ma in direzioni ben diverse. Da una parte, c’è la gazzarra del Movimento 5 Stelle, con quanto di goliardico, di provocatorio, di consapevolmente propagandistico vi è connesso. L’occupazione del tetto del Parlamento – con i deputati virtuosi vicini al Sole, mentre l’Aula soffoca, laggiù, nella palude partitica – è uno scadente gesto di dannunzianesimo in ritardo. La lotta politica si può svolgere – durissima – dentro le istituzioni; si può anche svolgere fuori dalle istituzioni, nelle piazze e nelle fabbriche; ma non si può svolgere contro le istituzioni. Non può ridicolizzare né offendere il Parlamento, nel quale, piaccia o no, proprio a norma di Costituzione si rappresenta la sovranità del popolo – con il corollario conseguente del mandato libero -. L’amore per la nostra Carta (anche se professato da una forza politica che si dichiara esterna al moderno principio di rappresentanza), è certamente lodevole; ma si richiederebbe un po’ più di coerenza: il Parlamento è parte integrante della democrazia repubblicana disegnata dalla …