«Prima di prendere il treno vorrei sapere qual è la destinazione» osserva l’onorevole del Pd Cesare Damiano. Il presidente della Commissione Lavoro della Camera usa questa metafora per chiarire che «scegliere adesso i candidati senza sapere quali sono i loro programmi è una scelta sbagliata». Il riferimento è all’endorsement del ministro Dario Franceschini a favore di Matteo Renzi. Quanto sembrano lontani i tempi in cui il sindaco di Firenze definiva lo stesso Franceschini «vice disastro». Ormai è acqua passata.
L’attualità racconta di un asse fra il ministro dei rapporti con il Parlamento e il rottamatore per spingerlo verso la segreteria nazionale del Pd. «Non condivido questa scelta di Franceschini» precisa Damiano «la trovo prematura».
Presidente, perché dice che è prematura?
«Io per scegliere un leader, come sempre, privilegio i contenuti, vorrei sapere qual è il suo programma. Vale per Civati, Cuperlo, Pittella e quindi anche per Renzi».
Perché secondo lei Franceschini ha annunciato in anticipo il suo sostegno a Renzi?
«Questo, naturalmente bisogna chiederlo a lui. Io penso che sia una scelta intempestiva, che fa ancora una volta precipitare la discussione sul leader e sul con chi stai, non come la pensi. Così si corre il rischio di fare un congresso di schieramento e non di programma. Non a caso insieme a Chiti, Folena e Lucà abbiamo presentato la “Costituente delle idee”, che vorremmo sottoporre alla valutazione dei candidati, abbiamo scritto a tutti e quattro, abbiamo avuto una risposta positiva di Cuperlo, Pittella e Civati, aspettiamo quella di Renzi, per un confronto di merito».
Franceschini fa sapere di appoggiare il sindaco di Firenze, Letta invece è cauto, anzi vuole stare fuori dai giochi congressuali perché al governo serve un Pd compatto.
«Io osservo che il congresso potrebbe essere condizionato da quanto potrebbe capitare nei prossimi giorni, soprattutto se il Pdl continuerà con i suoi ricatti e con l’alzare continuamente la posta, dopo aver incassato un risultato sull’Imu, ora cerca di incassarne un altro sulla decadenza di Berlusconi. Questo non è accettabile, perché non siamo di fronte ad un presunto colpevole, ma ad una sentenza definitiva, quindi dobbiamo assolutamente vota- re per la decadenza di Berlusconi». Anche se Il Pdl minaccia la crisi di governo?
«È chiaro che in caso di crisi, il quadro politico e la questione del nostro congresso subirebbero nuovi cambiamenti e nuove accelerazioni e io ritengo che il Pd debba andare a vedere il bluff del centro destra. Penso in ogni caso, che non ci saranno automaticamente elezioni anticipate».
Se la situazione dovesse precipitare il congresso dovrebbe essere congelato? «Sicuramente ci sarebbe un riflesso sul congresso, anche se ribadisco che non vedo nuove elezioni alle porte, perché la prima domanda sarebbe: il candidato alla segreteria è il candidato premier? Oppure teniamo distinte le due cariche, come io ritengo. Oggi questa distinzione è netta, in caso di crisi accelerata lo sarebbe molto meno, anche temporalmente. Ma io insisto, noi parliamo sempre di regole e di leader, i famosi contenuti li abbiamo dimenticati? Vorrei sapere qual è il profilo del futuro Pd».
Nel vostro documento la “Costituente delle idee” voi fate delle proposte.
«Noi parliamo della centralità dei lavori, che non devono essere precari, della centralità dello stato sociale e della correzione del sistema pensionistico della Fornero, diciamo di essere anti liberisti e contro il presidenzialismo. Su questi punti vorremmo avere delle risposte e che il prossimo congresso fosse un confronto di idee. Quindi su tutto ciò incalzeremo i candidati».
Lei si è fatto un’idea su che tipo di Pd ha in mente Renzi?
«Francamente non lo so, aspetto delle indicazioni programmatiche. Ricordo però alcune scelte che Renzi indicò durante le scorse primarie contro Bersani, che mi indussero a non votarlo. Sul lavoro scelse le teorie di Ichino e non quelle di Damiano, non è un fatto personale, ma politico, e sostenne la riforma Fornero. Mi auguro che su questi temi, per noi fondamentali, Renzi abbia cambiato opinione».
L’Unità 05.09.13