Un pungolo affinché l’azione dell’esecutivo Letta si prepari ad una legge di Stabilità più attenta alle forze produttive e meno a quelle della rendita. È quanto dovrebbe diventare il documento unitario delle parti sociali, non solo negli auspici dei suoi sottoscrittori, ma anche in quelli dell’anima democratica del governo stesso. A cominciare dal viceministro all’Economia Stefano Fassina. Come giudica l’iniziativa unitaria di Cgil Cisl, Uil e Confindustria per dettare al governo gli obiettivi da perseguire in vista della ripresa?
«Già nei mesi scorsi i sindacati confederali, l’associazione degli industriali e tutte le altre forze sociali avevano dimostrato piena consapevolezza della delicata fase che il nostro Paese sta affrontando. Ed oggi, dopo l’accordo sulla rappresentanza e democrazia nei luoghi di lavoro, hanno confermato di essere degli attori imprescindibili per riportare l’Italia sulla via della crescita e dello sviluppo economico. Da questo punto di vista mi sembra molto importante il riconoscimento della governabilità come valore da difendere».
Purché, si legge nel documento, la governabilità porti a soluzioni ai problemi reali del Paese.
«Certo senza stabilità non è possibile per la politica elaborare risposte efficaci alle esigenze degli italiani. Le parti sociali hanno dimostrato di saper svolgere quella funzione generale che guarda all’interesse di tutto il Paese e che va oltre la rappresentanza degli interessi specifici di categoria. Con buona pace di chi in questi anni li ha dipinti esclusivamente come soggetti corporativi».
Non le sarà sfuggita, però, la frecciata sull’ultimo decreto del governo e sulle risorse che sarebbero state meglio impiegate per il rilancio delle imprese e il sostegno dei lavoratori.
«Una frecciata corretta e meritata. Una frecciata inevitabile da parte di chi assume ad obiettivo della propria azione le vere priorità del Paese, senza sventolare bandierine propagandiste e classiste. Nel decreto siamo dovuti arrivare ad un compromesso politico complessivamente utile, ma che pure contiene parti sbagliate nel sottrarre risorse a investimenti e occupazione per cancellare l’Imu anche alle case di maggior valore. Spero che questo intervento di Cgil, Cisl, Uil e Confindustria aiuti il presidente Letta e il Partito democratico ad affermare con forza ciò che è davvero importante realizzare per il bene dell’Italia».
Da dove cominciare?
«Dalla revisione delle politiche fiscali di cui parla il documento delle parti sociali, per ridurre il carico sul lavoro e sulle imprese. Si potrebbe reintrodurre la deducibilit à dell’Imu per le imprese, finanziandola con il ripristino dell’Imu su quel 5% di abitazioni di maggior valore. Così si arriverebbe a risparmiare un miliardo di euro».
Ma come? Il dibattito intorno alla revisione dell’Imu si è appena concluso, e già si annunciano polemiche roventi per le coperture finanziarie al decreto che potrebbero arrivare anche da tagli ai fondi per l’occupazione.
«Per questo spero che l’impulso dato dalle parti sociali con questo documento unitario consenta di rimettere in ordine le priorità, che stanno tutte dalla parte dei fattori produttivi e non da quella delle rendite. Non a caso c’è anche Confindustria tra i firmatari del testo».
Industriali e Cgil, Cisl e Uil invocano anche una cabina di regia nazionale sulle crisi d’impresa.
«Mi sembra una proposta condivisibile. I segni di ripresa sono reali e innegabili, ma vanno sostenuti in modo adeguato. Non illudiamoci: senza una correzione delle politiche economiche a livello europeo che abbandoni l’obiettivo dell’austerità cieca perseguita finora, il mondo della produzione e dell’occupazione non riusciranno a recuperare il terreno perso e rimarranno invischiati nella spirale perversa della recessione».
Le parti sociali intervengono anche nel campo più propriamente politico, invocando la revisione degli assetti istituzionali e la messa in efficienza della spesa pubblica.
«Senza un meccanismo decisionale adeguato, del resto, è difficile adottare le buone politiche economiche di cui l’Italia ha estremo bisogno. Il che significa, tra l’altro perseguire il superamento del bicameralismo perfetto, la creazione di una Camera delle autonomie regionali, e il cambiamento della legge elettorale per restituire voce ai cittadini nella scelta dei loro rappresentanti». Sembra così che il documento delle parti sociali guardi anche oltre il governo Letta.
«Il documento guarda a tutte le priorità di questa fase, che non sono solo economiche e sociali, ma anche istituzionali e costituzionali ».
L’Unità 03.09.13