Bocciata dalla Corte Costituzionale, la Fiat è costretta a fare retromarcia, e ad accettare la nomina dei rappresentanti sindacali aziendali Fiom Cgil. Incassa e subito rilancia, però, passando la palla al governo, con la solita minaccia di andarsene dall’Italia con produzione al seguito. Stavolta, sul piatto della bilancia c’è quella nuova legge sulla rappresentanza sindacale che la stessa Cgil chiede da almeno un decennio. Condizione necessaria, dice una nota del Lingotto, per la continuità dell’impegno industriale in Italia primi fra tutti gli investimenti per Mirafiori, dove la cassa integrazione scadrà a fine mese, e per Cassino. Il leader Fiom Maurizio Landini canta vittoria: «A tre anni dalla firma dell’accordo che l’aveva esclusa, la Fiom rientra in fabbrica dalla porta principale. Ora ci aspettiamo anche il riconoscimento dei diritti sindacali, a partire dalla possibilità di convocare le assemblee, alla riapertura delle salette sindacali, fino al riconoscimento delle ore di permesso sindacale. Cosa non scontata visto che l’azienda, anche laddove costretta dai Tribunali a riconoscere il ruolo delle Rsa Fiom, le ha comunque discriminate non concedendo le stesse agibilità delle altre organizzazioni sindacali». Ma subito dopo Landini sottolinea che «la Fiat non può, per l’ennesima volta, vincolare le istituzioni democratiche del nostro Paese legando il mantenimento della produzione in Italia ad una legge che le aggrada». «Torniamo a chiedere aggiunge quello che già abbiamo chiesto durante l’incontro di agosto: che in tutto il gruppo vengano ripristinate corrette relazioni industriali e che già a settembre si tenga un incontro che affronti il nodo del futuro industriale e occupazionale della Fiat in Italia».
NOTIZIA TARDIVA Con ordine: Fiat ha comunicato ieri alla Fiom che accetterà la nomina dei suoi rappresentanti sindacali aziendali a seguito della sentenza della Corte Costituzionale del 23 luglio. La Consulta aveva dichiarato infatti che consentire la rappresentanza sindacale ai soli firmatari del contratto applicato in azienda, è anticostituzionale, in quanto non rispetta la libertà dell’organizzazione sindacale. Una mossa che da parte di Fiat è dunque un atto dovuto, con cui «intende rispondere in maniera definitiva dice una nota aziendale a ogni ulteriore strumentale polemica in relazione all’applicazione della decisione della Suprema Corte». Poi, in conclusione di nota, l’affondo del Lingotto, che riprendendo la stessa sentenza della Consulta considera un intervento legislativo «ineludibile»: «La certezza del diritto in una materia così delicata come quella della rappresentanza sindacale e dell’esigibilità dei contratti si legge è una conditio sine qua non per la continuità stessa dell’impegno industriale di Fiat in Italia». Commenta la leader Cgil Susanna Camusso: «Questa non può essere che una notizia, seppur tardiva, positiva, perché la Fiat ha finalmente deciso una cosa che se avesse deciso qualche tempo fa, rispettando la Costituzione, avrebbe risparmiato lunghi conflitti». «Rispetto alle altre questioni che Fiat ha posto aggiunge poi credo che questa azienda debba smettere di fare la vittima. Noi non abbiamo mai apprezzato l’idea di leggi adpersonam né adaziendam. Esiste l’accordo del 31 maggio che regola la rappresentanza: venga preso ad esempio per avere tutte le regole necessarie». Tra l’altro, come ricorda il parlamentare Pd Cesare Damiano, «la richiesta di una legge sulla rappresentanza sindacale è un obiettivo rapidamente raggiungibile». «Vorrei ricordare prosegue che nella Commissione Lavoro della Camera è già in corso dal mese di luglio una discussione sulle proposte di legge presentate, su questo tema, da tutti i partiti. A questo punto arrivare ad una sintesi non dovrebbe essere difficile, anche considerando l’accordo raggiunto dalle parti sociali». Quello che però non piace è legare il varo di una legge agli investimenti in Italia. Non è solo al Cgil a vederlo come un ricatto, anche la Uil chiede il rispetto degli impegni già presi: «Per noi gli investimenti vanno rispettati dice il segretario generale Uilm, Rocco Palombella non possono essere subordinati a un intervento legislativo pur importante e necessario. Per gli investimenti c’è stata con la Fiat una fase di confronto molto sofferta. Chiediamo il rispetto degli impegni assunti dall’azienda in Italia». E per il Fismic «la situazione sta diventando intollerabile dice il segretario Roberto Di Maulo La Fiat approfitta del silenzio del governo per allungare ancora i tempi sugli investimenti. Questo rende più preoccupante il quadro a Mirafiori e, in prospettiva, a Cassino». Anche perché «tra qualche giorno scade la cassa integrazione nello stabilimento torinese ricorda Di Maulo e fino ad oggi non c’è stato un segnale, neanche minimo, di apertura e di confronto».
L’Unità 03.09.13