Mese: Agosto 2013

“Dalla crisi un Paese diverso”, di Mario Deaglio

Sul finire del 2008, mentre le Borse precipitavano e le imprese del suo paese denunciavano perdite stellari, il presidente americano George W. Bush fece di tutto, nei suoi discorsi e nei documenti pubblici, per non usare mai la parola crisi, preferendo termini più blandi e meno allarmistici come «rallentamento produttivo» o «inversione di tendenza». Il che fu negativo, per gli Stati Uniti e per il mondo, in quanto portò a un’iniziale sottovalutazione di quanto stava effettivamente succedendo e determinò un grave ritardo negli interventi per arginare gli sviluppi negativi. Nell’Italia (e nell’Europa) di oggi, succede l’esatto contrario: gli operatori della politica e i mezzi di informazione hanno improvvisamente scoperto «la ripresa». Mentre fino a qualche settimana fa si affannavano a raccontare che stiamo vivendo la peggiore contrazione di produzione e consumi dai tempi del dopoguerra, ora la «ripresa», pur indefinita e impalpabile, riempie i discorsi e comincia a colorare di rosa, sia pure di un rosa pallidissimo, aspettative e speranze. E così come per gli Stati Uniti fu dannoso non parlare mai di una crisi …

“Gli stranieri d’Italia tra drammi e integrazione”, di Chiara Saraceno

Le drammatiche immagini degli sbarchi a Lampedusa, la tragedia di ieri a Catania, lo stillicidio dei dispersi in mare, le facce scoraggiate di coloro che sono ammassati nei centri di accoglienza – tutto questo continua ad alimentare nel nostro paese una visione pressoché solo emergenziale dei migranti. Eppure, senza negare per nulla la drammaticità di questi fenomeni, da anni il flusso di cittadini stranieri nel nostro Paese non è solo questo: non lo è né per il modo in cui le persone arrivano (per lo più via terra o in aereo, con visti turistici), né per i modi della loro permanenza. Continuare a considerare solo l’emergenza può contribuire alla retorica politica, non alla comprensione e, soprattutto, alla elaborazione di strategie di inclusione efficaci. Eppure non mancano, ormai, dati e analisi che offrono un quadro più preciso del fenomeno, (come dimostrano tra l’altro anche i testi raccolti in Stranieri e disuguali, il saggio edito dal Mulino curato da N. Sartor, G. Sciortino e da me per la Fondazione Ermanno Gorrieri). La popolazione straniera – circa quattro …

“Il 25 luglio è arrivato il cavaliere si rassegni”, di Eugenio Scalfari

Ho già ricordato qualche giorno fa quanto accadde a Roma il 25 luglio del 1943 di cui ricorre quest’anno il 70° anniversario. Mi sembrava attuale: la liquidazione di Mussolini votata con larga maggioranza dal Gran Consiglio del Fascismo, il supremo organo del regime, ben più importante d’un Parlamento che da tempo era di fatto inesistente. Nello Ajello ha ripercorso quella vicenda con dovizia di particolari e di riflessioni politiche e psicologiche, descrivendo un Duce ormai diventato consapevole d’una sconfitta storica e della rovina che incombeva tragicamente sul paese che per vent’anni aveva ipnotizzato e magato col carisma della sua egolatria e la religione del Capo inviato dalla Provvidenza a riportare l’Impero sui colli fatali di Roma. Nel frattempo è arrivata la sentenza della corte di Cassazione che condanna definitivamente il “boss” di Arcore a quattro anni di reclusione e alla pena aggiuntiva dell’interdizione dai pubblici uffici; il tema del 25 luglio è così diventato ancora più attuale. Berlusconi ha ancora cinque processi che incombono sulle sue vicende pubbliche e private, uno più gravoso dell’altro. Le …

La Road map delle riforme costituzionali

Dopo una breve ricostruzione del dibattito sulle riforme costituzionali, il dossier descrive il percorso delineato dal disegno di legge costituzionale “Istituzione del Comitato parlamentare per le riforme costituzionali ed elettorali” (approvato, in prima deliberazione, dal Senato) (AC 1359) che porterà all’approvazione delle modifiche della seconda parte della Costituzione. La questione delle riforme costituzionali e della legge elettorale si è nuovamente posta fin dalle prime battute di avvio della XVII legislatura ed è stata sottolineata con forza dal Presidente della Repubblica Napolitano nel discorso pronunciato il 22 aprile 2013, dinanzi al Parlamento in seduta comune, in occasione del giuramento per il secondo mandato. In quell’occasione il Presidente Napolitano ha sottolineato che “non si può più, in nessun campo, sottrarsi al dovere della proposta, alla ricerca della soluzione praticabile, alla decisione netta e tempestiva per le riforme di cui hanno bisogno improrogabile per sopravvivere e progredire la democrazia e la società italiana” leggi tutto www.partitodemocratico.it

“Imu Epifani: «Non c`era accordo sull`abolizione. Chi può pagare non può essere esentato», di Bianca Di Giovanni

«Berlusconi confonde le parole di Letta: alla base dell`accordo di governo non c`era esattamente la cancellazione dell`Imu sulla casa principale». Guglielmo Epifani replica così al leader Pdl che torna all`attacco sull`imposta sugli immobili. Un aut-aut inaccettabile per l`alleato «di necessità», che sul tema ha una visione molto distante da quella dei pidiellini. «Per il Pd le priorità sono molte, non ce n`è una sola – spiega il segretario – Naturalmente anche noi vogliamo alleggerire l`imposta, ma ci sono anche i lavoratori, i pensionati, le famiglie impoverite dalla crisi. Se ci fossero le risorse per tutto non ci sarebbero problemi. Visto che bisogna fare delle scelte, è necessario trovare una soluzione condivisa». Il Pd lo ripete da settimane, ma il Pdl continua a cannoneggiare, mettendo nel mirino il ministro dell`Economia. Per loro Fabrizio Saccomanni è quasi un`ossessione, non fosse altro che perché garantisce autonomia alle scelte di politica economica. Berlusconi sostiene che l`abolizione dell`Imu è alla base dell`accordo di governo. «L`espressione usata da Letta in Parlamento dice altro. Il premier ha parlato di superamento dell`attuale tassazione …

“Redistribuire per ripartire”, di Paolo Leon

Il presidente del Consiglio si è detto preoccupato, giustamente, del fatto che alla ripresa non seguirà un aumento dell’occupazione. Se l’Europa premierà la buona condotta italiana l’anno prossimo ci saranno risorse sufficienti.Intervenire per l’occupazione in modo massiccio, forse nel 2014, diventerà dunque imperativo. Intanto, nonostante l’ottimismo di Saccomanni, non c’è alcuna garanzia che la ripresa sia effettivamente in atto: i segnali positivi o meno negativi, vengono tutti dai conti con l’estero, che erano positivi anche nel pieno della crisi, senza dimenticare che l’Euro si sta rivalutando rispetto a tutte le altre valute. Non possiamo sperare, perciò, che la domanda estera sia la leva della nuova crescita. Esistono altre leve? Poco o niente nella finanza pubblica, perché nel 2013 e nel 2014 sarà necessario presentare un avanzo primario (le spese al netto degli interessi devono essere inferiori alle entrate), che sottrae domanda all’economia e indebolisce la crescita: manovre molto raffinate, ma fuori dalla realtà, potrebbero scegliere le spese che aumentano la crescita rispetto a quelle che non lo fanno, ma anche se ci fosse una tale …

“I tre macigni sulla strada della crescita al rallentatore”, di Luigi Guiso

Prevedere i punti di svolta del ciclo economico è un esercizio molto difficile. Si riesce, dall’esame degli indicatori, a capire la tendenza ma localizzare quando il ciclo invertirà, manifestando una ripresa dopo una recessione, è piuttosto arduo. Ne abbiamo una prova anche in questa fase: nel 2012 la ripresa era annunciata per gli inizi del 2013, è stata poi spostata a metà di quest’anno, passata la quale è ora attesa per l’autunno o (per i più pessimisti) per l’inizio del prossimo anno. Se vi è incertezza sul quando la ripresa avverrà, vi è invece maggior certezza (e non è una buona notizia) sulle caratteristiche che questa avrà: sarà molto lenta. In uno scenario realistico, alla fine del 2018 – ovvero alla fine di questa legislatura (se verrà portata a compimento) – l’Italia avrà recuperato il livello di prodotto del 2008. Undici anni per tornare al punto di partenza. Undici anni senza il minimo progresso economico. Neppure quello già di per sé insoddisfacente del decennio pre-crisi. La lentezza prevista della ripresa è a sua volta figlia …