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“Risorse ridotte per la Cassa in deroga”, di Claudio Tucci

Il fabbisogno stimato dalle Regioni per coprire i sussidi in deroga fino a fine 2013 è di 1,3 miliardi di euro. Ma per ora la coperta è più corta: l’intervento di rifinanziamento che farà il Governo (già forse nel prossimo consiglio dei ministri, ma potrebbe slittare ai primi di settembre) si aggira intorno ai circa 500-600 milioni; anche se la questione non è del tutto chiusa con il pressing del ministero del Lavoro sul ministero dell’Economia per avere più fondi. L’ipotesi di partenza, infatti, era quella di dedicare a cassa e mobilità in deroga circa un ulteriore miliardo di euro; ma, a quanto si apprende, la necessità di reperire risorse per gli altri dossier fiscali caldi (Imu e Iva) e la difficoltà di coprire per intero il miliardo ipotizzato hanno fatto scendere, almeno per il momento e salvo ulteriori colpi di scena, la cifra. Accanto al rifinanziamento dei sussidi in deroga il Governo, attuando quanto previsto nel decreto di maggio Imu-Cig, è pronto a emanare il provvedimento che prevede criteri più restrittivi per concedere questi ammortizzatori, con l’obiettivo quindi di legare i nuovi fondi in arrivo ai nuovi criteri. Secondo le primi indiscrezioni, per quanto riguarda la cassa integrazione in deroga si pensa di introdurre limiti temporali di fruizione del sussidio; dei “tetti” massimi, non rinnovabili (oggi questi trattamenti hanno sostanzialmente pochi paletti, e possono essere concessi anche più volte). Allo studio c’è l’ipotesi di fissare in 8 mesi la durata complessiva della cassa in deroga nell’arco di un anno; fino a salire a 14 mesi nel biennio (dove i due anni inizierebbero a essere conteggiati dal l ° gennaio 2013). Sul fronte invece della mobilità in deroga, sempre secondo quanto si apprende, si sta mettendo a punto una procedura per svuotare gradualmente il bacino dei fruitori a partire da chi, negli anni, ne ha fruito di più (ci sono lavoratori, soprattutto nelle regioni meridionali, sussidiati da ben 8-io anni). In pratica, dal ° gennaio 2014, secondo quanto si apprende, si potranno concedere al massimo ulteriori 3, 6, 9 e 12 mesi di mobilità a seconda del periodo già goduto dell’ammortizzatore (2, 3, 4 anni). Un meccanismo che dovrebbe, nelle intenzioni del Governo, riportare a un uso corretto (e originario) la mobilità in deroga; come appunto un sussidio “in deroga”, cioè di carattere straordinario e temporaneo. La bozza di decreto di riordino dei criteri di concessione dei sussidi in deroga dovrà essere discussa con le Regioni (già dalla settimana prossima si conta di aprire il confronto); e sul provvedimento, poi, si dovranno sentire le parti sociali e passare il vaglio delle competenti commissioni parlamentari. Ci sarà comunque un attento monitoraggio sugli andamenti di spesa: se ne occuperà l’Inps, sulla base dei decreti di concessione inviati telematicamente dal ministero del Lavoro e dalle Regioni (e l’esito delle verifiche andrà comunicato anche al Tesoro). L’eventuale arrivo di ulteriori 500-600 milioni per i sussidi in deroga fa salire la somma già stanziata a circa 2 miliardi. I primi di giugno sono stati sbloccati 780 milioni; altri 550 milioni con il decreto Imu-Cig. «I nuovi fondi in arrivo sono un ulteriore passo in avanti, ma non risolvono il problema. Serve uno sforzo in più da parte del Governo», sottolinea il coordinatore degli assessori regionali al lavoro, Gianfranco Simoncini. Certo, la crisi morde. Ma i dati dicono che c’è anche un problema di utilizzo di questi sussidi in deroga, a macchia di leopardo da Milano a Palermo; e, spesso, anche distorto. Ogni mese l’Inps certifica come il tiraggio (cioè l’effettiva fruizione) non superi mai il 50% delle ore autorizzate; e gli ultimi dati di Italia- Lavoro evidenziano come, dal 2009 al 2012, il numero dipercettori effettivo dei sussidi in deroga sia stato di 825mila persone, di cui 1137% ha fruito di più di un trattamento.

Il Sole 24 Ore 27.08.13