«I have a dream» M. Luther King. Un sogno che compie 50 anni, di Alessandro Portelli
Cinquant’anni fa, 250mila persone si raccolsero a Washington nella grande manifestazione “For Jobs and Freedom” – per il lavoro e la libertà – organizzata da Philip A. Randolph, storico sindacalista militante nero e da Bayard Rusting, pacifista nero, gay, in odore di comunismo. Intervennero sindacalisti, leader religiosi, protagonisti dei movimenti, artisti. Il tutto culminò con lo storico discorso di Martin Luther King, e la sua celebre perorazione: «Ho un sogno…». Sono parole memorabili e in un certo senso sfortunate perché la loro eloquenza ha finito quasi per farci dimenticare le centinaia di migliaia di persone senza le quali quel discorso sarebbe rimasto solo un grande esercizio di retorica, e ridurre questa realtà di massa all’icona di una persona sola. E, riciclata e avvilita in tanti modi (dal caffè Kimbo ad Anna Oxa, da Silvio Berlusconi a Quagliarella) la frase del sogno ha finito per cancellare dalla memoria tutto il resto del discorso e la sua radicale politicità. «Ho un sogno, un sogno profondamente radicato nel sogno americano. Ho un sogno, che questa nazione un giorno …