Ci sono le domande da un milione di dollari (quelle impossibili). La case da un milione di dollari (quelle da sogno). Persino il papero da un milione di dollari (un vecchio film del 1971). Molti magari ricordano una ragazza da un milione di dollari, che fa la pugile per la regia di Clint Eastwood (e vince quattro Oscar nel 2005). Adesso a questo elenco pressocché infinito possiamo aggiungere “i camerieri da un milione di dollari”.
Solo che questo non è un film. È la storia di Jacopo Chirici, 28 anni, e Massimo Fabrizio, 27: è una storia vera e non è ancora finita. Anzi in un certo senso è appena iniziata anche se sono già successe un sacco di cose: innanzitutto Rysto non è più solo l’ennesima idea carina di due giovani confusi ma esiste, è online.
Cos’è? È una piattaforma per far incontrare domanda e offerta di lavoro nel mondo della ristorazione e se a qualcuno la cosa sembra banale, sappia che Principia Sgr, un fondo di investimento, ha appena ritenuto di entrare in società con i due ragazzi mettendoci una bella somma di questi tempi. Quanto? Un milione di dollari.
Non si tratta certo dell’unico deal, dell’unico investimento, del 2013 in un mondo, quello delle startup italiane che inizia finalmente a crescere, a creare vere imprese, valore economico e qualche bel posto di lavoro (per dare un numero: a fine luglio l’elenco ufficiale delle startup aperto dal ministero dello Sviluppo Economico ha superato quota mille, ma va detto che si tratta di un elenco largamente inferiore al numero di imprese innovative avviate dai giovani in questi anni). Rysto però ha qualcosa di speciale, di romantico quasi. Se fosse una favola la racconteremmo così: c’erano una volta, poco tempo fa, due ragazzi italiadremo.
ni, che facevano i camerieri. Ecco, cioè loro oggi nel curriculum sul sito scrivono che hanno “lavorato nel settore della ristorazione” perché magari con gli investitori suona meglio. Ma camerieri erano. E la verità è che se non lo avessero fatto, a lungo anche, forse non avrebbero mai capito che il mondo dei ristoranti e dei bar aveva bisogno di innovazione. Aveva bisogno di Rysto. È andata così, dunque.
Jacopo è fiorentino, ha una criniera di ricci che lo rende inconfondibile, una laurea in economia ma non sa cosa fare nella vita. Manda un po’ di domande in varie università per fare un master in “management dell’innovazione” e lo prendono a Goteborg, in Svezia. Qui il giorno studia e la sera lavora in un ristorante italiano di buona reputazione, Alta Marea. Cameriere, appunto. Non si limita a portare i piatti in tavola come ve-
Intanto a Roma anche Massimo Fabrizio lavora in un ristorante, Le Colonne d’Ercole, sull’Ostiense. Lui ha provato con l’università, Economia a Roma Tre, ma la sua vera passione è internet. Ha imparato a fare siti nell’istituto dell’Eur Vincenzo Arangio Ruiz, e quello vuol fare. Siti web. È sua l’idea di Rysto. Un giorno legge da qualche parte, “forse un giornale”, che c’è una fondazione che fa corsi di tre settimane a San Francisco per diventare imprenditori digitali. Basta mandare una idea. E lui manda l’idea che ha maturato servendo ai tavoli: un sito dove far incontrare facilmente offerta e domanda di lavoro in un settore, quello della ristorazione, soggetto a picchi improvvisi.
Massimo e Jacopo si conoscono a San Francisco, al corso di Mind The Bridge, “un mondo dinamico, affascinante, propositivo” dirà Jacopo. Ed è lì che decidono che Rysto lo faranno assieme. In Italia. Racconta Jacopo: «L’Italia oggettivamente non è il posto ideale per fare startup, anche se dopo l’approvazione del decreto sviluppo le cose sono un po’ cambiate. In realtà la cosa che ci ha frenato finora è stata la burocrazia italiana sul mondo del lavoro, che a differenza degli altri Paesi occidentali, è fortemente regolamentata».
Attualmente Rysto è attiva in otto città italiane, ci sono piani di espansione in Europa e Stati Uniti, ma soprattutto i due giovani hanno capito quale può essere il modello di business: la formazione online di cuochi, camerieri, barman e sommelier. L’idea, in soldoni, è questa: con domande e offerte di lavoro si crea una community di professionisti o aspiranti tali ai quali poi insegnare un mestiere. Di qui l’accordo con un’altra piattaforma italiana di respiro internazionale, Docebo, di Claudio Erba. Come andrà, lo vedremo presto. Di Rysto intanto colpisce la sua liquidità organizzativa: Jacopo lavora da Firenze, Massimo da Roma, la sede è a Napoli dove sta Erba, ma l’orizzonte di tutti e tre è sempre San Francisco. In questo senso sono degli osservatori perfetti della crisi del lavoro che c’è in Italia adesso. Dice per esempio Jacopo: «Quando sono tornato in Italia un anno fa mi sono accorto che vecchi amici e conoscenti si trovavano in una situazione di precariato o disoccupati. Più che una crisi dell’occupazione per me è una crisi culturale. Le persone non sono rassegnate perché non hanno voglia ma sono rassegnate perché mancano le speranze. Anche per noi la strada è stata molto in salita, ma in realtà non ci è mai passato per la mente di “tirare i remi in barca” perché credevamo fortemente nel progetto e avevamo costantemente qualcosa a cui puntare».
La Repubblica 23.08.13