Un cambio di passo. L’ha detto il premier Letta alla giornata d’apertura del Meeting di Rimini. Non è la prima volta che un politico pensi alla necessità d’un cambio di passo sulla scuola. Ma in che cosa consista questo cambiamento e, soprattutto, con quali risorse e con quali strumenti Letta non lo dice.
Si, ha rivendicato d’aver finalmente sbloccato i fondi destinati all’edilizia scolastica.
L’istruzione rimane per il premier uno dei temi più bistrattati e ancor più bistrattati sono quanti vi studiano e lavorano.
E’ giusto non lasciare soli i nostri giovani . E’ doveroso lavorare perché abbiano le stesse opportunità dei loro coetanei in Europa. Parola di Letta.
Forse sta qui la chiave di lettura di quel cambio di passo sulla scuola.
Dare le stesse opportunità che gli altri giovani europei già hanno forse è più difficile che ridurre lo spread o il nostro debito pubblico .
Ma quel cambio di passo può farlo oggi il governo delle larghe intese ?
O meglio, esistono oggi le condizioni politiche e soprattutto economiche per un cambiamento che non sia piccola manutenzione, politica del cacciavite o ordinaria amministrazione dell’emergenza?
Il nostro sistema scolastico è in grado di dare le stesse opportunità che hanno i giovani in Europa?
Le pseudo riforme volute dal centro-destra, dalla scuola all’università, vanno mantenute o azzerate? Da dove partire e per arrivare dove?
Di sicuro quel cambio di passo non ce lo sta dando il governo Letta coi provvedimenti presi e non presi sulla scuola in questi primi cento giorni.
Blocco dei contratti e delle anzianità, pensionamenti e quota 96, inidonei , istituti senza dirigenti e dsga, tagli all’integrazione di stranieri e diversamente abili, precariato, risorse finanziare carenti e organici funzionali inadeguati .
Questa lista di problemi aperti di sicuro sarà oggetto di un decreto legge ad hoc che il governo si appresterà a giorni a varare per garantire perlomeno il regolare avvio del prossimo anno scolastico.
Per l’appunto siamo alla solite con l’ordinaria gestione straordinaria dell’emergenza.
Ma questo non è il cambiamento !
Per quel cambio di passo ci vuole ben altro . Occorre innanzi tutto una convinta volontà politica di fare sul serio con l’istruzione, non considerandola più un costo ma un investimento per il futuro dei giovani e per la ripresa economica del nostro Paese.
Le opportunità per i nostri giovani non ci saranno se si continuerà a tagliare la spesa per l’istruzione. La politica della spending- review non può essere applicata alla scuola.
L’autofinanziamento sperimentato coi passati governi ha prodotto solo un impoverimento generale, disaffezione e decadimento qualitativo.
Dalle assunzioni in ruolo ai recenti scatti di anzianità, copertura e finanziamenti li hanno pagati ancora una volta i lavoratori sulla loro pelle. Il mancato rinnovo contrattuale è costato in media una perdita del potere d’acquisto stimato in circa 3mila euro annui pro-capite.
Per avere quel cambio di passo occorre rilanciare il nostro sistema scolastico, adeguandolo ai tempi, a quanto di più virtuoso già avviene in Europa e lasciandoci alle spalle le macerie provocate dalle riforme Tremonti – Gelmini.
Cambiare passo vuol dire cominciare a costruire un sistema scolastico integrato europeo per i futuri cittadini europei del domani.
Ma questo obiettivo difficilmente si realizzerà con le larghe intese.
Quel cambio di passo pur se convintamente evocato da Letta temo non ci sarà.
Ci sarà, invece, un tirare a campare e di emergenza in emergenza , anno dopo anno, la scuola senza una vera svolta politica, rischierà di finire di male in peggio.
da ScuolaOggi 22.08.13