È boom degli sfratti. La crisi economica mette in ginocchio le famiglie, e tra esse quelle che non hanno una casa di proprietà. In cinque anni (da 2008 a 2012) dati ufficiali del ministero diffusi da Sunia e Cgil gli sfratti emessi in Italia sono 311.075, di cui 264.835 per morosità. Di questi, poco più della metà (138.917) sono stati eseguiti. Solo l’anno scorso è stato raggiunto il picco di 67.790 ingiunzioni (l’8,3% in più rispetto all’anno scorso), quasi tutte (l’89%) perché la famiglia ospitata non è riuscita a far fronte al canone. Ma anche nei primi sei mesi dell’anno, dando uno sguardo ai numeri derivati da un recente studio di Confabitare, nelle principali città italiane l’incremento è costante, e arriva fino al 42% di Bologna, che ha già toccato quota 2.387 rispetto ai 1.681 dell’anno precedente. Aumenti superiori al 30% anche per Milano (da 4.924 del 2012 a 6.844), Torino (da 3.492 a 4.793), Roma (da 7.743 a 10.453), Firenze (da 1.505 a 2.001) e Venezia (da 161 a 213). Più contenuti gli incrementi del sud Italia, con Napoli, Catania, Palermo e Bari che si attestano attorno a un +10-15% rispetto all’anno passato. Il sindacato inquilini della Cgil ha calcolato che, nei prossimi 7-8 anni, la cifra totale dei provvedimenti emessi potrebbe raggiungere il mezzo milione, cioè un nucleo familiare su sei tra quelli che vivono in affitto.
LO STIPENDIO NON BASTA
Il punto fondamentale è quello dei costi per mantenere una abitazione: per più di tre milioni di famiglie incide oltre il 40% del reddito. I dati Cgil parlano di 1.515 euro per un’abitazione di circa 80 metri quadrati in zona semicentrale, di cui oltre 1.000 per il canone mensile e 415 di bollette (riscaldamento, luce, acqua, gas, telefono) e tasse (Tares, perché sull’Imu c’è un’incognita) e 1.150 euro per coloro che pagano un mutuo di 700 euro. Una bella botta: basta che uno dei due coniugi abbia perso il lavoro o sia precario o in cassa integrazione, che già far quadrare i conti diventa durissima. «A differenza di altri, i costi della casa sono in costante ascesa osserva Laura Mariani, che si occupa di Politiche della Casa per la Cgil nazionale l’offerta per chi affitta è molto rigida. È vero che alcuni canoni sono diminuiti, ma il punto di partenza era talmente alto che l’impatto sociale resta devastante». Ancora una volta, basta guardare i numeri: più di un inquilino su tre sotto sfratto (il 35%) ha perso il lavoro. E tra chi rischia di vedersi portare via il tetto perché non riesce a saldare aumentano le coppie giovani (il 21% del totale degli sfratti emessi per morosità), i migranti (26%) e i nuclei composti da anziani (38%), quasi sempre composti da una persona che vive sola. Serve una reazione, dunque. Nel decreto del Fare, il governo ha introdotto il divieto di pignoramento della prima casa da parte di Equitalia, e viene concesso più tempo a chi ha difficoltà a saldare il mutuo, ma secondo la Cgil questo non basta. Anche perché con la nuova service tax che potrebbe pesare di più sugli inquilini, rispetto ai proprietari si rischia di azzerare i benefici degli altri provvedimenti. «Innanzitutto va rimpinguato il Fondo di sostegno per l’affitto, praticamente azzerato dal 2012 insiste Mariani fondamentale per sostenere le famiglie più in difficoltà. Poi bisogna trovare metodi attraverso i quali calmierare i canoni, ad esempio con l’incentivazione del contratto concordato, ancora sottoutilizzato. E ancora: si ampli la domanda completando quel piano per l’edilizia che è rimasto non attuato».
L’Unità 20.08.13