Onorevole Speranza, nelle parole di Letta c’è il no al ricatto fra salvezza di Berlusconi e crisi di governo?
«Discorso di alto profilo, quello del presidente del Consiglio, sul cammino già compiuto e i tanti problemi che restano da affrontare. Ma da una parte ci sono appunto le questioni reali che riguardano il nostro paese e dall’altra gli interessi personali di Berlusconi, le sue grane giudiziarie. Due piani da tenere accuratamente separati. Senza corto circuiti».
Invece è proprio quel che continua a minacciare il centrodestra: se non arriva il “salvacondotto” l’esecutivo rischia di brutto.
«È da irresponsabili aprire una crisi di governo con tutti i problemi che stanno ancora qui, che abbiamo ancora sul tavolo. Ma se il Pdl davvero sceglie di anteporre i destini privati di Berlusconi agli interessi generali degli italiani, se ne assumerà le responsabilità. Molto pesanti».
Secondo Capezzone però il premier dovrebbe rivolgersi piuttosto ai “provocatori” del Pd, che negano l’agibilità al capo di un partito con molti milioni di voti. Si sente un provocatore?
«E perché mai? Perché diciamo che la legge è uguale per tutti e una condanna va eseguita senza eccezioni ad personam? Questo è semplicemente stato di diritto».
Non esiste il problema politico Berlusconi?
«Posso capire le difficoltà, la crisi di un partito di fronte al leader che rischia di finire fuori dal Parlamento e fuori gioco. Ma non è un problema del Pd o che il Pd può risolvere. C’è una sentenza definitiva, tre gradi di giudizio, va solo applicata».
E’ un problema tutto del Pdl?
«Si trovano davanti ad un bivio. Gli interessi di Berlusconi o gli interessi del paese. Tocca a loro scegliere ».
Immagina un “altro” centrodestra, senza il Cavaliere?
«Presuntuoso e scorretto entrare in casa altrui. Ma il Pdl deve provarci a liberarsi del condizionamento di Berlusconi».
Intanto voi lo fate fuori per via giudiziaria, accusa il centrodestra.
«Ripeto: non voteremo la decadenza con gli occhiali politici dell’antiberlusconismo.
Ma per rispetto della legalità. Avremmo fatto esattamente lo stesso se fosse toccato a qualcuno del nostro campo».
Letta ha attaccato anche i “professionisti del conflitto”. Ce l’ha pure con i falchi del centrosinistra?
«Non direi. Il presidente del Consiglio ha ripercorso un’infinita stagione di conflitti fra gli schieramenti, che hanno bloccato le riforme istituzionali. Certo, dentro questa lunga storia di stallo c’è anche il centrosinistra».
Ci sono linee diverse nel Pd sul salvacondotto?
«No, la linea è quella espressa dal segretario Epifani».
La legalità viene prima della stabilità?
«La legalità e la stabilità sono due valori importanti e diversi, che non vanno mescolati. La stabilità è decisiva ma non vuol dire che in suo nome bisogna poi violare la legge».
La vostra battaglia congressuale interna pesa nelle decisioni su Berlusconi, come sostiene il Pdl?
«Accuse insensate. Per la semplice ragione che parliamo con una voce sola, diciamo tutti quanti le stesse cose su questa impossibile corsa a salvare Berlusconi».
Per Gasparri la legge Severino non è retroattiva, si tratterebbe infatti di una norma penale e non amministrativa. C’è spazio per un confronto?
«Non mi pare. La legge Severino è comunque chiarissima».
Sisto chiede invece di aspettare le motivazioni della Cassazione, prima di dare il via alle decisioni nella giunta per le elezioni. Possibile allungare i tempi?
«Il percorso è già stato incardinato, e uno slittamento francamente non lo vedo».
Il Pdl punta davvero alla crisi?
«Io posso dire che il Pd sosterrà fino in fondo il governo, e non saremo certo noi a staccare la spina. Al Pdl chiedo di riflettere bene, molto bene», Letta chiede di far presto con la riforma elettorale.
«Sono stato fra i promotori della procedura d’urgenza. Su soglia di sbarramento, premio di maggioranza e l’eliminazione delle liste bloccate c’è una larga convergenza. Si tratta ora di mettersi attorno ad un tavolo. Con chi ci sta».
La Repubblica 19.08.13