“Dalle tasse alle riforme, le affinità elettive a Cinque stelle”, di Toni Jop
Mille anni fa, eravamo più piccoli. Nel movimento, quello che avevamo alimentato con i nostri corpi e con le nostre fervide coscienze spesso sfidando l’incoscienza, veleggiava una parola d’ordine, tra le altre: presalario per tutti, all’università. Cioè: il contributo pubblico per affrontare gli studi doveva essere esteso agli studenti, senza badare al censo. Ci pareva una cosa buona: era il modo, così riflettevamo, per cancellare almeno all’interno del recinto scolastico l’odiosa separazione che la classe sociale imponeva anche ai ragazzi per le strade del mondo. Ci sembrava, in altre parole, una via per garantire alla scuola una sorta di extraterritorialità benevola, garantita, molto tecnica. Andammo a sbattere contro il senso del Pci per le cose, per la giustizia sociale: il partito di Berlinguer non cedette un millimetro, il presalario doveva andare solo a chi non aveva i numeri bancari per sostenere un corso di studi. Volò anche qualche ceffone, in assemblea, ma noi sbagliavamo e aveva ragione il Pci: che senso aveva caricare sulle spalle dei contribuenti, in genere non facoltosi, il peso di una …