Una stangata da 7 miliardi di euro. A rischiarla sono le famiglie italiane, in caso di improvvisa caduta dell’attuale governo. La cifra sembra astronomica, ma è stata diffusa ieri dal segretario della Cgia di Mestre, che sui numeri ha costruito la propria credibilità. «Nella malaugurata ipotesi che il premier Letta fosse costretto a rassegnare le dimissioni – scrive Bortolussi in una nota – gli italiani si troverebbero a pagare oltre 7 miliardi di euro in più» tra il pagamento dell’Imu sulla prima casa, l’aumento dell’Iva e l’applicazione della Tares. Con un aggravio per le famiglie calcolato tra 149 euro per un pensionato single, 293 per una famiglia bi-reddito e 338 per un nucleo monoreddito.
«In una fase economica così difficile e con il tasso di disoccupazione destinato a crescere, molti non sarebbero in grado di reggere questo
choc fiscale», afferma Bortolussi. Nel caso la maggioranza non reggesse, «i proprietari della prima casa dovranno versare entro il 16 settembre la prima rata Imu e a dicembre il saldo. Così come chi possiede terreni e fabbricati rurali». E questi sono più di 4 miliardi. Per quanto riguarda l’Iva, «dall’1 ottobre è previsto l’aumento dell’aliquota che salirà dal 21 al 22% e per i soli tre mesi di quest’anno saremmo chiamati a pagare un miliardo di euro in più». Sul fronte Tares «è previsto che la nuova imposta sui rifiuti dia un maggior gettito di 2 miliardi circa».
A credere che le famiglie e le pmi stiano già pagando «l’estenuante attesa sugli esiti delle decisioni riguardo Imu, Iva e Tares» è Nunzio Bevilacqua, dell’Anspc: «Il governo non deve cadere non perché ci sarebbe una stangata, ma perché questo è il banco di prova di quelle tanto decantate riforme, il momento di approfittare di quei venti di ripresa che necessitano di “vele” pronte ad accoglierli».
l’Unità 11.08.13