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I 100 giorni di Letta: «Serve stabilità, voto ora sarebbe inutile», di Vladimiro Fruletti

Non ha nessuna intenzione di farsi logorare, come gli ha espressamente chiesto Epifani a nome di tutto il Pd, ma neppure di spingere il Paese sull’orlo del pericoloso precipizio dell’instabilità. Che il governo possa essere fatto saltare dalle mosse eversive del Pdl in difesa del proprio capo, Enrico Letta ne è perfettamente consapevole. Così come si rende conto del crescente disagio del Pd a rimanere in una convivenza forzata con una destra intenzionata ad aprire un nuovo scontro con la magistratura. E tuttavia il premier vede anche che una crisi al buio sarebbe davvero un grosso guaio per l’Italia. Perché aprirebbe le porte all’instabilità, rendendo inutili gli sforzi finora compiuti e vanificando quei primi segnali di ripresa registrati da diversi indicatori.

Da una parte un’altra maggioranza forse numericamente sarebbe anche possibile, ma politicamente appare ardua visto che Grillo continua a tenere sbarrate le porte nei confronti del Pd. E dall’altra la strada dell’immediato ritorno alle urne sarebbe un rimedio forse peggiore del male. Perché con questa legge elettorale, è la convinzione di Letta (ma anche del Quirinale) forse con qualche punto percentuale differente ma si ripeterebbe il voto di febbraio e quindi si ri-fotocopierebbe, aggravandola, una situazione di ingovernabilità. E forse questo sì che sarebbe il colpo di grazia al tentativo del Paese di uscire dalla crisi.

Per questo dopo il vertice col ministro all’economia Fabrizio Saccomanni e il governatore di Bankitalia Ignazio Visco che gli hanno mostrato numeri incoraggianti su un Paese che pur a fatica sta risollevando la testa («Si vedono i primi segni di ripresa – dice – Possiamo sprecarli con scelte sbagliate o far sì che nasca qualcosa di positivo»), Letta in serata da Bolzano per un incontro con il governatore della Provincia di Bolzano Durnwalder, ha fatto sentire la propria voce. Anche per rispondere a Grillo che accusa il governo di non aver fatto nulla nei suoi primi cento giorni di vita.

Solo «propaganda di chi non ha niente da dire» ribatte Letta ricordando le cose fatte fin qui, e dando per fine mese la scadenza per la definitiva soluzione su Imu e Iva. Intanto il presidente del Consiglio sottolinea che tra le misure approvate, ci sono incentivi per le ristretturazioni edilizie, ci sono gli eco-bonus, ci sono nuove misure a favore dell’occupazione, ci sono le 500 assunzioni di giovani per il censimento del patrimonio artistico nazionale. E altri sostegni allo sviluppo arriveranno presto, dice, se la politica non farà mosse suicide. «Non mi farò logorare» del resto è la promessa che il premier fa al Pdl precisa che il tirare a campare non rientra nei suoi obiettivi di governo: «A me non interessa lavorare per durare un giorno in più. Il tema principale è fare, e realizzare il programma, dando agli italiani cose che possano toccare con mano: fare per agganciare la ripresa, così che consenta fatti positivi». Quanto al tema (minato) della riforma della giustizia il premier lascia la palla alla «sovranità del Parlamento» ricordando però che si tratta di questione che richiede larghissima condivisione.

La sua intenzione infatti è di provare a rendere concreti gli impegni presi di fronte al Parlamento e che sia il Pd che il Pdl hanno promesso di voler ottenere. Da parte del suo partito Letta non vede nessuna volontà di ostacolarne il cammino. Giovedì alla direzione convocata da Epfani ci sarà anche lui e già spiega che da quella riunione si attende conferme non sorprese. Del resto dal faccia a faccia col segretario democratico è si emersa la preoccupazione del Pd di non finire schiacciato dal proprio senso di responsabilità nel sostenere il governo, ma anche la convinzione, condivisa da Epifani e Letta («siamo totalmente d’accordo» assicura il premier), che il miglior cemento per tenere in piedi l’esecutivo sono le risposte concrete che verranno date agli italiani in vista di un autunno, ha avvertito l’ex leader della Cgil che si annuncia particolarmente difficile. Risposte sia economiche (i tassi che stanno scendendo è già un gran bel segnale per incentivare gli investimenti e quindi l’occupazione dice Letta), sia politiche.

E qui Letta pone come primo obiettivo la nuova legge elettorale. Col Porcellum, ragiona, «le elezioni darebbero una ulteriore situazione di instabilità». Quindi «occorre una procedura d’urgenza, a settembre in commissione e a ottobre si vada in aula. Occorre dare un segnale – spiega – che si vogliono superare i motivi di instabilità».
Anche per questo il passaggio di giovedì alla direzione Pd per Letta dovrà servire essenzialmente a confermare «l’appoggio del Pd al programma del governo».

L’Unità 06.08.13