Dalla fascia tricolore ai panni del contestatore. La «notte brava» dell’ex sindaco di Roma, dimostra come in Italia sia la destra ad avere paura delle inversioni di rotta e dei cambiamenti. La Capitale è rimasta indietro. Ci sono molte cose da fare. E si può anche dissentire. Ma con civiltà, una qualità che finora è mancata e continua a mancare all’ex sindaco Alemanno. “Mirabilis urbis” è il titolo di uno dei libri fondamentali scritti su Roma da Antonio Cederna , «inventore» con Leonardo Benevolo e con Italo Insolera, del grande Parco destinato ad estendersi fra aree verdi, siti archeologici e Agro romano dai Fori ai Castelli. «Miserabilia Urbis» è il titolo che dovremmo dare alla bravata da quattro soldi dell’ex sindaco Gianni Alemanno contro la grande festa popolare organizzata dalla nuova Giunta capitolina per l’avvio di una incisiva riduzione (non chiamatela pedonalizzazione) del traffico veicolare in via dei Fori Imperiali escludendo quello privato.
Si può dissentire dall’idea del grandioso Parco al quale diede una prima attuazione l’indimenticato sindaco Luigi Petroselli. Si può dissentire dai modi della sua attuazione. Ma si deve dissentire sempre e comunque con civiltà. Mentre la bravata di Alemanno si iscrive fra le «Miserabilia Urbis».
La nuova disciplina del traffico sulla ex Via dell’Impero con cui Mussolini tranciò a metà i Fori, creando problemi enormi all’intero centro storico, non può restare un episodio isolato. Va prontamente riveduta l’impostazione della Ztl che Alemanno ha ridicolizzato spostando la chiusura dei varchi alle 23 e beffando con ciò i residenti che si vedono da anni invadere strade e marciapiedi dalle 20 alle 23, con tanti saluti ai loro sacrosanti diritti. E pure a quelli dei tassisti che in quelle ore, in tutte le capitali europee, fanno un lavoro utile, a loro e alla città, evitando gli incidenti notturni dovuti ad alcol e droghe.
Le prime misure per l’area dei Fori, la cancellazione di nuovo cemento nell’Agro, nonché del pericoloso bando per la zona del Teatro Marcello cominciano a disegnare una politica nuova per la città e per i beni culturali romani. Altro ci vorrà: a quando un piano tipo-Giubileo 2000 per i parcheggi decentrati dei bus di pellegrini e turisti, e l’uso di treni speciali alla Stazione di San Pietro?
Anche il decreto legge del governo per la cultura riporta quest’ultima al centro dell’interesse e del dibattito politico con misure importanti per i musei, per le produzioni cinematografiche e musicali, per il risanamento delle fondazioni musicali, per l’assunzione di giovani, per le donazioni private, parando invece l’idea insana di privatizzare il patrimonio. È una netta, positiva inversione di tendenza rispetto alla politica dei tagli lineari, alla mortificazione della cultura come valore fondamentale.
Poi ci sono anche qui cose da discutere. Continuo a non capire l’esclusione degli archeologi dal vertice della struttura pensata per Pompei. Lo stesso Diego Della Valle mi parlò benissimo degli archeologi coi quali aveva trattato i problemi tecnici del restauro del Colosseo.
Degli archeologi credo sia pienamente soddisfatto il mecenate di Ercolano, David Packard. Un problema di fondo di Pompei è il pesante contesto camorristico. Non sono certo le competenze degli archeologi.
L’Unità 05.08.13