Un’eventuale richiesta di grazia? «Il Presidente della Repubblica sia tenuto fuori da queste vicende e si evitino pressioni inaccettabili e istituzionalmente scorrette». Il Pdl che ragiona sulla strada migliore per andare a nuove elezioni? «Si sta assumendo una responsabilità pesante verso i cittadini». E la richiesta del centrodestra per una riforma della giustizia? «Il programma è quello esposto da Letta in Parlamento. Quello per noi è l’ambito delle scelte possibili. Il resto non esiste». È sera e Guglielmo Epifani si sposta da una Festa del Pd all’altra, tra Modena e Reggio Emilia. Da Roma arrivano indiscrezioni sull’incontro tra Berlusconi e i parlamentari del Pdl. Tutte di segno negativo. E il segretario del Pd non esita un attimo a dire: «Noi siamo pronti a tutto».
Ma prima un passo indietro. A Bologna, di mattina. Altro clima, altri discorsi. «Qui si tocca con mano che c’è un’altra Italia, seria, laboriosa, determinata, attaccata alle istituzioni anche, e che chiede giustizia e verità». Epifani è alla commemorazione della strage di 33 anni fa alla stazione centra- le. Gli viene da fare il raffronto con le questioni di cui si discute da ventiquatt’ore. Poi torna a pensare alla «forza di questa comunità», qui sotto le Due Torri. «La stessa compostezza l’ho avvertita ai funerali delle vittime del bus, a Pozzuoli, città piegata dal dolore ma molto composta. Quello che lega i due fatti è la presenza di due comunità vere. E questo mi fa dire che il Paese potrebbe davvero essere una grande comunità se solo riuscisse a superare il grande nodo tra politica e giustizia che ci trasciniamo dietro da troppi anni. Abbiamo bisogno di un’altra aria, sarebbe importante per riannodare i fili tra la politica e i cittadini».
La sentenza della Cassazione sul processo Mediaset può consentire di voltare pagina, onorevole Epifani?
«Si chiude un ciclo, è probabile che si apra una fase nuova. La condanna definitiva di Silvio Berlusconi è sicuramente una vicenda di grande rilevanza, uno spartiacque. Lo è per lui, per il suo partito, ma soprattutto per il Paese. Le conseguenze non sono tutte prevedibili. Una parte riguarderà le scelte che verranno compiute nel campo del centrodestra, la sua riorganizzazione. Una parte riguarderà invece i riflessi che ci saranno nell’equilibrio e nell’azione di governo».
Il Pdl è intenzionato a chiedere la grazia a Napolitano per Berlusconi.
«Bisogna tenere fuori il Presidente della Repubblica da queste vicende. Simili pressioni non sono accettabili. E sono istituzionalmente scorrette».
E se fosse un modo per ottenere una riforma della giustizia? Il Pd è pronto a lavorare in questo senso?
«La riforma della giustizia non è prevista nelle riforme istituzionali, e non a caso. Per quanto riguarda il programma di governo, l’impegno è ad attener- si alle cose dette da Letta in Parlamento. Quello per noi è l’ambito delle scelte possibili. Il resto non esiste». Incontrando i parlamentari Berlusconi ha parlato della necessità di trovare la strada migliore per arrivare a elezioni: cosa vorrebbe dire?
«Qualora avesse detto questo, vuol dire che romperebbe quel patto contratto con gli italiani al momento di creare un governo di servizio. Berlusconi non è uno che si rassegna ma si rende conto della difficoltà del passaggio. È necessario tenere distinti i due piani non perché non ci sia una relazione, perché è evidente a tutti il peso politico di Berlusconi. Però non possiamo immaginare una vita politica contrassegnata, dipendente da vicende giudiziarie. Finiremmo altrimenti per non riconoscere alcuna autonomia alla sfera della politica e della rappresentanza».
Ma rimanendo al caso specifico: cosa può succedere se il Pdl dovesse cercare lo scontro?
«C’è da capire se ha deciso di cambiare atteggiamento rispetto a quello avuto finora. Torna il Pdl che vuole sfasciare tutto? Oppure la sua è una forma di pressione? In ogni caso il Pdl si sta assumendo una responsabilità pesante verso i cittadini. Per quel che ci riguarda noi siamo pronti a tutto. Siamo pronti a sostenere il governo di servizio e potremmo essere pronti ad altro, perché non possiamo non vedere che le fibrillazioni rendono più incidentato il percorso e l’azione di governo e anche il rapporto tra Pd e Pdl. Noi abbiamo la coscienza a posto e non temiamo nulla se non la crisi del Paese e le sue conseguenze».
Un governo che deve andare avanti, un pezzo di maggioranza che minaccia: co- me se ne esce?
«Da un lato dobbiamo tenere fermo l’impegno assunto con il Paese, dall’altro capire che c’è un quadro che cambia. Per questo chiederò un soprassalto di incisività nell’azione di governo. Letta dovrà tirare i fili della funzione di governo in una fase difficile per la vita del Paese».
Quindi il governo deve accelerare sulle misure economiche e le riforme? «Intanto, mi viene da dire, per fortuna abbiamo accelerato noi l’iter della riforma elettorale, perché dobbiamo mettere in ogni caso in sicurezza il sistema. E da settembre questo sarà un fronte importante della nostra iniziativa. Dopo di ché, avendo di fronte a noi scadenze importanti, il patto di stabilità, gli impegni europei, un autunno in cui rischia di aumentare la disoccupazione e ag- gravarsi la crisi industriale, avremo bi- sogno di dare più risposte, di essere più concreti nell’azione di governo. A questo punto è necessario trovare un sovrappiù di capacità di risposta di fronte a problemi del Paese. Questa sarà la vera sfida e il vero terreno di prova». Più di un commentatore, guardando ache al vostro dibattito interno, sostiene che la condanna di Berlusconi creerà più problemi al Pd che al Pdl…
«Tesi curiosa e di certo non disinteressata, perché il senso logico dice esatta- mente il contrario. È vero che in qual- che passaggio siamo stati poco intelligenti, abbiamo trasferito su di noi questioni che originavano dall’altra parte. Ma avere ora più difficoltà noi che il Pdl no, non arriveremo a tanto».
Cosa deve fare il Pd quindi adesso, se quello del Pdl dovesse rimanere solo un bluff?
«Gestire comunque con grande intelligenza la fase che si apre. Il che vuol dire innanzitutto rispettare la sentenza e rispettare la magistratura, tanto più quella di terzo grado e l’esame di giudici di particolare spessore professionale».
Rispettare la sentenza è la prima cosa che lei ha detto pochi minuti dopo la lettura del verdetto e da allora Brunetta, Schifani e altri esponenti del Pdl la stanno attaccando: cosa dice ai suoi colleghi di maggioranza?
«Che la loro è una rissa verbale di scarsissima serietà e del tutto infondata. Io, come gli altri segretari del Pd che mi hanno preceduto e gli altri dirigenti del partito, abbiamo sempre detto che le sentenze si rispettano, si eseguono, si applicano. Sarebbe strano se oggi dicessimo il contrario. E ovviamente ci uniformeremo a questa dichiarazione nel voto che ci sarà in Senato».
Quindi voterete la ratifica della decadenza di Berlusconi da senatore?
«Sarebbe singolare che si votasse in difformità di una sentenza della Cassazione, l’organo supremo che mette la parola fine alle sentenze e ai processi».
Il Pdl aveva minacciato tre giorni di stop ai lavori parlamentari soltanto perché la Cassazione aveva fissato al 30 luglio l’udienza e ora già minaccia le dimissioni: cosa farà il Pd?
«Al Pdl, pur comprendendo la profondità del loro travaglio e assicurando che non c’è nulla di non rispettoso in questo, dico che devono abbandonare definitivamente l’atteggiamento mostrato quando la Cassazione ha fissato la data. Quei comportamenti segnano. Per noi sarebbero inammissibili attacchi alle istituzioni, sia alla funzione del- la magistratura che al ruolo del Parlamento. Non tollereremo nessuna evetuale posizione irresponsabile. E questo sarà per noi un criterio di valutazione molto forte per il futuro».
L’Unità 03.08.13