“Chi difende la Costituzione”, di Massimo Luciani
Si ergono a difesa della Costituzione repubblicana improbabili paladini. Sì. Sono gli stessi che, sino a poco tempo addietro, non perdevano l’occasione di sminuirne il valore. Gli stessi che pensano che i partiti, ai quali la Costituzione affida (come strumenti dei cittadini) il compito di determinare addirittura «la politica nazionale», debbano essere travolti dall’onda della decisione in rete. Gli stessi che attaccano il Parlamento, che la Costituzione mette al centro della forma di governo, perché è il luogo del compromesso (orrore!) e dell’espropriazione della «diretta» volontà dei cittadini. Gli stessi che – paradossalmente e contraddittoriamente – vorrebbero travolgere il divieto di mandato imperativo, che la Costituzione ha previsto proprio per arginare il potere di quei partiti che – comunque – considera essenziali per lo svolgimento del libero gioco democratico. Ma cos’è che ha risvegliato un così improvviso interesse per l’eredità di Dossetti, di Togliatti, di Moro, di Calamandrei, di tutti i grandi ai quali dobbiamo il lascito di una straordinaria Costituzione qual è la nostra? È, a ben vedere, un problema squisitamente tattico. Poiché il …