Mese: Luglio 2013

“Con lo stop all’Imu premiati i redditi alti. Ecco i numeri del Governo”, di Bruno Eugenio e Marco Mobili

Dall’esenzione totale dell’Imu, in grado di assicurare un risparmio medio di 227 euro ma dall’impatto fortemente regressivo: beneficio di 629 euro per chi ha un reddito oltre 120mila euro che si riduce drasticamente a 187 euro di media se il contribuente ha un reddito fino a 10mila euro. Alla rimodulazione dell’esenzione Imu sia in misura fissa che in via selettiva. Dove a fare selezione le strade individuate spaziano dal valore dell’immobile, alla condizione economica del proprietario parametrata al suo reddito, o ancora alla condizione economica dell’intero nucleo familiare misurata con il ricorso all’Isee. Ma c’è anche il superamento dell’Imu con l’arrivo della service tax, o l’applicazione dei valori Omi per calcolare l’imponibile Imu. Sul tavolo anche la restituzione dell’Imu sull’abitazione principale parziale o integrale con un credito d’imposta o una detrazione da spendere ai fini Irpef. Senza dimenticare il capitolo imprese con la deducibilità dell’Imu pagata su capannoni, botteghe e aree edificabili ai fini dell’Ires e dell’Irpef in grado di assicurare risparmi immediati per 432mila soggetti per un totale di 1,250 miliardi che potrebbe salire …

“Le guerre civili arabe così vicine, così lontane”, di Adriano Sofri

L’Egitto è vicino: ventimila partenze alla settimana dall’Italia. Dopo le primavere, l’estate. Purché a segnare questo tempo non sia la guerra civile. La guerra civile è lenta, vuole durare, va contro la velocità fulminea dei nuovi armamenti, la rallenta e uccide a lungo. Fermarla diventa sempre più azzardato. Ameno che non ci sia qualcuno lungimirante e forte abbastanza da intervenire tempestivamente. Una polizia mondiale fa paura, ma un giorno l’idea di un mondo senza polizia sembrerà una follia. A questo punto l’omissione di soccorso per la Siria non viene solo dall’assuefazione, o dal cinismo: si poteva accusare la “comunità internazionale” all’inizio. Ora prevalgono la frustrazione e la sensazione di imprevedibilità. La guerra civile non è di necessità sociale, o lo è solo in parte. È etnica, tribale, nazionale, religiosa, politica, di clan – di sesso, meno dichiaratamente, più profondamente. La guerra civile, anche quella degli sgozzamenti, dei machete, dei linciaggi a mano libera, quella eterna degli stupri, si gonfia all’ombra dei superarmamenti, fino alla quintessenza nucleare. La cui potenza pretende di risiedere nell’impossibilità di usarla: …

“Un testimone, un maestro” 30 anni fa la morte per mano mafiosa di Rocco Chinnici e della sua scorta

Trenta anni fa, il 29 luglio 1983, veniva ucciso a Palermo dal tritolo mafioso il giudice Rocco Chinnici, insieme ai carabinieri della scorta, il maresciallo Mario Trapassi e l’appuntato Salvatore Bartolotta, e al portiere dello stabile di via Pipitone, Federico Stefano Li Sacchi. Stamane si è tenuta una commemorazione sul luogo della strage, alla presenza tra gli altri della figlia dell’ideatore del pool antimafia, Caterina Chinnici. “Mio padre fu un precursore in un momento in cui non si parlava di mafia – e lo Stato forse non era ancora pronto a contrastare il fenomeno mafioso – ha detto la figlia del magistrato -. Era consapevole del rischio che correva, sapeva che si scontrava con una mafia non disposta a perdonare. Ciò non l’ha fermato, ha solo velato di tristezza il suo sorriso”. “Le sue preoccupazioni andavano per gli uomini della scorta e per i cittadini – ha aggiunto -. Raccomandava ai bambini che giocavano sotto casa di non rimanere davanti al portone quando arrivava lui”. “Il suo sacrificio – ha concluso Caterina Chinnici – ha …

“Il problema non è l’art. 138”, di Michele Prospero

La difesa della Costituzione è una giusta battaglia politica e culturale. E non sempre il nobile conservatorismo, attaccato allo spirito più profondo della Carta, produce la cieca resistenza di ristrette minoranze che si dispongono alla sconfitta in nome della sacra fedeltà a un principio etico non negoziabile. Lo dimostra assai bene la vittoriosa mobilitazione democratica sviluppatasi in occasione del referendum costituzionale confermativo del 2006. In quella circostanza gli argomenti solidi del costituzionalismo democratico riuscirono a trionfare contro un perverso occasionalismo di maggioranza, con il quale la destra al governo stravolgeva gran parte della Carta del 1948. La prospettiva d’avventura, che sorreggeva gli scriteriati allievi di Calderoli e i padri costituenti del Cavaliere, consegnava un pacchetto di riforme che Leopoldo Elia stigmatizzò giustamente come premierato assoluto. Era infatti costruito un impenetrabile e regressivo congegno istituzionale che definiva un potere di comando privo di argini, limiti e controlli efficaci di legalità. Una mostruosità, senza alcun dubbio. Contro certe smodate tendenze (così forti e incessanti negli ultimi venti anni) all’umiliazione della Costituzione repubblicana, la difesa della Carta è …

“Un Paese si giudica da come tratta i ricchi”, di Mario Pirani

Siamo il paese delle favole ma non sempre è una buona cosa raccontarle ai bambini. I piccoli innocenti a forza di far domande, come è loro abitudine, possono accorgersi che quelle seducenti narrazioni non sono frutto della fantasia ma di una improvvida passione per la verità. In un caso o nell’altro questo disvelamento può provocare alterazioni di giudizio o esagerate reazioni in menti ancor vergini, vuoi risvegliando desideri smodati o avversità altrettanto incontrollate. In ogni modo lo specchio delle incaute brame questa volta non fornisce agli incuriositi fanciulli il ritratto dei più belli del reame ma quello dei più ricchi. In città e paesi dove ogni giorno si cerca di spiegare perché il papà guadagni sempre meno, la mamma abbia perso il posto ed il nonno si sia vista tagliata la pensione, fa un curioso effetto leggere (ma quale lettore di scarse risorse vi si dedica?) la miracolosa classifica dei cento supermanager che anche quest’anno si son visti lievitare gli introiti a livelli per taluni stratosferici e per altri di raro conforto. Ce lo racconta …

“Le sfumature di arancione”, di Antonio Polito

L’ultima ad andarsene è stata «zia Pina», assessore allo Sport, pasionaria dell’Italia dei Valori, accusata di aver tolto le multe al cognato, giudice del Tar e sindaco di un comune dell’hinterland. Con la signora Tommasielli, la giunta che fu «arancione» e rivoluzionaria di Luigi de Magistris ha perso il suo decimo componente su dodici in appena due anni di governo. E tra i due rimasti ce n’è un altro in bilico, il vice sindaco Tommaso Sodano, a sua volta indagato per una consulenza finita a una conoscente. Nel maggio del 2011, a poche ore dalla elezione a sindaco di de Magistris, il Corriere aveva profetizzato che Napoli si sarebbe stancata presto anche del suo ultimo Masaniello, l’ennesimo pubblico ministero che si era buttato in politica illudendo gli elettori di salvare la patria facendole la morale. Ma nessuno poteva prevedere che la decapitazione politica del sindaco-Masaniello sarebbe stata allestita proprio in Procura, dai suoi ex colleghi, e a colpi di codice penale, degradando a politicante qualsiasi l’uomo che aveva promesso di rivoltare la politica come un …

“La realtà capovolta”, di Pietro Spataro

Tra ventiquattro ore sapremo che ne sarà di Silvio Berlusconi. Se la Cassazione confermerà o meno la condanna a quattro anni di carcere e a cinque di interdizione dai pubblici uffici per l’accusa di frode fiscale nell’affare Mediaset-diritti tv. Sarà una sentenza importante perché segnerà, in un modo o nell’altro, non solo il destino personale del Cavaliere ma anche quel- lo della sua creatura politica. Non a ca- so il Pdl sta vivendo con ansia crescen- te questo passaggio giudiziario. Un passaggio che può essere dirompente per la natura e il futuro del centrodestra. È un sentimento comprensibile, al netto degli eccessi verbali e delle urla di guerra. Meno comprensibile è il tentativo di legare le sorti del governo Letta alla pronuncia della Suprema Corte o, in alternativa, di scaricare su altri – il Pd innanzitutto – la responsabilità di una scelta che è tutta drammaticamente sulle spalle di Berlusconi e dei suoi uomini. Bisogna essere chiari su questo punto. Non si può permettere ai «furbetti del cerino» di agire indisturbati, di cambiare abito tra …