Mese: Luglio 2013

“Ai congressi locali votano solo gli iscritti”, di Vladimiro Fruletti 

Via l’automatismo fra segretario e candidato premier. Congressi dei circoli, di federazione e regionali solo fra gli iscritti e prima di quello nazionale. Elezione del segretario nazionale attraverso l’albo degli «aderenti», non più degli «elettori» del Pd. Dimezzamento dell’assemblea nazionale (da mille a 500 persone) che sarà in parte scelta dai territori. In estrema sintesi è questa la proposta che il responsabile organizzazione del Pd, Davide Zoggia, ha in mente per il prossimo congresso. Una riforma, rispetto ai congressi di Veltroni e Bersani, che necessariamente dovrà passare attraverso la modifica di varie norme statutarie. E quindi dal voto a maggioranza assoluta dei componenti l’assemblea nazionale. Del resto i cambiamenti sono sostanziali. Perché non si cambia solo la norma che prevede che il segretario sia anche candidato premier («è cambiato lo scenario politico e il segretario potrebbe farlo anche per 3 anni se il governo dura» esemplifica), ma tutto il rapporto fra leader nazionale e base. Per Bersani (e gli avversari Franceschini e Marino) c’era stato prima il voto nei circoli, dei soli iscritti, e poi …

“Attacchi assurdi, scelta in linea con la Consulta”, di Stefano Passigli

La proposta di legge del Senatore Mucchetti in materia di incompatibilità presentata già da alcune settimane, è stata sorprendentemente presa a pretesto per un nuovo attacco alla dirigenza del Pd e dei suoi gruppi Parlamentari. Dico sorprendentemente perché la proposta da un lato non è nuova ma ha venti anni di precedenti, e dall’altro riflette correttamente l’orientamento giurisprudenziale della Corte Costituzionale. Quest’ultima, infatti, onde assicurare quanto più possibile il rispetto del diritto di ogni cittadino all’elettorato passivo, ha nel corso degli anni progressivamente sostituito al principio della ineleggibilità quello della incompatibilità, affidando alla legislazione ordinaria la fissazione dei termini per la rimozione delle cause di incompatibilità o per la decadenza dagli incarichi. È proprio ispirandosi al principio della sostituzione della inelegibilità con la incompatibilità che si sono sempre mosse da venti anni a questa parte tutte le iniziative legislative del centro sinistra italiano: Pds, Ds, Margherita, e infine Pd. Il primo organico tentativo di intervenire in via legislativa sul conflitto di interessi fu, infatti, la mia proposta di legge del 1994, poche settimane dopo l’avvento …

La solita politica “a mia insaputa”, di Francesco Merlo

“A mia insaputa”. Avanti un altro. Con Alfano torna l’intelligenza del farsi fessi per farci fessi che fu inaugurata da Scajola. Asua insaputa, infatti, il ministro dell’Interno, che è il delfino di Berlusconi, vale a dire dell’amico per la pelle del dittatore del Kazakistan, il famigerato Nazarbayev, ha consegnato una madre e una bimba, moglie e figlia del dissidente Muhktar Ablyazov, al satrapo centro-asiatico. Angelino Alfano esibisce meno sfrontatezza comica di Scajola ma certamente più goffaggine politica nel riprodurre la stessa linea di difesa minchioneggiante: «non sapevo nulla», «il mio capo di gabinetto mi ha cercato ma ero alla Camera (a litigare con Brunetta) e non mi ha trovato », «sono stato informato a cose fatte dal ministro degli Esteri». C’era comunque un cinismo che sconfinava con l’ironia nella scelta disperata di Scajola che, beneficiario di una casa con vista sul Colosseo, disse che gliel’avevano regalata appunto a sua insaputa, per sempre rinnovando il frasario della ribalderia politica italiana. È invece drammatico il ministro che ha destinato, a sua insaputa, la signora Alma alla privazione …

“Il labirinto degli specchi”, di Claudio Sardo

La crisi economica incide sempre più nella carne viva del paese, mette a dura prova famiglie e imprese, impone prezzi ormai insostenibili ai ceti più deboli. Ma le istituzioni democratiche appaiono impotenti. E la politica è come catturata in un labirinto di specchi, dove le figure e i propositi vengono deformati e capovolti, ma soprattutto dove la realtà – con i suoi conflitti, le sue diseguaglianze, le sue speranze – è drammaticamente separata. Si potrebbe tornare sul caso delle due-tre ore concesse al Pdl per una fantomatica riunione del suo gruppo parlamentare, in luogo di quell’inaccettabile ritorsione contro la Cassazione, colpevole di aver fatto il proprio dovere nel processo Mediaset. Si potrebbe parlare delle assurde polemiche, fondate per lo più sull’ignoranza e sul falso, seguite alla presentazione della proposta Mucchetti in tema di conflitto di interessi. Ma, al di là del merito che ogni giorno affrontiamo sul nostro giornale, sono necessarie alcune considerazioni di fondo. Che riguardano il ruolo e gli affanni della sinistra, alla vigilia di un congresso del Pd molto importante. Che riguardano …

“La grande confusione del partito democratico”, di Eugenio Scalfari

Si sapeva da tempo, anzi da sempre, che una condanna definitiva di Silvio Berlusconi, quando fosse arrivata, avrebbe provocato un terremoto. Si sapeva e non stupiva nessuno: Forza Italia prima e il Pdl poi sono partiti acefali, anzi non sono partiti, sono elettori che hanno in comune alcune emotività come l’anticomunismo, l’odio per le tasse e l’ostilità verso lo Stato e sono anche “lobbies” portatrici d’interessi concreti da soddisfare rapidamente. Questa massa notevole che a volte viene definita liberale, a volte moderata, a volte populista e antipolitica e spesso tutte queste cose insieme, viene gestita dai luogotenenti d’un capo-padrone con formidabili capacità di venditore, cioè di demagogo moderno, che è anche il proprietario di quella struttura poiché possiede gli strumenti di comunicazione necessari per tenerla insieme ed estenderla. Perciò un’eventuale condanna che lo mettesse fuori dal gioco politico significherebbe il crollo dell’intera architettura. Questa essendo la situazione – finora editata a colpi di leggi “ad personam” concentrate soprattutto sui termini della prescrizione – è evidente che l’improvviso incombere d’una sentenza definitiva che potrebbe confermare la …

«Noi in prima linea diciamo: al Pd serve una scossa», di Vladimiro Fruletti

Difficoltà, imbarazzo, fatica e anche incazzatura. A sentire i segretari di federazione del Pd, dal Nord al Sud Italia, il momento che vive il popolo dei democratici non è (per usare un eufemismo) dei più semplici. E se la sospensione dei lavori Parlamentari non è (forse) la goccia che ha fatto traboccare il vaso (anche perché il vaso, assicurano, regge, almeno per ora) certamente è un tassello in più in un mosaico la cui tinta dominante è la frustrazione. «Sta aumentando il rischio dell’allontanamento, del disimpegno. Mi dicono “ma come farò alle prossime elezioni a fare i banchini per chiedere alla gente di rivotarci”» spiega Roberto Cornelli segretario della federazione del Pd di Milano circa 11mila iscritti. Che stare con Berlusconi, soprattutto da quelle parti, sia sentita come una «gabbia soffocante» è anche scontato. «Qui abbiamo fatto manifestazioni su manifestazioni» ricorda Cornelli che però sottolinea come sia diffusa anche la «consapevolezza» che dopo il disastro delle elezioni politiche altre strade non c’erano per dare un governo al Paese. «Ma il pericolo ora dice è che …

“La capacità di correggere gli errori”, di Gianni Riotta

Ricorre quest’anno il Cinquecentesimo anniversario della pubblicazione di uno dei capolavori del pensiero mondiale, Il Principe di Machiavelli, opera che rivaleggia con la Divina Commedia di Dante per traduzioni dalla nostra lingua. Se avrete la pazienza di rileggere la fatica del Segretario fiorentino resterete impressionati da come, nella sua visione del Potere, degli Interessi, della Forza e della Strategia nulla sia mutato dai turbolenti giorni delle Corti e dei Principati. Obama contro Putin, Xi Jinping contro il premier giapponese Abe, le manovre navali congiunte Mosca-Pechino, i marines che arrivano in Australia, l’intero nostro tempo ancora si inquadra nel Potere che si fa Leone, Volpe, che si cura di Essere o di Apparire, di far Paura o indurre Amore. Tutto, tranne i social media, il web, l’epoca dei personal media che rendono il Potere sottoposto a un caleidoscopio di informazioni, controlli, dibattiti, trasparenza. Se i familiari di Muktar Ablyazov, dissidente kazako, fossero stati deportati dall’Italia al loro Paese nei giorni della vecchia diplomazia e del vecchio potere, secondo la sintassi feroce così genialmente studiata (non difesa, …