Sono 3.069 sul totale di 8.101, quindi il 38% circa, i comuni di fascia sismica 1 e 2 in cui sarà possibile utilizzare il bonus fiscale del 65% per i lavori di consolidamento antisismico. L’Aula della Camera comincerà domani a ratificare il voto delle commissioni Finanze e Attività produttive di Montecitorio che ha esteso l’agevolazione fiscale per l’attività di prevenzione anti-terremoto dal 50% al 65%, con un doppio limite. Quello territoriale, appunto le fasce 1 e 2 della mappa sismica definita dalla Protezione civile, e quella della tipologia di edificio, limitando la nuova agevolazione alle prime case e agli stabilimenti produttivi. Una limitazione, quella tipologica, che però somiglia più a un’estensione, visto che sono ricompresi capannoni e altri immobili produttivi.
Il presidente della commissione Ambiente della Camera, Ermete Realacci, padre della norma, è convinto che il segnale mandato dalla Camera sia della massima importanza perché consente di avviare una politica di difesa del territorio e di forte innovazione per l’edilizia. Ma al tempo stesso Realacci dice che «la vera campagna d’autunno sarà la stabilizzazione di questo strumento agevolativo, in modo da consentire una pianificazione di più lungo periodo, necessaria per questo genere di interventi». Una posizione su cui sono tutti d’accordo, dalle imprese dell’Ance agli ordini professionali. «Una norma di civiltà, un grazie a Realacci e al ministro Lupi – dice Leopoldo Freyrie, presidente del Consiglio nazionale degli architetti -. Finalmente prende il via concretamente anche nel nostro Paese la cultura della prevenzione antisismica». Anche il sottosegretario alle Infrastrutture, Erasmo D’angelis, parla di «rivoluzione culturale per l’Italia».
Il coro di consensi sulla svolta culturale di una seria prevenzione antisismica potrebbe portare a un rilancio di uno altro strumento pubblico poco noto, il piano nazionale antisismico della Protezione civile. Il piano – previsto dal l’articolo 11 della legge 77/2009 – ha uno stanziamento di 965 milioni per il periodo 2010-2016: il 10 luglio è stato pubblicato sulla Gazzetta ufficiale l’ordinanza di ripartizione fra le Regioni dei 195,6 milioni dell’annualità 2012. È la tranche più ricca finora assegnata: per l’annualità 2010 si era infatti partiti con 42,5 milioni, saliti a 145,1 milioni nel 2011 (fondi sbloccati con l’Opcm 4007/2012, del 7 marzo 2012), e appunto a 195,6 milioni per l’annualità 2012, livello che resterà ora invariato per i fondi 2013 e 2014, per poi ridiscendere a 145,1 milioni nel 2015 e 44 milioni nel 2016.
Il piano nazionale per la prevenzione del rischio sismico, avviato dopo il terremoto in Abruzzo del 6 aprile 2009, prevede la realizzazione di interventi finalizzati a migliorare la resistenza al terremoto di edifici esistenti, sia pubblici che privati, e per effettuare indagini di microzonazione sismica dei territori a rischio.
L’ordinanza della Protezione civile ripartisce come sempre i contributi tra le Regioni sulla base dell’indice medio di rischio sismico, privilegiando le aree a maggiore pericolosità, per indirizzare l’azione verso le riduzione delle perdite di vite umane. I contributi possono essere utilizzati solo nei Comuni nei quali l’accelerazione massima al suolo “ag” sia pari o superiore a 0,125g.
Spetta ora alle Regioni individuare la somma da destinare ai contributi per gli interventi sugli edifici privati, per cui è previsto un minimo del 20% fino a un massimo del 40% del finanziamento complessivo.
Il Sole 24 Ore 28.07.13