“Quei buchi nella versione di Alfano che hanno trascinato il governo nel caos”, di Carlo Bonini
Come il morto che si afferra ai vivi, il ministro dell’Interno Angelino Alfano trascina nel suo abisso di omissioni, contraddizioni, opacità chi con lui ha politicamente condiviso il caso Ablyazov nei cinquanta giorni di silenzio (31 maggio-12 luglio) successivi all’espulsione di Alma Shalabayeva e della sua bimba Alua. Il ministro degli esteri Emma Bonino, quello della Giustizia Annamaria Cancellieri, lo stesso Presidente del Consiglio, Enrico Letta. E polverizza ogni traccia di residua collegialità del Governo, costringendo ora ciascuno dei protagonisti dell’affaire, a muoversi in ordine sparso per dar conto, in solitudine, delle proprie mosse. UN’INFORMAZIONE VELENOSA Nella lunghissima dissimulazione di quanto accaduto tra il 28 e il 31 maggio nel quadrilatero Viminale — Questura di Roma — villa di Casal Palocco — Ufficio Stranieri — il peccato originale è infatti nella rapidità con cui, il 3 giugno (dopo aver ricevuto un primo appunto dalla Questura di Roma), il ministero dell’Interno liquida la vicenda come un’ordinaria pratica di espulsione che ha seguito altrettanto “ordinarie” prassi amministrative. L’informazione — come è ormai documentalmente accertato — è infatti …