“I ragazzi perduti della laurea senza futuro”, di Maurizio Ricci
È la recessione, si dice. Laura ha 24 anni e, in tasca, una bella laurea in chimica. Per lei, il mondo dovrebbe cominciare ora. Invece, lavora a Madrid in uno Starbucks a servire caffè. Be’, forse lavorare è un termine eccessivo: dieci ore a settimana e paga conseguente. All’altro capo della Spagna, a Barcellona, Aida, 27 anni, si è laureata sei anni fa come bibliotecaria, ma non ha mai visto una biblioteca. È riuscita a lavorare solo come cameriera in un ristorante. Fino a un anno fa, quando l’hanno licenziata. Da allora, più nulla: è ferma a casa. Storie spagnole, che noi italiani riconosciamo subito. Abbiamo anche noi, più o meno tutti, un parente, magari un figlio, o un amico o la figlia di un amico con un bel diploma o una brillante laurea in tasca, che è riuscito a trovare un lavoro precario per qualche mese, poi ha perso anche quello e adesso è a spasso. È la crisi, allora, che morde i Paesi deboli dell’Europa mediterranea, l’Italia come la Spagna? Anche, ma non …