Anche davanti agli insulti più sgradevoli, Cécile Kyenge non abbandona neanche per un momento il profilo istituzionale e i toni pacati di chi ragiona a un altro livello: «Non mi rivolgo a Calderoli, ma al vicepresidente del Senato: è arrivato il momento di riflettere sul ruolo di chi riveste una carica politica e istituzionale».
L`applauso scoppia immediato nella saletta degli incontri della festa del Pd a Cesena, dove un centinaio di persone la stanno ad ascoltare nonostante il caldo soffocante. «Che cosa vogliamo trasmettere e comunicare? Per anni si è usato un linguaggio di odio e violenza, ma sia in Italia, sia per i riflessi che certe cose assumono all`estero, c`è bisogno di un altro linguaggio».
Fosse per lei si parlerebbe di ius soli e di «interazione», concetto che accosta a quello di integrazione, ma questa è una giornata particolare, con l`attenzione di tutti concentrata sull`immagine dell`orango evocata da Roberto Calderoli, dunque l`accoglienza che le riservano alla Festa del Pd è carica di un affetto speciale: fin da quando arriva al parco giochi Frutipapalina, quartiere Sant`Egidio, prima periferia cesenate, i militanti le vanno a stringere la mano per esprimerle solidarietà, si fanno fotografare accanto a lei, si fanno firmare libri in tema di migrazione.
La stessa scena che si ripete al ristorante e negli stand, quando il ministro Kyenge va a salutare i volontari, prima che cominci l`incontro pubblico. Del resto qui la conoscono bene, come spiega il responsabile organizzativo del Pd di Cesena, Amedeo Lusini: «L`abbiamo avuta ospite già due anni fa, in occasione della festa nazionale sull`immigrazione dedicata ai nuovi italiani, quando era responsabile regionale del Pd per queste tematiche, quindi l`accoglienza è stata particolarmente calorosa». Lo si capisce anche dall`attenzione con cui la gente segue l`iniziativa fin dall`inizio, e dagli applausi che accolgono ogni intervento della Kyenge.
Quando poi le domande affrontano l`argomento del giorno, lo scherno razzista di Calderoli, il ministro per l`integrazione non si sposta di un millimetro dai concetti che gli stanno più a cuore, evitando con ogni cura di buttarla sullo scontro personale: «Non scendo a un livello personale, parlo a una carica istituzionale. Personalmente credo di essere sempre stata coerente, e penso che si debba cercare di essere coerenti con quanto rappresentiamo sotto l`aspetto istituzionale, per i riflessi che certi atteggiamenti possono avere sia nel nostro Paese che all`estero».
E siccome negli ultimi tempi si sono ripetuti gli attacchi alle donne che hanno un ruolo pubblico, c`è spazio anche per questa riflessione: «Salta fuori anche questo dato, che molte persone che sono state oggetto di attacchi sono donne: è capitato al presidente della Camera Boldrini, a Mara Carfagna e alla sottoscritta». Ma nonostante l`accostamento pesantissimo che le ha rivolto Calderoli, la Kyenge non abbandona la linea che si è data: «Se mi sento offesa? Mi sento rammaricata per il Paese».
Poi la scorta la preleva per portarla poco lontano da qui, a Sorrivoli, sulle colline cesenati, a incontrare la carovana Ius Migrandi: ci troverà anche un presidio di Forza Nuova con striscioni polemici nei suoi confronti. Prima di partire però commenta le parole pronunciate dal Papa a Lampedusa: «Bisogna saper leggere quel messaggio: il Papa ha celebrato un lutto, il lutto per quanti hanno perso la vita nelle traversate, che significa riconoscere il valore delle persone. E` un messaggio rivolto a tutti, poi quanti fanno politica devono saper ascoltare e tradurre in concretezza quel messaggio».
La Stampa 15.07.13