Il Ministero in audizione alla Camera per indagine conoscitiva promossa dal Pd. Il Ministero dell’Istruzione porta l’Emilia-Romagna della ricostruzione post-sisma come esempio virtuoso da seguire nel settore dell’edilizia scolastica. La conferma è arrivata nel corso di un’audizione in Commissione Cultura e Istruzione sollecitata dal Pd. Per il resto la situazione dell’edilizia scolastica italiana è desolante: il 42% degli edifici, ad esempio, è privo del certificato di agibilità. “Alla scuola italiana – commenta Manuela Ghizzoni, vice-presidente della Commissione Istruzione della Camera dei deputati – servono una programmazione chiara, allentamento del Patto di stabilità degli Enti locali proprietari degli edifici, procedure burocratiche snelle e fondi stanziati con continuità”.
58 scuole costruite in meno di tre mesi: la ricostruzione degli istituti scolastici nell’Emilia-Romagna del dopo-sisma viene citata dal Ministero dell’Istruzione come esempio virtuoso di come si dovrebbe procedere per recuperare il patrimonio edilizio scolastico che, in Italia, è non solo vetusto, ma in troppi casi addirittura non regolare. La conferma nel corso di un’audizione a Montecitorio tenutasi a seguito della richiesta di una indagine conoscitiva promossa dal gruppo Pd in Commissione Cultura e Istruzione. “Con il giusto orgoglio abbiamo sentito citare la nostra Regione come esempio – spiega Manuela Ghizzoni, vice-presidente della Commissione Istruzione della Camera dei deputati – ciò non toglie che, per il resto, i dati forniti dal Ministero siano sconfortanti. Il 44% delle scuole italiane, ad esempio, è stato costruito tra il 1961 e il 1980, mentre solo il 17,7% è in possesso del certificato di prevenzione incendi”. E non si può dire che sia solo un problema di fondi ma “di rendere spendibili le risorse stanziate per aprire i cantieri. Per farlo occorre intervenire sulle procedure troppe lunghe e centralizzate in capo ai Ministeri dell’Istruzione e delle Infrastrutture e allentare il Patto di stabilità che immobilizza i Comuni e Province”. La politica di edilizia scolastica, inoltre, non deve più vivere di piani straordinari, spesso dettati dall’onda emotiva di un singolo clamoroso episodio: occorre una nuova normalità. “Le Regioni e gli Enti territoriali proprietari delle scuole devono essere messi nelle condizioni di poter fare programmazione – conferma Manuela Ghizzoni – In questo senso occorre rendere pienamente operativa l’Anagrafe dell’edilizia scolastica, soprattutto se si andrà verso la federazione delle diverse anagrafi regionali. Occorrono fondi elargiti con costanza, magari rifinanziando quella legge Masini che l’ex ministro Fioroni aveva potenziato arrivando a movimentare fino a 950 milioni di euro destinati all’edilizia scolastica e che l’ultimo Governo Berlusconi, invece, aveva lasciato assolutamente a secco”. Una burocrazia più snella, una programmazione basata sulla continuità di risorse e l’allentamento del Patto di stabilità sono le basi su cui rilanciare un progetto di manutenzione ordinaria e straordinaria del patrimonio immobiliare sede di istituti scolastici dei cui benefici effetti risentiranno non solo gli utenti del servizio, che per primi hanno il diritto di frequentare scuole sicure, ma anche il tessuto economico locale e nazionale, in particolare quel settore edile che sta arrancando sotto i colpi della crisi.